Europei di calcio. Pochi ma buoni: gli italiani in Germania aspettano la nazionale azzurra

La nazionale azzurra di calcio è attesa da diverse migliaia di nostri concittadini che in Germania abitano, lavorano. Siamo alla 4ª generazione che mantiene alto il senso di origine: e se le nuove generazioni sono oggi formate da giovani nati e cresciuti in quelle città industriali, minerarie, che – diciamo – accolsero i loro nonni e bisnonni dopo la prima guerra mondiale e poi con la grande emigrazione verso il nord Europa del secondo dopoguerra, ciononostante la maglia azzurra è sempre un richiamo di unità e passione. Sentirsi stranieri è un attimo per chi è emigrante

Europei di calcio. Pochi ma buoni: gli italiani in Germania aspettano la nazionale azzurra

Ancora calda e possente è la gioia per le 24 medaglie (11 ori, 9 argenti, 4 bronzi) conquistate dagli atleti italiani ai Campionati europei di atletica leggera di Roma, davanti a un festante presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che già la nostra mente di affamati tifosi si sposta verso le terre germaniche, che ospiteranno dal 14 giugno al 14 luglio i Campionati europei di calcio. L’Italia partecipa, in un girone complesso, con Albania, Spagna e Croazia. La nazionale non viene da un periodo esaltante, anche se in Germania sarà lei a rimettere in gioco la Coppa, vinta nell’ultima edizione tenutasi in Gran Bretagna. Ma prima e dopo ci sono stati due campionati mondiali senza qualificazione e tanti proclami, problemi, che in un certo qual modo si scontrano con gli splendidi risultati dell’atletica o del nuoto per esempio (Gregorio Paltrinieri, ieri oro nella 10km di fondo), frutto di una programmazione su lunga distanza che oggi paga, moneta sonante e sogni di gloria.

Eppure, programmazione, bel gioco, risultati o no,

la nazionale azzurra di calcio è attesa da diverse migliaia di nostri concittadini che in Germania abitano, lavorano.

Siamo alla 4ª generazione che mantiene alto il senso di origine: e se le nuove generazioni sono oggi formate da giovani nati e cresciuti in quelle città industriali, minerarie, che – diciamo – accolsero i loro nonni e bisnonni dopo la prima guerra mondiale e poi con la grande emigrazione verso il nord Europa del secondo dopoguerra, ciononostante la maglia azzurra è sempre un richiamo di unità e passione.

Sentirsi stranieri è un attimo per chi è emigrante.

Sono poco oltre 1 milione e mezzo gli italiani residenti in Germania tra cittadini italiani e italo-tedeschi.

Ad essi vanno aggiunti molti non rilevati, quella onda lunga dell’emigrazione parentale che resta sottaciuta per pudore, in attesa di un ritorno che spesso non avviene mai. Saranno in molti tra di loro a tifare Italia dagli spalti del Westfalenstadion di Dortmund sabato 15 giugno, per l’esordio contro l’Albania.

Giovedì 20 giugno, spostandosi di 35 chilometri verso ovest, restando nel Land Renania Settentrionale-Vestfalia, gli azzurri incontreranno la Spagna nella Veltins-Arena di Gelsenkirchen. Gli azzurri chiuderanno il girone contro la Croazia, terza al mondiale del 2022 in Qatar, nell’avveniristico stadio di Lipsia, nella Sassonia epigone della ex Germania dell’Est, la Red Bull Arena. In linea retta sono circa 5 ore di macchina da Gelsenkirchen a Lipsia, strade che attraversano molta di quella Germania che ha accolto i lavoratori dell’emigrazione della fame postbellica: che tanto hanno dato per la ricostruzione delle capacità industriali tedesche attraverso il piano Marshall, ma che in quelle terre hanno sofferto per acquistare un rispetto e una fiducia mica tanto scontati.

Quei migranti, che pagarono dazio al non avere diritti chiari a cui appellarsi, sostituirono i circa 600mila soldati italiani internati nei campi di lavoro nazisti, nelle fabbriche di armi e nelle acciaierie e nelle miniere: di quei soldati dimenticati dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, molti morirono di stenti, altri nei massacri nazisti verso la fine della guerra, almeno 45mila sulla via del ritorno e di malattia entro il 1946. Proprio a Gelsenkirchen c’erano diversi campi di segregazione dei militari italiani. Circa 100mila tornarono in Italia. Tanti si fermarono, nonostante il disprezzo e la nomea di traditori badogliani.

Gli italiani di Germania oggi sono la somma degli eredi di quei soldati e dei migranti della prima ora, ma sono anche giovani studenti partiti per specializzarsi, intere comunità che si sono ritrovate nelle acciaierie della Renania, nelle fabbriche d’automobili della Baviera e nelle miniere carbonifere della Ruhr.

Cosa significhi per questi italiani all’estero la maglia azzurra lo abbiamo visto in tante occasioni. Il tricolore sventolerà e molte saranno le maglie azzurre negli stadi dell’Europeo, ma saranno sicuramente minoranza rispetto alla preponderante presenza, oggi, di emigrati albanesi e croati che riempiranno in maggioranza gli stadi di Dortmund e Lipsia.

Con gli spagnoli, alla fin fine, ce la giochiamo, e forse proprio a Gelsenkirchen gli spalti potrebbero essere equamente divisi. Ma la grande emigrazione balcanica in Germania a partire dalla dissoluzione della Jugoslavia con la guerra civile degli anni ’90 del secolo scorso, e dopo il crollo del regime ateista di Enver Hoxha in Albania, hanno fatto affluire nella Germania Unita centinaia di migliaia di lavoratori e studenti e laureati che oggi sono, insieme con la comunità turca e siriana, i gruppi nazionali più numerosi. E anche rumorosi quando si tratta di tifare per le proprie squadre.

In alcuni Länder della ex Germania dell’Est, come la Sassonia, la presenza italiana è molto piccola. Si può quindi aspettare una Red Bull Arena piena di bandiere con gli scacchi biancorossi croati. La nuova Italia del ct Spalletti dovrà issarsi sulle spalle quelle donne e uomini che, sicuramente, non faranno mancare il loro supporto agli Azzurri, stringendosi a coorte con loro. E poi, vinca il migliore.

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Fonte: Sir