Un gigante (Zaia) e tanti partiti da ripensare
Il Partito democratico? Azzoppato dalla lotta interna tra renziani e minoranza. Forza Italia? Un disperato bisogno di rifondare tutto. Tosi? Sei e mezzo, la leadership futura del centrodestra lo vede ancora in campo. I 5 Stelle? Risultato deludente. Zaia? Poco ci manca che ritorni il monocolore Dc… I giudizi a caldo del politologo Paolo Feltrin sulle regionali venete.
Sono state regionali “sotto l’ombrellone”, come le ha definite qualcuno alludendo alla loro collocazione nel cuore del ponte del 2 giugno. Eppure il loro peso non tarderà a farsi sentire anche sugli equilibri della politica nazionale.
Ne è convinto Paolo Feltrin, politologo chiamato a coordinare l’Osservatorio elettorale attivo a palazzo Ferro Fini nelle ore immediatamente successive alla chiusura delle urne in tutto il Veneto, che porta i segni della notte e della mattinata trascorse a fare proiezioni sui dati in arrivo a Venezia dalle sezioni.
Sono due i punti su cui il professore si focalizza: la resa dei conti interna al Partito democratico e l’infondatezza delle ipotesi secondo cui un Salvini con accenti di estrema destra, rivolto più a Casa Pound che alla Padania di bossiana memoria, avrebbe finito per nuocere a Luca Zaia.
La crisi del Pd
«È evidente che in un partito che passa dal 38 per cento delle europee di un anni fa al 23 per cento della propria coalizione a queste regionali, c’è qualcosa che non va – è il commento di Feltrin – E questo è particolarmente evidente in Veneto e in Liguria (dove la scissione di Pastorino e della sua Rete a sinistra ha condotto Raffaella Paita alla sconfitta, ndr), ma anche in Umbria, dove la vittoria non è stata così netta». Alla base di questi risultati per il politologo c’è un unico fattore: «Renzi e la sua minoranza interna devono risolvere gli attriti insorti negli scorsi mesi, specialmente sulla legge elettorale».
Per quanto riguarda l’affermazione di Zaia, il “guru” dell’Osservatorio non va per il sottile: «Inutile stare a distinguere sulle percentuali ottenute dalla civica del presidente o alla lista ufficiale del Carroccio. Quel che risulta evidente è che il seguito di Zaia non ha risentito affatto della presenza di Salvini, anzi, la somma delle due componenti ha fatto fare il botto al presidente uscente». Un risultato che nella notte aveva spinto i politologo a parlare della Lega come dell’erede naturale della Democrazia cristiana in quello che era il Veneto bianco.
Tosi e 5 Stelle lontani dalle aspettative
Il professor Feltrin dà invece al risultato di Tosi, che ha chiuso appena sotto al 12 per cento dopo un lungo testa a testa con il Movimento 5 stelle, un «sei e mezzo». Della serie senza infamia né lode: «Non ha superato il 15 per cento che ci avrebbe fatto parlare di un risultato entusiasmante, ma neppure è stato spazzato via. In questa situazione non è possibile prevedere quale sarà il suo futuro politico. Il duello con Salvini per la leadership del centro destra nazionale non è ancora risolto».
Dopo aver sottolineato il flop di Forza Italia («è andata male ovunque, c’è un bisogno disperato di rifondare»), Feltrin chiude infine sul risultato del Movimento 5 stelle che si è fermato quattro punti sotto l’atteso 16 per cento: « È il risultato più deludente».