C’è un po’ d’Italia in Pakistan. Il “Cristina Castagna Center“ nel villaggio di Ghotolti

L’Italia e il Pakistan non sono poi così distanti. Ad avvicinare questi due Paesi lontani geograficamente e culturalmente, è stata la costruzione del “Cristina Castagna Center”, «un segno dell’amicizia che ci lega a quel popolo e si è concretizzata in questo piccolo grande progetto» ha affermato uno dei protagonisti della vicenda.

C’è un po’ d’Italia in Pakistan. Il “Cristina Castagna Center“ nel villaggio di Ghotolti

Quattro sono i pilastri di questa storia intrisa di solidarietà, tenacia e spirito di gruppo: la vicentina Cristina Castagna, le altissime montagne himalayane, l’alpinista Tarcisio Bellò e gli abitanti del villaggio di Ghotolti. Ma andiamo con ordine. Cristina Castagna, un’infermiera nata nel 1977 a San Quirico nel Comune di Valdagno, amava definirsi “un’acchiappasogni”. I suoi l’hanno portata a coltivare una grande passione, quella per l’alpinismo, fino a spingerla sulle alte montagne himalayane. Nel 2002 Cristina è una giovane piena di speranze: quell’anno con Tarcisio Bellò (un alpinista di origini bassanesi e vicentino d’adozione) e altri scalatori, compiono diverse ascensioni sull’arco alpino (dal monte Bianco al Rosa, il Grandes Jorasses e diverse cime minori), per prepararsi alla salita dell’Everest, la montagna più alta della terra con i suoi 8.848 metri. Racconta con parole pacate Tarcisio Bellò: «La prima impressione che mi ha fatto Cristina conoscendola, è che fisicamente fosse un po’ gracile da sembrare poco adatta alle scalate d’alta quota. In realtà poi si è dimostrata una ragazza molto resistente. Mi colpiva soprattutto il suo spessore umano fatto di un carattere che sosteneva una volontà ferrea e risoluta, con una grande forza sia morale che fisica». In quell’occasione la vicentina non è arrivata in vetta all’Everest ma «ha dimostrato di essere estremamente capace e di sentirsi a proprio agio in quei posti inospitali fatti di ghiaccio e neve». Quella prima esperienza le ha aperto le porte per altre cime, scalandone cinque sopra gli otto mila metri: il Shisha Pangma, il Makalu, il Gasherbrum II, il Dhaulagiri, il Manaslu. Sul Broad Peak succede l’imponderabile: il 18 luglio del 2009 trova la morte. Cristina in quegli anni si era fatta conoscere e apprezzare sia in Italia che in Pakistan, per le sue qualità umane e di scalatrice, lasciando un segno nell’alpinismo italiano e oltre. «Alla sua scomparsa – sottolinea Bellò – ci è sembrato giusto realizzare qualcosa che la ricordasse nel tempo. Sollecitati da Azrsas Amman, il primo scalatore pakistano a salire il K2 nel 1977, considerato un eroe nazionale, inizialmente abbiamo pensato di dedicarle un piccolo centro in un villaggio dove stavamo lavorando in quel periodo per realizzare un acquedotto: Ghotolti, situato nella valle di Ishkoman, nella regione del Gilgit-Baltistan, a nord del Pakistan, con poco più di mille abitanti». Da quella prima idea si è sviluppato un progetto più ambizioso che è iniziato a concretizzarsi nel 2013 con una serie di iniziative che hanno coinvolto la comunità locale: «In quell’anno abbiamo realizzato un documento ufficiale col magistrato locale, che sanciva la donazione del terreno e la gestione successiva della struttura. Nel 2017 abbiamo avuto i fondi per partire con i lavori e successivamente sono arrivate altre risorse che ci hanno consentito di completarla». È nato così il “Cristina Castagna Center” a Ghotolti, inaugurato il 10 agosto di quest’anno. A promuovere e accompagnarne la costruzione in vari modi c’è Tarcisio Bellò con l’associazione da lui presieduta, Montagne e solidarietà. «Realizzare questo centro è stato come fare una cordata: c’è chi è stato in testa e ha arrampicato, aiutando gli altri a salire. Tutti insieme abbiamo progredito verso la vetta conquistandola e realizzando questo nostro