Dopo la laurea, la missione. Angela, 23 anni, ostetrica in Ecuador
Prima il liceo all'istituto Barbarigo di Padova, poi la laurea in ostetrica. Il tutto amalgamato dall'esperienza fatta qualche anno fa, nel paese latinoamericano con i Comboniani. Ecco come Angela Onisto, 23enne padovana, ha scelto di trascorrere un anno in Ecuador, dove ogni giorno rende mamme ragazze giovanissime, in condizioni molto differenti da quelle italiane.
San Lorenzo, Ecuador: una piccola città da 40 mila abitanti affacciata sul Pacifico, a pochi chilometri dall’equatore e dal confine colombiano. Quando Angela chiama il mio telefono, nel paese sudamericano sono le 6 del mattino e ci sono già quasi 30 gradi, un’umidità che mozza il fiato.
È qui che Angela Onisto, padovana di 23 anni, ha deciso di trascorrere un anno dopo la laurea in ostetricia a Padova. «Tutto è iniziato da una proposta dei comboniani di Padova, con i quali ero già stata in Ecuador qualche anno fa – racconta – Attualmente lavoro nell’ospedale della città, nell’area maternità da poco rinnovata grazie all’opera di una volontaria italiana».
La giovane ostetrica è venuta ad aiutare, ma anche per imparare:
«In due mesi qui ho assistito a più parti che in due anni di tirocinio a Padova. Presso l’ospedale ci sono circa 800 parti l’anno ma le parteras, le levatrici del popolo, ne fanno nascere almeno il doppio e sono riconosciute dal ministero. A volte però, quando le cose si complicano, rischiano di essere pericolose».
Un lavoro difficile ma appagante: «Qui ad esempio posso prescrivere farmaci, mettere in atto tutto quello che ho studiato. Anche se le condizioni non sono certamente quelle italiane: ad esempio non si fa il tracciato durante tutto il travaglio perché manca la carta; dell’epidurale non parliamo neanche, perché non esiste».
Un aspetto molto problematico è la giovane età delle partorienti, spesso poco più che bambine: «Si fa il primo figlio tra i 15 e i 17 anni, a 22 si viene già per il terzo. Solo la settimana scorsa però ho fatto partorire tre ragazzine di 13 anni». Allo stesso tempo però, l’esperienza del parto è vissuta con più naturalezza: «Di solito le ragazze hanno già assistito ad altri travagli, hanno paura ma sanno come funzionano le cose. E il giorno dopo sono già a casa a prendersi cura della famiglia e degli altri figli».
L’Ecuador è un paese povero: «C’è un grande divario tra i pochi ricchi e i tanti poverissimi. Lo stipendio base si aggira intorno ai 400 dollari: il costo della vita è minore ma tanti non hanno lavoro. Si vive di pesca o tentando di vendere qualsiasi cosa per la strada». Niente progetti per il futuro, ma anche meno stress. Lo scorso aprile però il paese è stato colpito da un grave terremoto: «Noi siamo vicini all’epicentro, anche la settimana scorsa abbiamo sentito due repliche belle forti. Per fortuna però, almeno per adesso, da noi non è ancora crollato nulla».
Il governo parla di 500 morti, «ma la gente sostiene che in realtà siano molti di più». Intanto Angela Onisto persegue nella sua vocazione: far nascere bambini e aiutare le mamme. «È stato durante le superiori all’istituto Barbarigo, in quarta o quinta, che ho deciso che mi sarebbe piaciuto fare questo della mia vita. L’ostetrica non si occupa solo del parto: segue l’intera gravidanza ed è un punto di riferimento per tutta l’età fertile della donna. È una confidente, una persona di supporto. Poi... vedere la vita nascere è davvero indescrivibile. Penso sia la cosa più bella del mondo».