A Montegrotto il Sinodo coinvolge anche gli adulti
A contagiare questi adulti il fatto di aver vissuto i primi passi del sinodo accanto a don Paolo Zaramella, vicario parrocchiale a Montegrotto prima di dedicarsi completamente al cammino annuale annunciato dal vescovo Claudio un anno fa alla gmg di Cracovia.
È passato esattamente un anno da quando il vescovo Claudio, prima nella chiesa di Klimontov, poi nell’anfiteatro di Proszowice, nei giorni più intensi della giornata mondiale della gioventù di Cracovia ha convocato i giovani per un sinodo da vivere come protagonisti. Fugate le nebbie iniziali e stabilito il “format” dei tre incontri, in patronato o nelle case, in cui i giovani discuteranno, ragioneranno e immagineranno la loro idea di chiesa, sempre più persone si sono sentite attratte dall’opportunità di poter far sentire la propria voce.
A voler parlare non sono solo i giovani dai 18 ai 35 anni, gli autentici destinatari e protagonisti del sinodo.
«Quando abbiamo visto che c’era questa opportunità – spiega Elisabetta Roetta, parrocchiana di Montegrotto che non rientra più in una fascia d’età ufficialmente “giovanile” – io e altri adulti della nostra comunità abbiamo pensato di poter offrire il nostro apporto con la nostra esperienza, per vivere il sinodo parallelamente ai nostri giovani».
Ed è proprio grazie a loro se sul sito del sinodo, accanto alle fasce d’età pensate in precedenza (dai 18 ai 25 o dai 26 ai 35 anni), ora c’è un tasto per gli adulti.
«L’idea che anche gli adulti potessero vivere il loro percorso è nata da noi, qui, a Montegrotto, perché abbiamo visto il sinodo dei giovani muovere i primi passi attraverso l’impegno di don Paolo Zaramella, fino all’anno scorso cappellano nella nostra parrocchia. Il sinodo ci ha colpito fin da subito per il suo metodo, che cerca di far parlare tutte le persone, anche e soprattutto chi da anni ha smesso di frequentare la comunità per ascoltare la sua idea di chiesa».
Il sinodo resterà il sinodo dei giovani e su misura dei giovani, eppure la voce degli adulti sarà comunque preziosa. Ma cosa vogliono gli adulti dalle comunità cristiane?
«Non c’è differenza con i giovani – precisa Roetta – anche gli adulti hanno idee di chiesa tra le più disparate. C’è chi pensa che sia limitata al clero, chi invece – come crediamo noi – ritiene che siamo noi laici, insieme ai preti, a fare la chiesa, che diventa, nella comunione con Cristo, la nostra seconda famiglia. Penso che questo sarà confermato dai lavori del nostro gruppo sinodale di adulti, che conta per il momento otto adesioni».
I giovani di Montegrotto hanno accolto questo gruppo sinodale “over 35” con entusiasmo
«Alcuni degli adulti del nostro gruppo – racconta ancora Elisabetta Roetta – lavora a stretto contatto con i giovani per la formazione degli animatori e per molte altre iniziative parrocchiali. Non vogliamo sostituirci a loro, ma camminare con loro perché tutti ci sentiamo coinvolti».
Per il momento in diocesi c’è un solo gruppo sinodale “adulto”, ma è un modello destinato a espandersi.
Elisabetta Roetta rivolge il suo invito ai coetanei dall’Altopiano fino alla campagne in provincia di Venezia: «È una sfida che va colta, nella semplicità e con entusiasmo».