sogno. In tantissimi si sono uniti a questa cordata, sia italiani che pakistani, aiutando in diversi modi: con donazioni (attraverso l’associazione Montagne e solidarietà), l’aiuto in loco e tanto altro». Tra i pakistani che hanno collaborato, Tarcisio Bellò ricorda tre ingegneri che hanno seguito volontariamente il progetto e hanno coordinato tutti i lavori: Shahbaz Khan, Basharat Jan e Rani Habib. Fondamentale per la realizzazione dell’opera, è stato il coinvolgimento della comunità locale che in diversi momenti ha «espresso in maniera decisa e forte la volontà di portare a termine il progetto, per il bene del villaggio. Questo coinvolgimento si è manifestato in maniera commovente durante l’inaugurazione avvenuta il 10 agosto: tutto il paese di Ghotolti era in festa per l’occasione, con persone provenienti anche dalla valle circostante. Sono persuaso che il risultato più importante raggiunto in questi dieci anni che ci sono voluti per realizzare il “Cristina Castagna Center”, sia la relazione e la collaborazione che si è instaurata tra noi italiani e i pakistani. Questa unione di intenti, che è stata la chiave di volta di tutta l’iniziativa, ha generato un grande entusiasmo tra i locali: questo ci fa ben sperare per il futuro del progetto». Anche il Club alpino italiano nazionale ha sostenuto economicamente il centro come una delle iniziative parte del progetto K2–70  del Cai, dedicato alla  celebrazione del 70° anniversario della prima salita italiana del K2, nel 1954. «Il bello di questa realtà – spiega il presidente generale del Cai Antonio Montani – è che per realizzarla c’è stato un coinvolgimento totale della popolazione del piccolo villaggio pakistano. L’ho percepito nel giorno dell’inaugurazione. Mai come questa volta ho provato un’emozione così forte: al nostro arrivo a Ghotolti tutto il paese, dagli anziani ai bambini, erano pronti ad accoglierci. Ho visto tanta gioia nelle persone, una festa». Il “Cristina Castagna Center” nasce con l’obiettivo di generare una crescita economica per le popolazioni locali e promuovere, attraverso corsi di formazione, l’avvicinamento dei pakistani di quell’area, che presenta innumerevoli cime altissime, alle attività professionali legate all’alpinismo (sia quello di base per neofiti, che per guide himalayane). É previsto che ospiti corsi di alpinismo e una scuola di formazione sulle tecniche della montagna. Particolare attenzione viene data alla promozione della figura femminile. La struttura è attrezzata, tra le altre cose, con un dispensario farmaceutico, una sala comunitaria e un’area dedicata all’accoglienza dei turisti interessati alla montagna. «È veramente molto bello – conclude Tarcisio Bellò – immaginare che in futuro questo centro potrà fare la differenza per un’area povera del Pakistan. Ci sentiamo orgogliosi e onorati che, come italiani, abbiamo sostenuto questo progetto in quel Paese. Si continua così una relazione tra Italia e Pakistan iniziata con l’ascesa al K2 settant’anni fa».

Il sostegno

Il “Cristina Castagna Center” è stato realizzato con l’impegno dell’associazione vicentina Montagne e solidarietà, presieduta da Tarcisio Bellò. Numerosi alpinisti e volontari italiani dell’associazione hanno raggiunto negli anni Ghotolti, il villaggio al nord del Pakistan, vicino al confine con l’Afganistan, dove sorge l’opera. L’associazione si è anche occupata di consegnare il denaro raccolto per sostenere i lavori: in tutto 260 mila euro, di cui 30 mila dati dal Cai nazionale. Il centro è stato inaugurato il 10 agosto scorso.

Un’alpinista vicentina di grande umanità

Cristina Castagna, alpinista vicentina, ha scalato cinque montagne himalayane sopra gli 8 mila metri. Nata nel 1977 a San Quirico (comune di Valdagno), è morta nel 2009 sulla montagna del Broad Peak. A lei è stato dedicato il Center.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)