Codevigo festeggia dieci anni di unità pastorale
Da dieci anni, precisamente dal 24 ottobre 2004, le comunità di Cambroso, Codevigo, Rosara e Santa Margherita di Codevigo camminano insieme. La formula, ben conosciuta in diocesi di Padova, è quella dell’unità pastorale: un modo, a volte non facile ma sicuramente arricchente, di essere chiesa.
Cinquemila le anime delle quattro parrocchie, che ormai vivono come unica comunità pur avendo ancora come punto di riferimento il proprio campanile.
Tre i momenti previsti per festeggiare la ricorrenza. «Inizieremo sabato 18 ottobre, alle 20.30, nel palazzetto dello sport comunale con una veglia di immagini e di preghiera – spiega il parroco moderatore, don Florindo Bodin, unico dei tre parroci “fondatori” dell’unità pastorale ancora a Codevigo – Abbiamo scelto questo luogo proprio per permettere a tutti di prendere parte al momento, in cui ripercorrere, attraverso quattro aree (liturgia, catechesi, patronato e attività ludo-ricreative, missione e carità) quanto abbiamo fatto come unità pastorale dal 2004 ad oggi».
Non mancheranno le testimonianze di chi ha vissuto esperienze particolarmente preziose, come i campi di lavoro in Bolivia, in Tunisia e, negli ultimi quattro anni, in Kenya. Sarà presente alla serata anche don Massimo Fasolo, nel 2004 tra i “fondatori” dell’unità pastorale.
Venerdì 24, in chiesa a Codevigo, si celebrerà l’anniversario vero e proprio. Fu proprio in questa chiesa che dieci anni fa il vescovo Antonio inaugurò ufficialmente l’unione tra le parrocchie. «Sarà con noi, per celebrare la messa delle 20.30 don Luca Fanton, che ha avviato con me e don Massimo quest’esperienza» continua don Florindo.
I festeggiamenti per il decennale si chiuderanno domenica 26, sempre nel palazzetto dello sport di Codevigo. «L’unica messa domenicale dell’unità pastorale sarà quella delle 10, concelebrata da me e da don Fanton, l’altro parroco, perché sia vissuta da tutti. Animeranno la celebrazione i cori delle parrocchie, per l’occasione fusi in un’unica ensemble». Al termine, alle 12.30, pranzo di comunità nello stand gastronomico della sagra di San Zaccaria, a Codevigo.
Dieci anni sono un tempo sufficiente per stilare i primi bilanci. «Non è stato semplice, specialmente all’inizio. L’unità pastorale non è stata vista di buon occhio, soprattutto da parte di coloro che hanno vissuto l’assenza di un parroco fisso nella loro comunità come un trauma. Il timore più grosso era quello che tutte le attività venissero accentrate a Codevigo: non è ancora facile nemmeno per noi preti dover girare le quattro comunità per prendere parte a incontri e liturgie».
Eppure, sono tanti i motivi per guardare al futuro con ottimismo. «Negli anni abbiamo già realizzato tanto. Incontri, veglie di preghiera, la lectio divina, i gruppi Caritas, i campi di lavoro all’estero e quest’anno, per la prima volta, un ritiro per tutti gli operatori pastorali, più di 150 persone, per meditare insieme l’Evangelii Gaudium di papa Francesco».
Da menzionare, tra i frutti dell’esperienza, anche i gruppi giovani: “Avatar” per le prima e seconda superiore e “Don’t Worry Be Happy” per i più grandi, esperimenti di formazione “concentrata” nati a Codevigo che stanno dando buoni frutti. Non possono essere sottovalutati poi i momenti di festa comunitaria, come l’ormai celebre “Magnalonga”.
Dal 2013, infine, i consigli pastorali sono stati unificati in un unico organismo: «Dobbiamo ripensare alla pastorale nelle parrocchie – conclude don Florindo Bodin – la loro identità non è data dalla presenza fissa del parroco, ma dalla comunità stessa. Il compito di tutti è annunciare Cristo: possiamo ancora farlo aspettando la gente in chiesa? Forse, come dice papa Francesco, bisogna “uscire” e andare in mezzo alla gente». Vale per i sacerdoti, ma anche per i laici.