A Piove di Sacco, Arzergrande e Pontelongo i giovani in marcia verso il sinodo
Prenderà il via ufficialmente il 3 giugno, e solo in settembre il Sinodo inizierà a riunire i gruppi nelle parrocchie. Eppure, già da oggi, nei vicariati, il Sinodo inizia a “carburare” trainato dal lavoro delle equipe preparatorie. A Piove di Sacco, Arzergrande e Pontelongo, tre grossi vicariati tra Padova e Venezia, già si lavora insieme, con la creazione di un’equipe “trivicariale” per pubblicizzare e far conoscere la proposta anche per raggiungere chi si è allontanato.
Il sinodo dei giovani, annunciato dal vescovo Claudio nel luglio scorso ai giovani in Polonia per la GMG, prenderà ufficialmente il via durante la veglia di Pentecoste del 3 giugno. Poi, da settembre, gruppetti di non più di dieci giovani, nelle parrocchie e nei vicariati, in tre distinti incontri cercheranno di fare discernimento su cosa il Signore stia chiedendo ora alla Chiesa di Padova.
Già oggi, però, nei vicariati il sinodo inizia a “carburare”, trainato dal lavoro delle equipe preparatorie. A Piove di Sacco, Arzergrande e Pontelongo, tre grossi vicariati tra Padova e Venezia, già si lavora insieme, con la creazione di un’equipe “trivicariale”. «Ci siamo incontrati per la prima volta la scorsa settimana – racconta don Giuliano Piovan, vicario parrocchiale a Piove di Sacco – e abbiamo instito con i vari rappresentanti dei giovani delle parrocchie che non si tratta di un ulteriore impegno gravoso, ma un’esperienza positiva, che sempre più giovani hanno preso a cuore».
Dopo il primo incontro, ai giovani è stato consegnato uno schema per effettuare una mappatura preliminare dell’esistente, ovvero capire quanti giovani dai 18 ai 35 anni già vivano le comunità come animatori, educatori, scout, lettori, coro, Caritas e molti altri servizi e modi di vivere la parrocchia. Poi, nel secondo incontro che si terrà a metà marzo, si entrerà nel vivo del lavoro:
«Cercheremo di capire assieme cosa fare per far partire i gruppi sinodali, specie nelle parrocchie che fanno un po’ più di fatica, e soprattutto, con un po’ di sana creatività, come diffondere e rendere “simpatico” questo cammino».
Le prime impressioni lasciano ben sperare: «Mi sembra che i ragazzi abbiano tantissima voglia di mettersi in gioco e di mostrare la loro intraprendenza. Alcuni si sono sentiti onorati di essere stati considerati per questo ruolo, cogliendo il sinodo come un momento più che degno. A molti abbiamo dovuto ribadire la centralità dei gruppi sinodali parrocchiali come fulcro della proposta».
Ma ci sono anche parrocchie dove la sfida del sinodo risulta più difficile: «Alcune comunità difficilmente saranno toccate da questa iniziativa, perché i giovani non conoscono altri interlocutori oltre ai preti. Se Piove di Sacco, come vicariato, ha una buona rappresentanza dentro l’equipe, un esponente per parrocchia, Pontelongo e Arzegrande hanno numeri inferiori, ma una grande voglia di provarci, dimostrando un grande coraggio. In alcune parrocchie ci saranno più gruppi, in altri meno. Non sarà altro che lo specchio di ciò che già esiste».
Il Sinodo si spalanca anche ai giovani che non frequentano. A Piove, però, non ci saranno gruppi sinodali solo di “esterni”: «Sarebbe molto difficile. Preferiamo invitare all’interno di gruppi già formati altri giovani “del giro”, che fanno lo stesso sport o che hanno interessi comuni con alcuni dei ragazzi della parrocchia».
Trascinatori di questa équipe sono Riccardo Munaro, del Duomo di Piove e Alessandra De Zuani, di Arzerello, entrambi componenti della commissione preparatoria al lavoro in questi mesi sulle tracce. Anche per loro, tra i temi prioritari, c’è la definizione di cosa potrà rappresentare questo Sinodo per i giovani che si sono allontanati:
«Tutti abbiamo in comune una base cristiana – osserva Riccardo – ma dobbiamo trovare il modo di porre i temi senza partire direttamente dai discorsi più pesanti, ma ragionando sulle scelte di vita, sulle esperienze della persona, fino ad arrivare a quale ruolo può avere la parrocchia per tanti. Questo sinodo può essere davvero l’occasione per far sentire valorizzati e dunque avvicinare tanti giovani alla parrocchia, innescando in loro un nuovo inizio anche nella vita di fede».
Per farlo, però, bisogna lavorare su chi c’è già: «Sono proprio gli animatori – aggiunge Alessandra – che stanno raccontando agli amici cosa sta succedendo, come il vescovo abbia rivolto a tutti questo invito che poi ciascuno potrà scegliere se accettare o meno. In fondo, si tratta di tre serate in cui i giovani, che hanno idee innovative e una creatività straordinaria potranno esprimersi sulla chiesa e sulle realtà che vivono, e non essere per una volta meri esecutori delle attività della parrocchia senza aver diritto di parola. Questa è un’opportunità unica che ci è stata data».