L’intuito di Blanca. Su Rai Uno e RaiPlay la serie “Blanca” targata Lux Vide con Maria Chiara Giannetta
Dalla penna di Patrizia Rinaldi, il talento investigativo di una giovane donna non vedente.
La giustizia è donna. Sempre più spesso nelle serie Tv il volto della giustizia è femminile. Guardando all’ultima stagione Tv, 2020-21, le serie crime-poliziesche più riuscite sono infatti “Imma Tataranni. Sostituto procuratore” (Rai Uno) con Vanessa Scalera, “Le indagini di Lolita Lobosco” (Rai Uno) con Luisa Ranieri come pure “Petra” (Sky Cinema e Now) con Paola Cortellesi. Certo, senza dimenticare la folgorante miniserie statunitense “Omicidio a Easttown” (“Mare of Easttown”, targata Hbo e disponibile su Sky) con Kate Winslet, incoronata agli Emmy Award lo scorso settembre. Donne forti, di grande temperamento, profondamente umane, dunque imperfette, ma con una tenacia e un talento investigativo fuori dal comune. Ultima arrivata è ora Blanca, interpretata da Maria Chiara Giannetta (già primo capitano donna dei Carabinieri nella serie “Don Matteo”), protagonista dell’omonima miniserie in sei puntata in onda su Rai Uno e su RaiPlay, una produzione Lux Vide con Rai Fiction.
Genova nel cuore. Blanca è una giovane donna sulla trentina che presta servizio presso il commissariato di Genova. Blanca ha un talento straordinario nell’analizzare i dettagli sulla scena del crimine, abilità però guardate con sospetto dai suoi colleghi: molti dubitano di lei perché ha una disabilità visiva. A supportarla c’è l’ispettore Liguori (Giuseppe Zeno), mentre a osteggiarla apertamente è il commissario Bacigalupo (Enzo Paci)…
Pros&Cons. È proprio una bella sorpresa la miniserie “Blanca”, sei episodi in onda da fine novembre su Rai Uno. Diretta da Jan Maria Michelini – regista sempre più di punta in casa Lux Vide, firmando in particolare il medical drama “DOC. Nelle tue mani” e il crime finanziario “Diavoli” – insieme Giacomo Martelli, la miniserie “Blanca” è scritta tra gli altri da Francesco Arlanch, prendendo le mosse dal soggetto letterario di Patrizia Rinaldi.
Perché è così originale, convincente, “Blanca”? Anzitutto per la caratterizzazione della protagonista, che la Gianneta abita con grande intensità e accuratezza: Blanca è una giovane donna con disabilità visiva che si muove nella vita privata e sul lavoro con grande sicurezza, determinazione, ma anche costante (auto)ironia. Non si nasconde dietro alla sua disabilità, al contrario ci scherza su facendo in modo che non venga mai trattata in maniera differente. Blanca è una donna, una professionista come tutti, al di là della sua cecità. Anzi, rispetto ai suoi colleghi, la giovane detective mostra più acume e sensibilità. Accanto a lei c’è il fedele cane Linneo, una bulldog americana, come pure l’ispettore Liguori, il sempre misurato Giuseppe Zeno.
A funzionare particolarmente bene in “Blanca” è però anche la dinamica di racconto, la regia, davvero agile e fresca, persino innovativa, che guarda con convinzione a modelli narrativi angloamericani. Applausi! Nell’insieme, la miniserie è un mix riuscito di poliziesco, romance e dramma introspettivo, capace di appassionare un pubblico di vasto. Dal punto di vista pastorale “Blanca” è consigliabile, problematica e adatta per dibattiti.