Nascere e morire nel dies academicus dell'Issr di Padova
Mercoledì 23 novembre, dalle 15.30, si svolgerà il dies academicus dell’Istituto superiore di scienze religiose nell’aula magna della Facoltà teologica del Triveneto. La prolusione sul tema “Il mistero sacrale della vita dal nascere al morire” sarà affidata a Silvano Petrosino, filosofo dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Mercoledì 23 novembre, dalle 15.30, nell’aula magna della Facoltà teologica del Triveneto si svolgerà il dies academicus dell’Istituto superiore di scienze religiose. Relatore dell’incontro sarà Silvano Petrosino, filosofo dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Milano.
Questo appuntamento continua il progetto di ricerca annuale dell’Issr di Padova, sul tema “Il corpo delle religioni”. Dopo avere indagato nel precedente anno accademico il senso profondo dell’atto di nutrirsi, la riflessione intende ora affrontare alcune implicazioni interculturali e interreligiose circa le fondamentali esperienze umane del nascere e del morire».
«L’approccio al tema del nascere e morire - sottolinea don Livio Tonello, direttore dell’Issr - è molto vasto e complesso. Nei prossimi appuntamenti, la prospettiva occidentale, sia filosofica che cristiana, verrà messa a confronto con due universi culturali e spirituali: quello africano e quello asiatico. È impossibile un confronto pieno con questi mondi, di questo ne siamo coscienti. È previsto quindi un approccio iniziale ed esperienziale, attingendo ai contributi di autori locali e di chi ha operato in quei contesti o ne ha abbracciato il pensiero religioso. Saranno coinvolte alcune significative realtà padovane che si occupano di problematiche legate alle fasi liminali del vissuto umano, come ad esempio l’ente ospedaliero, la Città della speranza, Medici con l'Africa Cuamm, Casa Santa Chiara. Il percorso è particolarmente rivolto agli studenti e docenti dell’Issr e della facoltà di teologia, nonché agli insegnanti di religione (con riconoscimento dei crediti formativi)».
Come si prospetta il nuovo anno dell’Istituto superiore di scienze religiose?
«Abbiamo appena concluso il decimo anno di attività dell’Issr, che è stato confermato nella sua identità e attività dopo la rimappatura degli istituti di teologia in Italia e nel Triveneto. Le iscrizioni si sono numericamente attestate sui valori dello scorso anno: una settantina gli studenti ordinari di cui una ventina i nuovi iscritti; oltre 250 il numero complessivo, nel quale hanno un peso notevole gli uditori. Una quindicina i paesi del mondo rappresentati, dalla Nigeria all’Indonesia, dalla Romania all’Ecuador, dal Kenya all’India, a dire della interculturalità che caratterizza l’istituto nella sua prospettiva accademica».
Quali sono i progetti in cantiere?
«Stiamo lavorando alla trasformazione dell’indirizzo ministeriale-pastorale del biennio in artistico-pastorale, rispondendo anche a una esigenza ecclesiale sul territorio. Intendiamo offrire un percorso spendibile in pastorale, nella scuola, nei percorsi culturali, con la proposta di competenze in ordine alla formazione e alla trasmissione della fede, a partire dal patrimonio artistico e per imparare a ridire la fede attraverso il bello. I corsi sono rivolti non solo a coloro che intendono acquisire il titolo in scienze religiose ma specificatamente a coloro che in ambito pastorale e civile hanno un ruolo formativo e di accompagnamento. In questo siamo stati sollecitati anche dai cammini di iniziazione cristiana in atto e dalla grande attenzione che le espressioni artistiche e culturali religiose stanno avendo».
C’è qualche novità per quanti si stanno preparando a diventare insegnanti di religione cattolica?
«Questo sarà un anno decisivo per coloro che stanno acquisendo il titolo di laurea magistrale. La normativa, infatti, prevede che dal primo settembre del 2017 potranno insegnare religione cattolica solo i docenti in possesso dei titoli richiesti. Nemmeno le supplenze potranno essere coperte, in base alla intesa del 28 giugno 2012 tra l’allora ministro Francesco Profumo e il cardinale Angelo Bagnasco. È certamente un traguardo qualificante e di responsabilità, ma anche una preoccupazione per le tante possibilità che ancora non sono ottemperate per carenza di insegnanti. Questo traguardo deve valere come speranza e anche come incentivo per coloro che sono in formazione a concludere presto e bene il proprio percorso accademico».