Emergenza casa. Caritas denuncia: un terzo del reddito va via per le spese

Il rapporto “Un difficile abitare” realizzato da Caritas italiana, Sindacato degli inquilini e Cisl. Da un’indagine su 1000 utenti dei centri d’ascolto e degli sportelli Sicet di 15 città italiane emerge che la metà delle persone (il 68,7% di coloro che chiedono aiuto alla Caritas) incontra grandi difficoltà a pagare l’affitto, il mutuo e le spese condominiali. Il 16% vive un problema di sfratto o pignoramento.

Emergenza casa. Caritas denuncia: un terzo del reddito va via per le spese

Il disagio abitativo in Italia ha superato la soglia dell’emergenza sociale.
La casa in proprietà, che prima era un “bene rifugio”, sta diventando oggi, a causa della crisi, un “bene disagio” perché fonte di preoccupazione nella difficoltà di pagare la rata del mutuo, l’affitto, le spese per le utenze, con conseguenze come gli sfratti e i pignoramenti.
Un terzo del reddito degli italiani viene destinato alle spese per la casa, un dato in costante aumento. Per la Banca d’Italia queste cifre portano già a superare la soglia di “sofferenza economica”.

Sempre più sfratti

Nel 2014 sono stati 77.278 i provvedimenti esecutivi di sfratto, di cui 69.015 per morosità. Nello stesso periodo le richieste di esecuzione sono state 150.076 e gli sfratti eseguiti 36.083 

È quanto emerge dal rapporto “Un difficile abitare” (Edizioni lavoro) realizzato da Caritas italiana insieme con il Sindacato degli inquilini (Sicet) e la Cisl nazionale
Il volume propone un’indagine su un campione di 1000 utenti dei Centri di ascolto Caritas e degli sportelli Sicet di 15 città italiane (escludendo situazioni gravi come le persone senza dimora, i rom, i profughi): la metà delle persone che si rivolgono ai due enti (addirittura il 68,7% di coloro che chiedono aiuto alla Caritas) dichiara di incontrare grandi difficoltà a pagare l’affitto, il mutuo e le spese condominiali.
Il 16% vive un problema di sfratto o pignoramento. Nel 2014 sono stati 77.278 i provvedimenti esecutivi di sfratto (+5% rispetto all’anno precedente), di cui 69.015 per morosità. Nello stesso periodo le richieste di esecuzione sono state 150.076 (+14,6%) e gli sfratti eseguiti 36.083 (+13,5%). Il rapporto presenta una serie di considerazioni sull’emergenza abitativa, con diverse proposte rivolte a interlocutori pubblici e privati. Una articolata disamina sui mali che affliggono il “pianeta casa” in Italia, mentre il mercato immobiliare registra una caduta delle compravendite (-3,4%).

Affitti, ancora troppo “in nero”
Il 70% degli intervistati vive in affitto. Solo il 13% ha case di proprietà. Dall’indagine risulta che l’11% delle persone in affitto non ha un regolare contratto; al 26,6% non viene rilasciata alcuna ricevuta; il 36,6% riceve una ricevuta con un ammontare più basso.
L’8,5% del campione prende in affitto solo una stanza o un posto letto, una quota non trascurabile. Il 46,2% degli intervistati vive in zone contrassegnate da criminalità e, a seguire, mancanza o carenza di aree verdi (35,9%) e di collegamenti (28,8%).

Case piccole e malmesse.
Quasi la metà del campione (47,3%) vive in abitazioni “strutturalmente danneggiate”, o di “ridotte dimensioni” (43,5%). Il 20,4% denuncia la “mancanza di luminosità” nell’abitazione.
Più della metà degli sfrattati e pignorati vive in alloggi danneggiati. Si tratta di italiani che abitano in prevalenza nelle regioni del Mezzogiorno, tra 50 e 64 anni, disoccupati, con figli minori e redditi bassi.

Manca l'edilizia pubblica

In Italia, nelle case popolari gestite dagli ex Iacp abitano circa 2 milioni, spesso famiglie con persone disabili, anziani e redditi molto bassi. Le domande di alloggio in attesa di esecuzione sono ben 650.000.

Le proposte alle istituzioni
A fronte di questo disagio le risposte istituzionali risultano molto deboli: solo il 23,5% del campione usufruisce di misure socio-assistenziali come il Fondo sociale affitto, che ha riguardato solo il 10% del campione.
Caritas e Sicet evidenziano in particolare la necessità di un Piano per l’edilizia residenziale pubblica. “Andrebbe realizzato – spiega Walter Nanni, responsabile del centro studi di Caritas italiana, in una anticipazione sul mensile “ItaliaCaritas” – tramite la prevalente costruzione e il recupero di alloggi pubblici a canone sociale e di alloggi in affitto a canone sopportabile, ponendo al centro l’efficienza energetica, la sostenibilità ambientale e la qualità insediativa”.
Tra le altre proposte: l’istituzione di un Fondo nazionale per il welfare abitativo, un Osservatorio nazionale sulla casa, per monitorare il fabbisogno e l’emergenza abitativa, una riforma della legge sull’affitto 431/98 finalizzata alla riduzione dei canoni e con penalizzazioni fiscali sulle case sfitte.
A livello locale si potrebbe pensare a censimenti e recupero degli alloggi pubblici e privati sfitti o inoccupati (da affittare a canoni sostenibili) e ad una migliore definizione dei piani urbanistici. In Italia, nelle case popolari gestite dagli ex Iacp abitano circa 2 milioni, spesso famiglie con persone disabili, anziani e redditi molto bassi. Le domande di alloggio in attesa di esecuzione sono ben 650.000.

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Fonte: Sir