Aborto, numeri in calo. E non c’è alcuna emergenza-obiezione
Se pure gli obiettori sono tanti, il carico di lavoro per i non obiettori non è pesante, come dimostrano i dati: considerando le Ivg settimanali a carico dei medici che le praticano, a livello nazionale ogni non obiettore ne effettua 1,4 a settimana, un valore medio fra un minimo di 0,4 della Valle d'Aosta e un massimo di 4,2 per il Lazio. In aumento le interruzioni di gravidanza fra le straniere.
Il ministero della Salute ha inviato al Parlamento la relazione annuale sull’attuazione della legge contenente norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza (legge 194 del 1978), in cui sono presentati i dati definitivi relativi al 2012 e quelli preliminari per il 2013.
Diminuiscono le Ivg
Un primo dato positivo è che si conferma la tendenza storica alla diminuzione dell’interruzione di gravidanza volontaria (Ivg) in Italia: nel 2013 ne sono state registrate 102.644, con un decremento del 4.2 per cento rispetto al dato definitivo del 2012 (107.192 casi).
Il tasso di abortività (numero delle Ivg per 1.000 donne tra 15-49 anni), che rappresenta l’indicatore più accurato per una corretta valutazione della tendenza al ricorso all’interruzione di gravidanza, nel 2013 è risultato pari a 7.6 per 1.000, con un decremento del 3.7 per cento rispetto al 2012 (7.9 per 1.000). Inoltre, si legge nella relazione, il rapporto di abortività (numero delle Ivg per 1000 nati vivi) nel 2013 è risultato pari a 203.8 per 1.000, con un incremento dello 0.3 per cento rispetto al 2012 (203.1 per 1.000).
Il piccolo incremento è dovuto al fatto che il rapporto stima l’abortività rispetto ai nati vivi che nel 2013, secondo i dati provvisori Istat, sono diminuiti molto rispetto al 2012 (503.745 contro 527.770).
Riguardo ai dati definitivi del 2012, rimane elevato il ricorso all’Ivg da parte delle donne straniere, a carico delle quali si registra il 34 per cento delle interruzioni totali in Italia: un contributo che è andato inizialmente crescendo e che si sta stabilizzando come percentuale, mentre il numero assoluto è diminuito negli ultimi due anni.
Tra le minorenni, il tasso di abortività nel 2012 è risultato pari a 4.4 per 1000 (nel 2010-11 era 4.5). Si conferma il minore ricorso all’aborto tra le giovani in Italia rispetto a quanto registrato negli altri paesi dell’Europa Occidentale. In generale, sono in diminuzione i tempi di attesa, pur persistendo una non trascurabile variabilità fra le regioni.
Non ci sono criticità per il numero di strutture
Nella relazione un altro aspetto è interessante perché sfata dei luoghi comuni: il primo monitoraggio capillare sui punti Ivg e l’obiezione di coscienza, effettuato su tutto il territorio dall’approvazione della legge 194/78, evidenzia che su base regionale non emergono criticità nei servizi di Ivg. In particolare, si legge che le Ivg vengono effettuate nel 64 per cento delle strutture disponibili, con una copertura soddisfacente.
Infatti, sulle 630 strutture nazionali con reparto di ostetricia e ginecologia, 543 (86 per cento) sono “punti nascita” (ovvero le donne vi partoriscono) e 403 (64 per cento) sono anche “punti Ivg” (le donne vi possono abortire). Dunque, il numero dei punti Ivg, paragonato a quello dei punti nascita, mostra che mentre il numero di Ivg è pari a circa il 20 per cento del numero di nascite, il numero di punti Ivg è pari al 74 per cento del numero di punti nascita, superiore, cioè, a quello che sarebbe rispettando le proporzioni fra Ivg e nascite. Il numero dei non obiettori nelle strutture ospedaliere risulta quindi congruo rispetto alle Ivg effettuate.
Gli obiettori di coscienza. Tra i ginecologi sono 7 su 10
Ma quanti sono gli obiettori di coscienza? Sono obiettori 7 ginecologi su 10.
Secondo la relazione del ministero della Salute nel 2012 si evincono valori elevati di obiezione di coscienza, specie tra i ginecologi (69,6 per cento, cioè più di due su tre) con una tendenza alla stabilizzazione, dopo un notevole aumento negli anni.
Si è passati, infatti, dal 58,7 per cento del 2005, al 69,2 per cento del 2006, al 70,5 per cento del 2007, al 71,5 per cento del 2008, al 70,7 per cento nel 2009, al 69,3 per cento nel 2010 e 2011 fino al 69,6 per cento nel 2012. Questi i dati a livello nazionale.
In alcune regioni, soprattutto al Sud, gli obiettori superano l’80 per cento: 90,3 per cento in Molise, 89,4 per cento in Basilicata, 87,3 per cento nella provincia autonoma di Bolzano, 84,5 per cento in Sicilia, 81.9 per cento nel Lazio, 81.8 per cento in Campania e 81.5 per cento in Abruzzo.
Tra gli anestesisti, il 47,5 per cento non effettua aborti per motivi di coscienza. Un dato abbastanza stabile negli anni.
Gli obiettori sono in aumento nel personale non medico, dal 38,6 per cento nel 2005 al 45 per cento nel 2012.
Anche se gli obiettori sono tanti, il carico di lavoro per i non obiettori non è pesante, come dimostrano i dati: considerando le Ivg settimanali a carico dei medici che le praticano, a livello nazionale ogni non obiettore ne effettua 1,4 a settimana, un valore medio fra un minimo di 0,4 della Valle d’Aosta e un massimo di 4,2 per il Lazio.