«Ho scoperto un Dio vicino al cuore dell’uomo»
Sono 33 i catecumeni che quest’anno ricevono i sacramenti dell’iniziazione cristiana nella veglia pasquale. Tra loro Davide Piccinni, 30 anni di Crespano del Grappa. Testimone di Geova, nove anni fa incontra Michela e assieme a lei inizia un cammino che nei due anni di catecumenato si è consolidato grazie al sostegno della comunità e alla condivisione con altri adulti a livello diocesano.
Sono 33 catecumeni i che nella veglia pasquale di sabato santo ricevono i sacramenti dell’iniziazione cristiana: battesimo, confermazione ed eucaristia.
20 sono adulti, 13 i ragazzi. Quattro ricevono i sacramenti in Cattedrale dalle mani del vescovo Claudio, gli altri nelle proprie comunità di riferimento.
Uomini e donne, bambini e bambine provenienti da diverse parti dell’Europa e del mondo, ma anche italiani, che hanno concluso il cammino biennale del catecumenato.
Albania, Repubblica Dominicana, Brasile, Colombia, Nigeria, Ucraina, Congo, Marocco, Cuba, Burkina Faso, Algeria, Italia sono gli stati da cui provengono gli eletti.
Un ventaglio di nazionalità che si esprime in storie anche di età diverse, dagli 11 ai 57 anni. C’è chi già lavora e ha figli, chi si sta preparando al matrimonio cristiano e chi deve scegliere la scuola superiore. Sono i volti nuovi della comunità cristiana diocesana.
La storia
Ha trent’anni e si sta preparando al matrimonio cristiano.
Commesso venditore in un grande magazzino, Davide Piccinni, della parrocchia di Crespano del Grappa, durante la veglia pasquale riceve i sacramenti.
Testimone di Geova, nove anni fa ha iniziato un cammino personale e di fede verso la scelta cristiana.
«Sono di origini pugliesi – racconta – La mia famiglia appartiene alla congregazione dei Testimoni di Geova, quindi fin dall’infanzia io e i miei tre fratelli abbiamo seguito le indicazioni dei nostri genitori e ci siamo formati in questo senso. Questo significava andare tre volte alla settimana alle riunioni, per studiare la bibbia, preparandosi così a condurre studi biblici di casa in casa per avvicinare le persone a conoscere il Regno di Dio. Per poter condurre gli studi è necessario conoscere la bibbia, saperla commentare, condurre una vita esemplare: solo in possesso di questi requisiti si viene battezzati e poi nominati testimoni».
Molto preso dalla sua fede, Davide andava di casa in casa ad annunciare la Parola.
«Non festeggiavo quelle che per noi erano feste pagane (compleanni, Natale, Pasqua, santi) e invitavo persone in ambito lavorativo alle adunanze».
Il momento cruciale della sua vita arriva nove anni fa e coincide con l’incontro con Michela, sua attuale promessa sposa, impegnata in parrocchia a Crespano del Grappa e convinta cristiana.
«Stando con lei ho iniziato a farmi delle domande su chi volevo essere veramente, se mi piaceva quello che facevo e soprattutto se ero sincero con me stesso. I miei genitori hanno cominciato a sospettare che mi stessi allontanando perché mi vedevano diverso e distaccato. Alla fine mi sono ritrovato ad avere una doppia vita, quella vecchia, fatta di adunanze e amici testimoni che rendeva felici i miei genitori, e una nuova, che ogni giorno mi metteva in crisi perché ribaltava tutto ciò che mi avevano insegnato».
Primo fra tutte la figura di Dio. «Mi piaceva sentire parlare di un Dio che come un Padre ti ama anche quando ti allontani da lui o commetti peccati e non, come mi era stato insegnato, un Dio che se pecchi, subito ti giudica e ti abbandona. Nei Testimoni di Geova bisogna trovarsi la fidanzata dello stesso credo religioso; non si possono tenere barba e capelli lunghi né fare tatuaggi; non si possono frequentare certi locali; ci si può divertire entro certi limiti e non si possono frequentare persone o compagnie extra. Dovevamo essere tutti come delle fotocopie e controllarci gli uni gli altri, riferendo agli anziani (i superiori della congregazione) errori o scorrettezze degli altri, instaurando un clima di delazione che ci rendeva diffidenti e poco sinceri tra noi. La famiglia, gli amici, tutti venivano al secondo posto rispetto alla congregazione».
Incontrando la sua attuale fidanzata, Davide ha respirato una dimensione più serena e liberante.
«Un giorno ho detto basta. Ero consapevole che facendo questa scelta non avrei più visto e sentito i miei genitori e i miei fratelli, perché una persona che lascia i Testimoni di Geova viene chiamato disassociato e quindi nessuno può più avere contatti con lui, soprattutto i suoi parenti. Ora le persone che conoscevo, se mi incontrano, distolgono lo sguardo. Per molti mesi i miei genitori non mi hanno rivolto la parola. È stato un brutto periodo, perché mi sentivo isolato da tutti e soprattutto da mamma e papà».
Davide comincia quindi a frequentare la messa a Crespano, primo passo di un nuovo cammino.
«Grazie a Michela, la mia ragazza, alla sua famiglia, ad alcune persone di questa comunità, mi sono sentito meno solo e irrobustito nella mia scelta. Finalmente ero sincero con me e con gli altri, sereno, tranquillo e non mi sentivo più in quella condizione di ansia che mi aveva accompagnato per anni. Due anni fa ho chiesto a don Francesco come avrei potuto avvicinarmi alla chiesa cattolica. Mi sono stati proposti i due anni di catecumenato. È stato un cammino edificante e profondo e mi sono sentito molto coinvolto nel percorso di fede, condiviso anche con altri adulti a livello diocesano».