"Rincorrendo gli orazi e curiazi". Sabato su Rai 5 il documentario "In Bloom Tito Livio" made in Unipd. Prima produzione universitaria in RAI
È un gioco di scatole cinesi il documentario “IN BLOOM | TITO LIVIO” per la regia di Denis Brotto, docente di Cinema e nuove tecnologie all'Università di Padova e Presidente del Corso di Laurea magistrale in Strategie di Comunicazione, che andrà in onda sabato 14 novembre, alle 21.15, su RAI5, l’ammiraglia della cultura del servizio pubblico.
Si tratta della documentazione filmata dello spettacolo “Orazi e Curiazi - Patavium Rave” messo in scena nel Palazzo della Ragione di Padova nel 2017, allestito da Roberto Tarasco, diretto da Gabriele Vacis con protagonista Marco Paolini e un centinaio di studenti dell’Università di Padova e
delle scuole superiori di Padova.
Ripercorrendo i passi che hanno condotto al documentario, più che Chinese boxes, sembrano
essere magic boxes i passaggi che hanno portato a In Bloom – Tito Livio. L’origine di tutto è la
versione della storia degli Orazi e Curiazi riportata da Tito Livio (Hist. I, 24-25) due
millenni fa. Quella che abbiamo imparato a conoscere dalla frase “quippe imperium agebatur in tam paucorum virtute atque fortuna positum” in cui appunto era in gioco un'egemonia affidata al valore e alla fortuna di così pochi uomini.
Da questo primo involucro scenico emerge però la versione del 1934 in forma di dramma didattico di Bertolt Brech che ha per titolo "Gli Orazi e Curiazi. Rappresentazione per le scuole". Nel 2017 Gabriele Vacis rilegge nel suo “Orazi e Curiazi. Patavium Rave” queste pagine brechtiane riuscendo a coordinare 100 ragazzi di età e formazione diversa mettendoli in scena con Marco Paolini. Nel dramma brechtiano il peso dei cori (oraziano e curiaziano) è essenziale: si schierano come protagonisti nelle tre tenzoni degli arcieri, degli opliti e dei vèliti fino all’epilogo in cui l’astuzia del vèlite oraziano divide i nemici e vince.
«Ho utilizzato anche per questo lavoro il “metodo della schiera”, una pratica che allena all’ascolto - ha detto il regista Gabriele Vacis commentando lo spettacolo -. Si comincia semplicemente con il camminare naturalmente, senza affettazioni, abbandonando tutti i clichés e le rigidità a cui siamo abituati. Sembra semplice ma è un lavoro enorme. Negli esercizi della schiera c’è un po’ di tutto, inteso come distillazione di percorsi, che passano attraverso e soprattutto le pratiche dei maestri del Novecento da Stanislawski a Grotowsky, del cui lavoro, in
qualche modo, siamo gli eredi. Quello che facciamo è far diventare spettacolo proprio questo. Questa non è preparazione allo spettacolo.
I ragazzi non sanno esattamente quello che faranno quella sera, c’è un margine di improvvisazione molto ampio dentro alla schiera che pone regole molto precise e rigorose a cui i ragazzi devono attenersi. E queste regole servono proprio a far scattare la loro creatività». Ma il gioco delle scatole, aperte una dietro l’altra, si potrebbe allargare anche al luogo scenico oltre che alla genesi del racconto.
«Nello spettacolo, il suono sarà grande protagonista, così come lo saranno i luoghi in cui verrà rappresentato, che non hanno bisogno di nessun artificio. Palazzo della Ragione - sottolinea Roberto Tarasco a cui si deve l’allestimento - è una scenografia naturale stupenda, è un luogo fantastico che parla da sé. Credo sia importante nel teatro di oggi recuperare più che la rappresentazione, l’evocazione proprio com’era nel teatro antico, luogo di connessione e comunicazione».
