Cresce la devozione per la beata Eustochio. «Ti supplico di essermi vicina in tanta solitudine»
Attorno all’urna della beata Eustochio si sta sviluppando un ampio movimento di devoti che si rivolgono a lei con messaggi di invocazione e ringraziamento
Nell’ultimo tempo, testimonia mons. Pietro Brazzale, si è constatata nella chiesa di San Pietro la presenza di numerosissime persone che vengono alla messa celebrata, per iniziativa dell’esorcista mons. Sante Babolin, al terzo sabato del mese con le preghiere di guarigione e liberazione. Si nota la presenza di persone che vengono anche da Milano, Bologna, Brescia, Modena... Da ogni parte giungono richieste di immagini, opuscoli e sussidi di preghiera per esprimere e coltivare la devozione alla beata. Si spera che quando la chiesa di San Pietro sarà restaurata si possa andare incontro alle attese di tanta gente.
Innumerevoli i biglietti lasciati dai fedeli accanto all’urna della suora, alcuni anche in inglese, spagnolo e francese. Molti sono i messaggi di ringraziamento per grazie ricevute con l’intercessione della beata, come i due cuori d’argento che sono stati appesi nella grande bacheca accanto all’altare che racchiude le sue spoglie. Si va dalla semplice frase («Ti porto le mie stanchezze») alle lunghe lettere per illustrare completamente la propria situazione, ai diari che confidano prolungati travagli. Un’antologia dei testi lasciati appare significativa nel suo trascolorare nei registri della familiarità e della fiducia.
C’è chi chiede semplicemente un saluto al caro scomparso: «Cara beata Eustochio ti chiedo di salutare mio marito Sergio». Chi chiede l’accettazione dei voleri di Dio: «Portaci a essere uniti nei progetti del Signore»; «Che Dio benedica mio figlio, gli metta i desideri giusti nel cuore e realizzi i piani che ha per lui».
Si chiede alla beata in molti casi l’intercessione per guarire da una malattia, per la riuscita di un intervento chirurgico, ecc. Ma molte preghiere vengono fatte per l’unità della famiglia, per la concordia e in molti casi per la conversione e il ritorno alla fede. «Cara beata Eustochio, ti prego con tutto il cuore di allontanare dalla mia famiglia cattiverie, invidie, maledizioni, pregiudizi e tutto ciò che ci toglie serenità e salute. Aiutaci a non portare rancore e a perdonare i miei nemici»; «Beata Eustochio, ti supplico di essermi vicina in tanta solitudine. Fa che la mia famiglia possa ritornare ad essere quella di un tempo!».
Molto spesso l’intercessione della beata, che ha saputo mantenersi nella fede nonostante le continue vessazioni, è invocata per essere liberati dalle insidie del demonio e si fa esplicito riferimento alla presenza del maligno, al suo potere distruttivo, alla maniera in cui opera, a come ci si senta tormentati dal suo influsso perverso e alla speranza che si possa giungere, con le forze congiunte, a un’agognata liberazione: «Cara beata, libera in vita e in morte NN dal maligno, per il potere che ti ha concesso l’Eterno Padre».; «Beata Eustochio, ti chiediamo umilmente di difenderci dall’influsso del male nella nostra famiglia»; «Beata Eustochio, ti chiedo con tutto il cuore: proteggi me e la mia famiglia da ogni attacco del demonio. Fa che io viva e muoia in grazia di Dio»; «Preservaci da ogni attacco del maligno: fisico, mentale e spirituale»; «Prega per me e per la mia famiglia, affinché il nemico sia sconfitto».
La presenza di una potenza pervertitrice viene letta da persone che subiscono situazioni di fallimento, anche economico, che si sentono circondate da persone che fanno loro del male e che percepiscono tanta cattiveria inspiegabile in esse. Non si tratta di letture “ingenue”, ma di complesse meditazioni che giungono alla conclusione che tanti mali non sono spiegabili solamente sul piano umano.
In qualche caso la piccola suora padovana diventa una presenza viva, che dialoga e suggerisce all’animo pensieri di consolazione: «Cara beata, grazie per le risposte che ogni volta doni nel mio cuore. Ti chiedo di continuare ad offrirmi questo dono e che io possa essere attenta solo alle tue parole, che il Signore ti dona per me e per gli altri»; «Grazie perché mi hai preso per mano, mi hai guidato per le strade di questa vita tortuosa. Grazie perché mi hai indicato ciò che Gesù vuole da me».
Importante il ruolo della guida spirituale
La fragile vita di Lucrezia Bellini sarebbe forse finita in modo diverso se la Provvidenza non le avesse messo accanto un confessore e direttore spirituale di grande autorevolezza, Gerolamo Saligario.
Ne ha studiato la figura, nella sua tesi di laurea seguita dal professor Antonio Rigon, e in vari articoli successivi, Emilio Fabbiani, che ancora dedica a questo personaggio le sue attenzioni di ricercatore.
«In quel periodo – racconta – si succedettero alla guida della diocesi cinque vescovi molto attivi nell’opera di riforma e di rinnovamento nella vita religiosa, tanto nel clero quanto nei monasteri, segnalando casi di concubinaggio, filiazioni illegittime e in generale gravi carenze nella condotta. Il vescovo Jacopo Zeno, cogliendo a pretesto la successione della badessa, decise una radicale riforma del monastero di San Prosdocimo che aveva deviato dall’ordinaria vita religiosa. A quel punto le monache e le educande, ad eccezione di Lucrezia Bellini, decisero di abbandonare il cenobio e furono sostituite da alcune suore del monastero di Santa Maria della Misericordia, guidate dalla nobile padovana Giustina de Lazara».
Bisogna tener conto del fatto che in questo periodo, tranne casi di autentica vocazione, la scelta dello stato monastico delle donne spettava agli uomini delle loro famiglie che puntavano a sistemare alcune figlie senza intaccare il patrimonio con ricche doti coniugali. In questo senso la mancanza di clausura nei monasteri consentiva di mantenere i legami con la famiglia d’origine. Le donne e i maschi rimasti “nel secolo” potevano visitare le parenti monacate e addirittura servirsi delle celle per mettere al sicuro soldi e gioielli, per organizzarvi matrimoni e battesimi. Una situazione che, aldilà di alcuni scandali vistosi, aveva suscitato la crescente preoccupazione delle strutture ecclesiastiche e anche dei governi.
«Proprio in quel 1460 – riprende Fabbiani – la guida spirituale del monastero rinnovato fu affidata al Saligario, estensore nel 1465 di una lunga Epistula, un trattato morale che delinea il cammino per raggiungere la vita eterna. Dopo la morte della Eustochio fu lo stesso Saligario a stendere le Memorie che propongono la vita della beata quale realizzazione del percorso di perfezione attraverso prove e patimenti. La sua esperienza indica che la penitenza, l’umiliazione e la punizione, le stesse tribolazioni patite per gli attacchi del demonio, “el suo inimico”, possono essere trasformati in strumenti per giungere a Dio.
Il Saligario, che fu più volte testimone delle possessioni e dei tormenti della giovane, ne guidò la lotta mistica contro il demonio indicando nell’obbedienza e nella pazienza le virtù che dovevano fare da bussola per la salvezza dell’anima. Prese anche le sue difese nei confronti di una comunità religiosa che la guardava con crescente imbarazzo».
Il confessore fu protagonista anche della diffusione del culto alla beata Eustochio: a lui si devono altri scritti dedicate alla guida spirituale delle suore nella conoscenza e nella pratica delle virtù cristiane.