Giovani custodi di futuro. Ecco una nuova generazione di malgari, tra pascoli e formaggio
Un calderone di rame sopra il fuoco, lo spino per tagliare la cagliata e l’attesa fatta di gesti semplici e precisi che da sempre stanno alla base della ritualità dell’arte casearia. Il tutto nel profumo avvolgente e fragrante del formaggio fresco. Difficile non restarne incantati.
Potrà sembrare strano, ma tra le colline della “vitifera” Valdobbiadene – a dirla con le parole del poeta enologo Pietro Berton – pare proprio che ci sia ancora qualcuno che crede nel latte. Quell’oro bianco che un tempo, non poi così lontano, e per lunghi decenni, ha rappresentato la prima vera economia del territorio: alimento imprescindibile per la sussistenza delle famiglie in un contesto rurale che vedeva ruotare attorno alle piccole stalle i tempi del giorno e della sera a far filò. Poche bestie, una, due o tre...