Cambio del parroco: tutta la comunità è protagonista
Tre obiettivi per la nota, divulgata nelle scorse settimane, sulla cura dell’avvicendamento dei parroci: il loro bene, quello delle comunità e quello della diocesi. Nato ampliando un documento elaborato sette anni fa, questo strumento viene messo in mano alle parrocchie – e questa è una novità – perché si guardino dentro per cominciare un nuovo tratto di strada.
«L’avvicendamento di un presbitero è sempre occasione di una rinnovata disponibilità alla volontà del Signore, sia per il presbitero stesso che per le comunità coinvolte. (...)
La disponibilità al cambio e l’obbedienza acquistano dei tratti concreti sia per i presbiteri che per le comunità, quali: la libertà interiore, un sano distacco, una sempre rinnovata conversione, la rigenerazione nel ministero e nella corresponsabilità laicale, la verifica pastorale.
Se vissuta con questo atteggiamento maturo e spirituale, l’occasione del cambio sarà stimolo di crescita per le comunità stesse e i presbiteri della zona, nel quadro sempre mutevole della pastorale odierna».
Ecco due passaggi “fondativi” della Nota per i presbiteri e le comunità parrocchiali in vista dell’avvicendamento nel servizio di parroco. Divulgata nelle scorse settimane, non nasce ex novo.
«Si è ripreso in mano – spiega il vicario generale don Giuliano Zatti – un documento elaborato sette anni fa da una commissione del consiglio presbiterale. Con l’aiuto di vari contributi, e tenendo conto del tanto che è cambiato a livello pastorale e non solo, quel materiale si è evoluto. Sono state inserite nuove prassi o semplicemente messo per iscritto, o precisato, quanto già si faceva in caso di cambio del parroco».
Questo lavoro è stato un gioco di squadra: è stata riconvocata la commissione di sette anni fa per un momento (fruttuoso!) di confronto, poi ci hanno lavorato i vicari episcopali e «molto ci ha messo di suo anche il vescovo Claudio».
La nota è composta da alcune premesse (tempi e modalità di avvicendamento, ingresso del nuovo parroco, precisazioni su figure coinvolte, arredo delle canoniche) e da due grandi capitoli chiamati “verbali di consegna”: per gli ambiti pastorali (quadro sociale della parrocchia o dell’unità pastorale, la comunità cristiana, gli organismi di comunione, liturgia, annuncio e catechesi, carità e servizio... fino alle aggregazioni laicali educative e formative presenti in parrocchia) e per il settore economico-amministrativo (patrimonio: beni immobili e mobili, assicurazioni, gestione amministrativa e contabile).
La grande novità è che questo strumento non viene dato in mano solo ai parroci che cambiano, ma anche alle comunità parrocchiali. E pure al vicario foraneo, perché le accompagni. Perché sia realmente una questione “di chiesa”.
«Alle parrocchie a cui è annunciato il cambio del parroco – continua don Zatti – diciamo questo: che non sia solo un’occasione per ringraziare chi parte e accogliere chi arriva, ma anche per fotografare la situazione della comunità. Non si tratta quindi di un racconto-consegna tra parroci, ma di una verifica per capire a che punto si trova la parrocchia e dove sta andando».
Ecco perché la nota prevede che questa verifica venga verbalizzata e che la consegna tra un parroco e l’altro avvenga in maniera ufficiale.
Il vicario generale sottolinea alcuni punti di forza della nota: «Sono coinvolti, come già detto, più attori; vengono puntualizzati i criteri di riferimento nell’avvicendamento: il bene di un prete, il bene di una comunità, il bene della diocesi. E poi, non ultimo, questo lavoro è “una buona pratica offerta alla sperimentazione della chiesa di Padova”. Raccoglieremo tutte le verifiche possibili e, se serve, si cambia anche il prossimo anno».
Della prima commissione faceva parte don Mirco De Gaspari, parroco di Mejaniga e vicario foraneo di Vigodarzere.
Con il resto del gruppo originario è stato convocato per un confronto aperto sulla nota. «È un buon strumento, adeguato ai cambiamenti dei tempi. Chiaro, incisivo, approfondito. Mi piace che nella verifica richiesta al consiglio pastorale dei diversi ambiti di vita della parrocchia venga richiesto di mettere nero su bianco anche i nomi delle persone coinvolte. Certo, il parroco che arriva dovrà poi conoscerle personalmente, ma intanto sa che ci sono».
Il bello di questa nota è, per don De Gaspari, «averla affidata alle comunità parrocchiali. È un cambiamento evidente per la pastorale... impensabile sette anni fa. Ci è voluto del coraggio a passare dalla consegna da parroco a parroco a una proposta di verifica della vita della comunità in cui tutti gli ambiti sono sollecitati. Dal punto di vista pastorale, ma anche economico. Su questo fronte viene chiesto alle comunità di essere molto precise, perché non si siano “sorprese” non gradite. Questo è uno strumento perché la comunità dica con verità chi è».
Al centro della nota, come dicevamo, c’è il bene della comunità e quello del parroco.
«Al vicario foraneo viene chiesto di vigilare in questo senso. Penso, ad esempio, alle feste di ringraziamento e benvenuto: ha senso che ci sia un equilibrio tra le due e non che prevalga una, per qualche motivo, e l’altra venga messa in secondo piano.
Ma penso anche alla canonica, che viene citata nel documento. È opportuno che un parroco, saputo del cambio, coinvolga il successore per eventuali lavori di sistemazione. In fondo... è la casa del parroco e dev’essere dignitosa, accogliente, ospitale. Fondamentale su questi fronti, e tanti altri, è il protagonismo del consiglio pastorale e di quello per la gestione economica. Fino a pochi anni fa, con il cambio del parroco, venivano a decadere. Ora sono più che mai centrali».
Don Mirco De Gaspari, come vicario, di cambi di parroci ne ha vissuti e ne sta vivendo.
«C’è una grandissima attenzione verso i preti e verso le comunità. Entrambi questi soggetti vengono ascoltati e seguiti da uno dei vicari episcopali e dai vicari foranei. Perché il cambio sia realmente “stimolo di crescita per le comunità e i presbiteri”».