Corridoi umanitari. Salvi in 25 dal Corno d’Africa grazie al protocollo con lo stato italiano
I primi 25 profughi del Corno d'Africa, tutti in condizioni di vulnerabilità, sono arrivati a Roma, all'aeroporto di Fiumicino, dopo aver vissuto anni duri e drammatici nei campi per rifugiati in Etiopia. Entrano regolarmente in Italia tramite i corridoi umanitari, nell’ambito del protocollo di intesa con lo Stato italiano.
Il protocollo è siglato dalla Cei – che agisce attraverso Caritas italiana e Fondazione Migrantes – e dalla Comunità di Sant’Egidio. Il protocollo, finanziato con fondi dell' 8xmille, prevede il trasferimento dall’Etiopia di 500 profughi in due anni. Già 50 diocesi hanno dato disponibilità all’accoglienza
Sono sbarcati prima dell’alba, alle 4.30 del 30 novembre, ma sui loro volti e sorrisi c’era solo emozione e gioia. Entrano ufficialmente in Italia sventolando bandierine tricolore e dicendo in coro «W l’Italia». Prima i bambini, tantissimi e di tutte le età, poi le mamme con i neonati in braccio, infine gli uomini. Un fratello e una sorella si riabbracciano commossi dopo anni, lei è già in Italia da tempo, lui è finalmente in salvo. Sono i primi 25 profughi del Corno d’Africa, tutti in condizioni di vulnerabilità, arrivati a Roma, all’aeroporto di Fiumicino, dopo aver vissuto anni duri e drammatici nei campi per rifugiati in Etiopia. Entrano con tutti i documenti in regola, e con un futuro finalmente davanti, grazie ai corridoi umanitari, nell’ambito del protocollo d’intesa con lo Stato italiano, siglato dalla Cei – che agisce attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes – e dalla Comunità di Sant’Egidio. Il protocollo, finanziato con fondi dell’8xmille, prevede il trasferimento dall’Etiopia di 500 profughi in due anni.
Già 50 diocesi hanno dato disponibilità all’accoglienza.
Caritas italiana ne accoglierà una decina: nella Caritas di Ragusa andranno Mohamed Abdi, 54 anni, la moglie Kadija Hussen, 31 anni e cinque bambini tra i 2 e 15 anni. Musulmani, sono stati perseguitati da un gruppo islamico fondamentalista. Una delle bimbe è affetta da lupus. Un fratellino è già morto a causa della stessa malattia. La Caritas di Ventimiglia invece ospiterà un papà del Sud Sudan con i suoi due bambini, la bimba ha un grave problema a un occhio. Gli altri saranno accolti nelle strutture della Comunità di Sant’Egidio.
«Benvenuti!». Così li ha accolti, abbracciandoli, mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ringraziando il governo italiano per la possibilità di aprire questo ulteriore canale umanitario. «La speranza è che il reiterarsi di questa esperienza – questo il suo auspicio – possa diventare una prassi consolidata, affinché chi ne ha bisogno possa realizzare il suo sogno di vivere con dignità».
«Questa esperienza – ha sottolineato – non nasce oggi, ma si pone a fianco di altre iniziative che la chiesa italiana sviluppa in questi Paesi di migrazione e transito da più di 30 anni». È inoltre «desiderio e progetto della chiesa italiana – ha aggiunto – creare le condizioni per cui le persone possano rimanere nei Paesi in cui stanno».
A questo proposito ha ricordato il progetto “Liberi di partire, liberi di restare”, al quale la Cei ha destinato 30 milioni di euro dell’8xmille e le tante famiglie, parrocchie e comunità che hanno già accolto 30 mila persone con vari progetti.
Il progetto dei corridoi umanitari, «iniziato come una piccola sperimentazione è diventato il progetto con la “p” maiuscola e la strada del futuro».
Lo ha ribadito poi il prefetto Mario Morcone, consulente del ministero dell’Interno: «Questa è la strada nella quale crediamo e attraverso la quale pensiamo di dare un contributo a tutte le persone che hanno diritto alla protezione internazionale. Vogliamo con forza che le persone non rischino più la vita nel deserto o in mare, per rispettare dei loro diritti».
Anche Luigi Vignali, del ministero Affari esteri, ha definito «un successo» l’esperimento dei corridoi umanitari, «un modello che oramai ci viene copiato anche in altri Paesi ed è stato portato anche alle Nazioni Unite». Per la prima volta, ha detto, «i corridoi umanitari vanno in Africa sub-sahariana, nei campi in Etiopia, sempre con l’attenzione ai migranti in situazione di vulnerabilità».
«Da oggi diventate nuovi italiani. Non dovete avere paura, siete benvenuti nel cuore dell’Italia, costituita da famiglie, da comunità cristiane. Da oggi iniziate un percorso nuovo che vi porterà a diventare nuovi italiani e nuovi europei». Così si è rivolto ai profughi Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio: «Voi non siete accolti da una istituzione fredda ma da madri, padri, famiglie. Siete già da oggi nostri fratelli».