Don Luigi Bovo, parroco di Bertipaglia, ucciso il 25 settembre 1944. Dopo ottant’anni una morte ancora oscura

Il 25 settembre 1944 don Luigi Bovo, parroco di Bertipaglia, viene freddato da tre colpi di rivoltella. Prove su chi sia stato veramente non ce ne sono. Fu incolpato un giovane partigiano di 21 anni, Artemio Zamborlin, poi fucilato. Nel lavoro di ricerca affiora qualche novità

Don Luigi Bovo, parroco di Bertipaglia, ucciso il 25 settembre 1944. Dopo ottant’anni una morte ancora oscura

«L’ assassinio di don Luigi Bovo è una vicenda intricata e sulla quale restano ancora parecchie zone d’ombra» spiega Ennio Chiaretto di Maserà, appassionato di storia locale e collaboratore del sito Casalserugo e dintorni. Chiaretto ha da poco completato una biografia intitolata Tarcisio Bertoli. Scrittore, medico, partigiano. Proprio il medico maseratense, fervente cattolico, esponente e comandante della Resistenza “bianca”, si occupò del caso di don Luigi Bovo. «Interessandomi dell’opera del dottor Bertoli ho avuto modo di appassionarmi alle sue vicende personali che lo hanno visto, da fervente cattolico, comandante partigiano durante la resistenza (1943- 45) proprio a Maserà e dintorni. Egli ha avuto modo di descrivere, romanzandole, molte vicende accadute qui, tra le quali mi ha molto colpito la storia dell’omicidio del parroco di Bertipaglia, don Luigi Bovo, appunto: azione però mai rivendicata da nessuna formazione partigiana» spiega Ennio Chiaretto. Nel lavoro di Chiaretto si legge: «Bertoli allora celava la sua appartenenza alla lotta armata contro il nazifascismo con il fatto di essere studente in medicina (eserciterà la professione a Bertipaglia solo qualche anno, dopo la guerra, prima di trasferirsi a Villa Del Conte) e da quella posizione lui afferma di avere veduto tra i primi il cadavere del povero prete e anche di avere curato il ragazzo, preso qualche mese dopo e accusato dell’omicidio; si trattava del ventunenne Artemio Zamborlin di Pontelongo che sarà giustiziato in piazza Bertipaglia l’otto di aprile del 1945». Aggiunge Chiaretto: «Da appassionato di vecchie vicende locali, ora che sono morti tutti i protagonisti e testimoni dell’epoca, ho ritenuto che fosse giunto il momento di parlarne dal punto di vista storico e non da quello delle “tifoserie”. Perciò ho pensato di fare un viaggio spulciando nelle ricerche di insigni studiosi per capire cosa successe quel giorno, anzi in quegli anni, scoprendo alcune cose interessanti, ad esempio che ogni esperto, storico, ricercatore o testimone (e non sono pochi) ha una propria idea di chi fu o furono gli assassini e i mandanti; poi ho verificato che prove su chi sia stato veramente non ce ne sono, che probabilmente erano (prete e partigiano fucilato) entrambi innocenti per le accuse loro rivolte. Dell’omicidio di don Bovo si occupò anche La Difesa del Popolo nel 1992, con un ampio pezzo e un titolo evocativo: “Dopo quasi cinquant’anni un delitto ancora misterioso»”. Infatti, per l’omicidio fu incolpato un giovane partigiano di 21 anni, Artemio Zamborlin ferito e catturato qualche tempo dopo. Fu riconosciuto da un testimone e sembra certo che lui stesso abbia confermato la paternità del delitto, così si disse allora. «È noto agli storici che per l’omicidio del sacerdote i fascisti locali avevano bisogno assoluto di trovare un colpevole, se non proprio il colpevole reale», evidenzia Chiaretto nel suo lavoro. Zamborlin, l’8 aprile del ’45 fu condotto in piazza a Bertipaglia e fucilato da un plotone di sette persone. Nel lavoro di ricerca di Chiaretto, ci sono due novità rilevanti, rispetto a quanto emerso in passato. Una è rappresentata dalla testimonianza di Giuliano Scabia, fondatore del Dams di Bologna, drammaturgo e finanziere. Scabia, padovano, era sfollato con la famiglia a Bertipaglia e fu testimone oculare dell’uccisione di don Bovo, aprendo la porta della canonica allo sconosciuto che chiedeva del parroco, ma ne ha parlato solo nel 2007 in occasione del restauro della chiesa di Bertipaglia, vergando poi questa una sua testimonianza solo nel 2019. In essa Scabia affermò che dalla lettura postuma della Difesa del 1992, riconobbe in Artemio Zamborlin l’assassino di don Bovo: «È stato lui il giustiziere, lo scrivo qui a futura memoria». Chiaretto rileva quanto scritto da Scabia, ma esprime qualche perplessità sulla sicurezza manifestata dal pur illustre testimone, anche in ragione del tempo trascorso rispetto al fatto. La seconda novità è uno scritto recapitato allo stesso Ennio Chiaretto da parte di una persona nativa di Ronchi di Casalserugo, all’epoca dei fatti non ancora nato, che ha rivelato che l’uccisione del sacerdote fu opera dello zio, quale vendetta per una possibile delazione fatta al comando fascista di Maserà da parte del parroco di Bertipaglia: l’uomo, infatti, renitente alla leva della Repubblica di Salò, era nascosto in un anfratto tra Ronchi e Bertipaglia e fu scoperto perché un nipote si sarebbe confidato con don Bovo, che a sua volta avrebbe informato le camicie nere di Maserà le quali arrestarono l’uomo, che poi si sarebbe successivamente vendicato nei confronti del parroco, sparandogli a bruciapelo. «Vicenda coperta da omertà – conclude Chiaretto – Ogni studioso, storico, o appassionato, è giunto a conclusioni diverse, sia sull’esecutore che sul mandante del delitto».

Freddato da tre colpi di rivoltella

«25 settembre 1944: don Luigi Bovo, parroco di Bertipaglia da tre anni, è stato ucciso alle 13.30. Due o tre individui sconosciuti si sono presentati a lui in canonica e gli chiesero: “Siete voi il parroco di Maserà?”. “No, io sono il parroco di Bertipaglia di Maserà”. “Allora leggete qua…” E gli porsero un biglietto, sul quale erano scritte queste parole: “Questa è la giustizia per coloro che maltrattano il popolo”. Mentre il povero sacerdote china gli occhi per leggere, tre colpi di rivoltella lo freddavano. Restò morto all’istante. Vendetta privata? Opera dei comunisti? Dei f…?» Queste alcune delle note tracciate sulla cronistoria della parrocchia di Conselve dall’arciprete dell’epoca mons. Giovanni Battista dal Prà, nominato vescovo di Terni e Narni nel 1948, relative all’assassinio del parroco di Bertipaglia di Maserà don Luigi Bovo e che sono contenute nel lavoro svolto da Ennio Chiaretto.

Tarcisio Bertoli, scrittore, medico e partigiano
Tarcisio-Bertoli

Tarcisio Bertoli, nato a Maserà nel 1917, morto a Padova nel 2004, affianca agli studi in medicina, l’impegno politico, militando attivamente nella resistenza cattolica prima e nella Democrazia cristiana poi. Medico a Bertipaglia fino al 1954, poi per molti decenni a Villa del Conte. Appassionato scrittore di romanzi che richiamano la terra natìa, ottenne importanti riconoscimenti.

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