Niente diga sull'Adige a Badia Polesine
Niente diga sull’Adige in località Rosta a Badia Polesine: è questa la decisione dell’ex genio civile di Rovigo espressa nel decreto regionale del 6 novembre scorso. La richiesta di derivazione delle acque fluviali avanzata dalla ditta Lagarina Hydro srl è stata definita «inattuabile perché contraria al buon regime delle acque e ad altri interessi generali, quali la gestione del demanio idrico e le necessità di uso potabile della risorsa».
Il decreto del genio civile di Rovigo verrà reso esecutivo soltanto con la pubblicazione sul bollettino ufficiale della regione tra qualche settimana. La Lagarina Hydro di Limena aveva in cantiere la realizzazione di una traversa fluviale tra Badia Polesine e Terrazzo, che garantisse all’acqua un salto di cinque metri in modo da convogliarla con una forte pressione nelle turbine della centrale idroelettrica connessa allo sbarramento. La quantità d’acqua richiesta dalla ditta al fine di produrre energia oscillava tra i 2.100 moduli di massima e i 1.532 di minima, quantitativo che sarebbe stato prelevato e successivamente reimmesso nel fiume dopo l’utilizzo.
Ma la società, che con il suo progetto da 42,5 milioni di euro avrebbe prodotto energia da vendere all’Enel per la distribuzione ai privati, è rimasta a bocca asciutta. Di tutt’altro tenore è stata, invece, la reazione di chi alla diga si è opposto fin da subito. «Abbiamo ottenuto uno splendido risultato - commenta il sindaco di Barbona, Francesco Peotta, coordinatore del fronte contro la diga - Un successo reso possibile dalla mobilitazione delle numerose istituzioni e realtà del territorio, unite nell’intento di preservarne la sicurezza e l’equilibrio ambientale».
Una bella soddisfazione, quindi, per quel fronte comprendente le tre province di Padova, Rovigo e Verona, i comuni della Bassa Padovana e del Polesine affacciati sull’Adige, i consorzi di bonifica, i comitati ambientalisti e le associazioni di categoria che il 26 giugno scorso avevano presentato al genio civile le osservazioni contrarie alla costruzione della traversa. Ad allarmare i sindaci e le associazioni dell’area interessata erano stati soprattutto i rischi di dissesto idrogeologico, la tenuta degli argini, il cuneo salino, i problemi di ripascimento e la quantità e qualità dell’acqua disponibile nei mesi piùc aldi. Un’attenta analisi, coordinata dal consorzio Adige-Euganeo, aveva portato all’elaborazione di numerose contro-valutazioni sia sul piano tecnico sia su quello ambientale, avvalendosi delle competenze dei vari soggetti coinvolti. «Siamo orgogliosi dello sforzo compiuto - continua il primo cittadino di Barbona - perché non sempre queste operazioni di contrasto riescono, ma quando la mobilitazione è estesa e lo sforzo è condiviso, le possibilità di riuscita aumentano».
Enti e associazioni hanno dato prova di interessamento e spirito di iniziativa, ponendo le basi per un dialogo più proficuo con le istituzioni e vestendo i panni di interlocutori attenti e propositivi. A conferma di questo, molti dei gruppi che hanno preso parte alla mobilitazione hanno già avanzato altre proposte ai comuni di appartenenza, soprattutto in materia di difesa del paesaggio.