Tra pochi giorni il parlamento discuterà sul fine vita. Ecco alcuni libri, film e associazioni per approfondire
Alcuni suggerimenti per chi volesse approfondire il tema del "fine vita". Dal film "Le invasioni barbariche" del 2003 (Oscar come miglior film straniero) al documentario della regista Claudia Tosi sulla storia di due pazienti dell'hospice Casa Madonna dell'Uliveto, passando per il libro "L'undicesima stanza" che sviluppa il tema della morte non come momento di negazione, ma come esperienza da vivere ricordando i momenti passati e da vivere con serenità fino all'ultimo
“Le invasioni barbariche” è un film canadese del 2003, diretto da Denys Arcand, vincitore dell'Oscar come miglior film straniero. Remy è un cinquantenne professore di storia, separato dalla moglie, che scopre di avere un tumore e viene ricoverato all’ospedale di Montréal. Il figlio Sébastien, uomo di successo che vive a Londra, su spinta della madre si convince ad andare a trovare il padre anche se tra i due i rapporti sono freddi da anni. Arrivato in Canada, Sébastien si rende conto della gravità della malattia e fa di tutto per rendere gli ultimi giorni lieti e sopportabili: così, col suo denaro, paga il personale per mettere in ordine il reparto, chiama i vecchi amici del padre e paga alcuni ex-allievi perché lo vadano a trovare.
“The Perfect Circle” (il cerchio perfetto) è, invece, un documentario del 2016 diretto dalla regista emiliana Claudia Tosi, girato a Casa Madonna dell’Uliveto, un hospice oncologico sulle colline reggiane. Il film segue per alcune settimane due pazienti, Ivano e Meris, un burbero in conflitto con il mondo interno e una dolce signora: «Il film intreccia due storie d’amore e la possibilità di ritrovare il senso del vivere quando si sta per morire. La cura prestata nel fine vita permette di amare fino all’ultimo respiro e non un minuto di meno», è il commento della regista. Entrambi cercano di afferrare ogni sprazzo di vita nel tempo che è loro concesso, circondati dai loro cari. «Non mi aspettavo che mi trascinassero dentro alle loro vite, ma ho lasciato che accadesse e, senza accorgermene, mi sono ritrovata di fronte alla vita e non più alla malattia», conclude Claudia Tosi.
“La mia vita senza me” è un film del 2003 diretto da Isabel Coixet e parla di Ann, una ragazza di 23 anni con due figlie, un marito e una vita serena. Serenità che, però, viene spazzata via: Ann si sente male, va in ospedale e, dopo una lunga serie di esami, le diagnosticano un male incurabile e poche settimane di vita. Ann non si dispera, anzi con distacco e umanità affronta la morte senza trascinare i suoi ultimi momenti nella disperazione e sconforto. Non parla, infatti, della malattia con nessuno, ma pianifica gli obiettivi che si prefigge di raggiungere prima di morire. Vuole dare un senso alla sua vita: scrive una lista di azioni come quella di far pervenire alle sue figlie gli auguri di compleanno fino al diciottesimo anno di età, incidendo la sua voce su delle cassette che il medico consegnerà loro di volta in volta.
LIBRI:
“L’undicesima stanza - profili spirituali della vita in un hospice” è il libro scritto da Francesca Bracco e da Fabio De Lorenzo (edito da Effatà editrice) che riprende alcuno passaggi dell’autobiografia di Cicely Saunders, tra le prime ad avanzare riflessioni sulle cure palliative. Pensare ai malati nella fase terminale significa confrontarsi con la morte e rifiutarla. Eppure questa fase delicata e drammatica può rivelarsi infinitamente feconda, sorprendente e talvolta addirittura più ricca e vera di tutto il tempo che l’ha preceduta.
“L’ultimo viaggio - consigli per chi accompagna alla fine della vita” di Nicoletta Ghilotti (edito da Effatà editrice) vuole essere un manuale di consigli per chi assiste il morente. Attraverso esperienze vissute, in modo semplice, si riflette sull’ultima tappa del viaggio terreno; un percorso faticoso e in salita, ma che se fatto assieme porta ad alleggerire i fardelli. Insieme si affrontano i passi più duri, ci si incoraggia a vicenda, ci si supporta e si arriva insieme alla meta finale.