Battaglia Terme, la vecchia chiesa è rinata a nuova vita
Le porte della vecchia parrocchiale di San Giacomo si sono spalancate per accogliere i fedeli. Dopo sette anni di silenzio l’organo ha risuonato potente e i sacerdoti sono tornati a celebrare. Rivive così l’antica chiesa di Battaglia Terme, rimasta inagibile in seguito all’alluvione del novembre 2010, ritrovando tutto il suo splendore.
Domenica scorsa, con una messa presieduta dal vicario generale don Giuliano Zatti e concelebrata dal parroco don Edoardo Bregolin, i battagliensi hanno potuto riappropriarsi di un luogo storico della comunità, ma anche di tanti ricordi:
la Madonna delle Grazie visitata dalle spose che donavano il bouquet; il fonte battesimale ligneo che ricorda il battesimo di don Domenico Leonati, fondatore delle suore salesie, e un’insolita interpretazione scultorea di sant’Antonio che distribuisce il pane ai poveri, da sempre cara alle persone del luogo.
Ma la vecchia chiesa non rappresenta solo un luogo di fede, poiché racchiude un pregevole patrimonio artistico che il Centro di documentazione per la storia locale sta cercando di valorizzare con un ambizioso programma.
«Dal 1988 a oggi siamo riusciti a completare il restauro delle sue venti tele – spiega il presidente Antonio Romano – dodici delle quali già presenti nell’antico impianto precedente all’ampliamento del 1703». L’ultima tela restaurata, Sant’Antonio in gloria, è stata riconsegnata proprio a ridosso della celebrazione di riapertura e ora fa bella mostra di sé di fianco all’altare maggiore.
Un apparato iconografico così ricco è quasi insolito nelle chiese della zona: «Pensiamo sia dovuto alla presenza di ricche famiglie veneziane che soggiornavano in questi luoghi – spiega ancora Romano – dato che il canale permetteva una diretta comunicazione con la città lagunare».
Non da meno delle tele, anche le opere scultoree meritano attenzione, in particolare due santi Pietro e Paolo attribuiti a Michele Fabris, detto l’Ongaro, e una notevole Madonna col bambino opera di Giovanni Maria Morlaiter.
«Essere riusciti a riaprire la vecchia chiesa di San Giacomo è una grande gioia – afferma don Edoardo Bregolin, che si è prodigato per anni cercando di smuovere l’inagibilità, chiedendo perizie e interventi – tuttavia non è finita. I lavori da fare sono ancora tanti e abbiamo bisogno di tutto il sostegno della comunità».
Annesso alla chiesa c’è infatti un pregevole teatrino che meriterebbe di essere recuperato, come del resto l’antico organo, e rimane ancora inagibile la canonica che è addossata alla parete destra.
Inoltre, nonostante il restauro compiuto nel 2000, la chiesa presenta ancora crepe non profonde ma da risanare e un intonaco scrostato in più zone.
«Vorremmo poter coinvolgere le scuole e in genere le generazioni più giovani – affermano gli appassionati del Centro di documentazione – per far capire loro l’importanza di questo nostro patrimonio».
Dello stesso parere anche il sindaco Massimo Momolo, che considera la chiesa di San Giacomo «uno dei più significativi motivi identitari della comunità».
Ambiziosa la sua idea di inserirla in un itinerario turistico tra il castello del Catajo, il Museo della navigazione fluviale e villa Selvatico, riconoscendo che «ne costituirebbe l’elemento di maggiore richiamo culturale, storico e artistico».
Intanto grazie ai volontari la chiesa sarà visitabile al mattino, dalle 9 alle 12, per tutto il mese di ottobre.
Al martedì ci sarà anche una messa alle 18.30.
Michela Temporin