La regina è tornata. Su Netflix la serie evento “The Crown” alla terza stagione con cast rinnovato a cominciare dal premio Oscar Olivia Colman
Tante le novità a cominciare dal cambiamento quasi totale del cast, per segnare un cambio di passo temporale-narrativo. Tra i nuovi ingressi il premio Oscar Olivia Colman nei panni della regina, Helena Bonham Carter in quelli della principessa Margaret e Tobias Menzies nel ruolo del principe Filippo
“God Save the Queen” recita l’inno nazionale del Regno Unito, inno che vale anche per il colosso dello streaming Netflix. Da domenica 17 novembre, infatti, è online sulla piattaforma la terza, attesissima, stagione della serie “The Crown” (dal 2016) firmata da Peter Morgan, che racconta la storia della corona inglese sotto Elisabetta II. Tante le novità a cominciare dal cambiamento quasi totale del cast, per segnare un cambio di passo temporale-narrativo. Tra i nuovi ingressi il premio Oscar Olivia Colman nei panni della regina, Helena Bonham Carter in quelli della principessa Margaret e Tobias Menzies nel ruolo del principe Filippo. Il Sir e la Commissione nazionale valutazione film della Cei hanno subito visto i primi episodi.
La storia inglese dal 1964 al 1977. Con le prime due stagioni di “The Crown” abbiamo assistito all’ascesa al trono di Elisabetta II nell’immediato Secondo dopoguerra, tra incertezze iniziali, tensioni muscolari con il primo ministro Wiston Churchill – divenuto poi prezioso consigliere per la sovrana –, e il complesso equilibrio nel matrimonio con il principe Filippo nonché il vorticoso rapporto con la sorella Margaret, in cerca di un suo ruolo alla luce del sole a palazzo.
Nella terza stagione entriamo negli anni della maturità di Elisabetta II, dal 1964 al 1977, ormai madre e padrona della scena politica inglese e internazionale. Le sfide cui si trova davanti all’età di quarant’anni non sono poche a cominciare dalla crisi finanziaria dello Stato, con la richiesta di un prestito agli Stati Uniti sotto la presidenza Johnson, ma anche i problemi occupazionali interni e il cambio di primo ministro, con l’arrivo a Downing Street di Harold Wilson, esponente del Labour Party.
Ancora, Elisabetta è chiamata a fronteggiare anche tragedie che sconvolgono il Paese, come il disastro di Aberfan nel Galles nel 1966, dove un’ondata di fango da estrazione di carbone provoca la morte di oltre un centinaio di bambini. Non da ultimo, la sfida più grande per la regina sembra ricondurla sempre a palazzo, impegnata a gestire e soprattutto contenere la crescente irrequietezza della famiglia, su tutti l’insofferente marito Filippo e la sorella Margaret, cui va stretto il ruolo di seconda.
Il cast da Oscar. Non poche erano le perplessità su questa terza stagione di “The Crown”, a cominciare dal cambio di cast. A portare al successo le prime due stagioni erano stati Claire Foy (Golden Globe), Matt Smith, Vanessa Kirby e John Lithgow (Emmy Award). In particolare la Foy aveva reso un’interpretazione della giovane regina Elisabetta con impressionante bravura e aderenza, tanto nell’aspetto che nella gestualità, ma anche nel lasciar trasparire con grande contegno tutta la conflittualità interiore della donna, tra impulsi giovanili e doveri istituzionali.
Dai primi episodi di “The Crown 3” non emerge alcun passo falso, anzi. I nuovi volti si inseriscono alla perfezione in un racconto sempre di grande forza e fascino. A catalizzare l’attenzione è soprattutto lei, Olivia Colman, una delle più importanti e versatili interpreti inglesi del momento, che ha trovato grande popolarità in Tv con “Broadchurch” (2013-17), “The Night Manager” (2016), imponendosi poi a Hollywood con i film “Assassinio sull’Orient Express” (2017) e “La favorita” (2018), che le ha permesso di vincere il suo primo Oscar.
La Colman ha raccolto egregiamente il testimone da Claire Foy, non facendo emergere alcuno scalino tra le due interpretazioni. È entrata anche lei nei panni della regina, tratteggiando il personaggio con acume, ironia e compostezza. Le sue movenze sono controllate, il suo sguardo è penetrante, alternando toni algidi e lampi di brillantezza. Da applauso.
Le penna di Peter Morgan. La scrittura di Peter Morgan, geniale autore londinese che per il cinema ha firmato i copioni di “The Queen” (2006), “Frost/Nixon” (2008) e “Hereafter”, è robusta, puntuale e incalzante. Morgan, prendendo le mosse dal suo spettacolo teatrale “The Audience” (2013), ha costruito un racconto della monarchia inglese sotto il regno di Elisabetta II esplorando dinamiche del Paese, tra fratture e cambiamenti, e gli accadimenti familiari a Buckingham Palace. La Storia del Novecento viene letta quindi attraverso lo sguardo di una donna, di una sovrana, stretta nel difficile ruolo tra sfera personale e irreprensibile condotta richiesta dalla corona (“The Crown must always win”, si sente ripetere continuamente). Peter Morgan in questa terza stagione, a giudicare dai primi episodi, oltre a confermare la qualità della scrittura e la compattezza della narrazione, sembra essersi persino superato, raccordando ogni passaggio nel dettaglio, alla perfezione, grazie anche a una regia che tiene bene il passo e a impunture musicali sfiziose.
“Pure British drama”. “The Crown 3” rappresenta il meglio della produzione audiovisiva di matrice inglese oggi, che ha elevato di fatto il livello della qualità narrativa in generale delle serialità Tv ed è divenuta modello di riferimento nel racconto storico.
“The Crown” è un prodotto, come indicato, dalla scrittura presente e vigorosa, cui si raccorda un cast solido e assolutamente convincente. A ben vedere, però, la cosa che si apprezza forse di più è l’eccellenza della messa in scena, con una cura formale di rara bellezza e meticolosità – superlativi i costumi e le ambientazioni, la scenografia –, che permette allo spettatore di essere totalmente rapito nelle maglie della Storia, senza temere lungaggini o smarrimenti d’attenzione. Gli snodi narrativi, tra politica, economia e scene da mélo familiare, si susseguono e amalgamano in maniera fluida, avvincente, tanto da spingere lo spettatore a passare con rapidità da un episodio all’altro in chiave “binge-watching”.
Già solo un titolo come “The Crown” vale il prezzo dell’abbonamento di un mese su Netflix, e questo il colosso dello streaming – che sta rivoluzionando anche il cinema – lo sa bene. La serie, infatti, è una delle più costose mai realizzate, con uno stanziamento di budget di oltre 100 milioni di sterline a stagione (ognuna è da 10 episodi). In tempi di profonda incertezza Oltremanica, con la Brexit che morde ai fianchi e una società sempre più smarrita, la corona, o meglio la regina Elisabetta, rimane la vera certezza. È proprio il caso di dire “God Save the Queen”!