Non è stata un’astratta costruzione mentale quella andata in scena: «La trasposizione teatrale
della storia degli Orazi e i Curiazi, magistralmente portata sul ‘palco’ di Palazzo della Ragione - afferma Annalisa Oboe, Prorettrice Prorettrice alle relazioni culturali, sociali e di genere dell'Università di Padova - è l’operazione più avventurosa e audace messa in campo per le celebrazioni liviane. Siamo partiti da quella storia antica di conflitto, astuzia, coraggio e sconfitta, e siamo arrivati a uno spettacolo maestoso, un vero e proprio Patavium rave, che è stato una straordinaria festa di corpi e voci in movimento. Come Ateneo abbiamo fortemente voluto che le celebrazioni includessero uno spettacolo teatrale, perché il teatro è una forma
d’arte ricca e piena: è testo, azione, silenzio, parola, luce, emozione, e ci è sembrato che potesse offrire un intervento culturale e artistico importante per accostare i racconti antichi di Livio da qui e ora, a distanza di duemila anni, a Padova e nel 2017. Paolini e Vacis hanno proposto di riprendere un testo didattico di Brecht, cioè di un dramma fatto per insegnare a potenziali attori a fare gli attori, che ci parla non solo della grande forza pedagogica
dei racconti liviani, ma anche di come antico e moderno, passato e presente, continuano a
fertilizzarsi a vicenda. Si tratta di un gesto importante - conclude Annalisa Oboe -. Ci dice
di come si fa educazione, di come si pensa alle generazioni future, cogliendo l’insegnamento
del passato e portandolo avanti, nella contemporaneità, piegandolo a linguaggi e a
modi espressivi diversi, che abbiamo visto in scena con Orazi e Curiazi».
E infine il documentario “IN BLOOM | TITO LIVIO” del regista Denis Brotto prodotto
dall’Università degli studi di Padova, a cura di Annalisa Oboe, e tratto dallo spettacolo “Patavium Rave” di Gabriele Vacis con Marco Paolini e che vedremo sugli schermi di RAI 5 sabato 14 novembre alle 21.15.
«In Bloom è il film che chiude un lungo percorso di celebrazioni che l’Università ha dedicato a Tito Livio. Si tratta di un documentario iniziato per me nel 2017, quando sono stato invitato dalla prorettrice Annalisa Oboe a dare una visione filmica allo spettacolo “Patavium Rave” di Gabriele Vacis, Marco Paolini e Roberto Tarasco. Ho dunque cercato di immaginare - commenta Denis Brotto - il modo più idoneo di riportare visivamente il loro lavoro, provando ad esaltare la loro idea di estendere il palcoscenico sino ad inglobare l’intero salone di Palazzo della Ragione. Una modalità di enorme impatto, soprattutto perché permetteva a un centinaio di ragazze e ragazzi coinvolti nello spettacolo di divenire, per una notte, sovrani assoluti di uno spazio di immenso valore storico-artistico e di muoversi al suo interno con rara levità. “In Bloom” ripropone alcuni dei momenti di maggior forza espressiva di quella notte e li mette in dialogo con le prove dello spettacolo che, nella grande tradizione di Vacis, divengono un ambito aperto alle modulazioni del corpo e della voce, con esercizi, canti, vocalizzi, improvvisazioni e, su tutto, una immensa vicinanza fisica.
Vista oggi, credo sia proprio questa vicinanza ad imprimere una impressione al contempo dirompente e per certi aspetti malinconica. La sera della prima, il 30 settembre 2017, durante lo spettacolo - conclude Brotto - io ero al tavolo di regia a coordinare le riprese e la mia visione dello spettacolo era dunque mediata dai monitor. Ricordo con particolare intensità il momento in cui ragazze e ragazzi in scena iniziano a correre lungo l’intero spazio di Palazzo della Ragione lasciando erompere un sentimento di profonda vitalità e innocenza. Quel frangente riuscì per un attimo a distrarmi dal mio ruolo ed è senz’altro per me uno dei momenti di maggior emozione».
Fonte: Università di Padova