Atletica, La Torre che si erge al centro del nuovo regno azzurro

A scuola si chiamava ora di ginnastica e di ginnastica, o meglio dell’idea di plasmare il corpo dell’atleta come luccicante biglietto da visita propagandistico, si alimentava l’ideologia di due dei tre Paesi che quell’anno si piazzarono sul podio dei Campionati europei di atletica leggera.

Atletica, La Torre che si erge al centro del nuovo regno azzurro

Era il 1990 e si disputarono a Spalato, in Jugoslavia. Una Nazione non più esistente, come la stessa Unione Sovietica, arrivata terza nel medagliere generale, o come la Germania Est, sullo scalino più alto, prima del suo tramonto politico. Al quarto piazzamento, appena fuori dal podio sbucava l’Italia, in grado di vincere cinque ori, ma soprattutto mettere al collo dei suoi atleti 12 medaglie, la miglior performance di sempre di una compagine azzurra d’atletica. Prima di oggi. Mentre andiamo in stampa, a Roma sono in corso i Campionati europei: sono già sette gli ori conquistati, ma a riscrivere le nostre pagine tricolori di sport c’è quel numero 15 nel medagliere generale (sulle 75 momentaneamente assegnate). Insomma, anche se non definitivo, è già il risultato più brillante di sempre. Hanno i nomi e i cognomi di Antonella Palmisano e Valentina Trapletti, prima e seconda nella marcia 20 chilometri; così come primo e secondo si sono piazzati Marcell Jacobs e Chituru Ali nei 100 metri piani. Ma citiamo anche Lorenzo Simonelli, Yeman Crippa, Nadia Battocletti e Zaynab Dosso. E stiamo lasciando “fuori” altri successi per fare spazio all’artefice, forse, di tutto questo: Antonio La Torre insegna Metodi e didattiche delle attività sportive dell’Università di Milano (e già dovrebbe dirci molto della sua filosofia) e dal 2018 è direttore tecnico della Federazione italiana di atletica leggera. Ha lasciato Manfredonia a 9 anni, periferia dell’esistenza, e ha cercato il presente/ futuro dell’atletica nelle stesse periferie dello stivale. Talenti da sgrezzare e che hanno portato alla crescita di un intero movimento. Alla base di tutto, per La Torre c’è il concetto di “noi” nella preparazione, oltre l’“io”, anche in sport individuali. E la consapevolezza dei propri limiti, che non vanno mai nascosti, ma riconosciuti e affrontati.

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)