“Io voglio sapere che cos'ho”: il grido della sclerosi multipla a Sanremo
L'urlo di Antonella Ferrari ha riempito il palco dell'Ariston: dall'esasperante attesa della diagnosi alla “liberazione” quando questa è arrivata. L'attrice, ferma da un anno a causa della pandemia, ora sogna di tornare a lavorare, perché “io non sono la sclerosi multipla: io sono un'attrice e voglio continuare a recitare”
Il vestito rosso acceso, la stampella dai colori sgargianti, l'espressione decisa e la voce tuonante: così Antonella Ferrari ha tenuto in pugno, per cinque minuti, il pubblico di Sanremo, riempiendo il teatro vuoto con un racconto che si è fatto grido: “Io voglio sapere che cos'ho”, ha urlato ripetutamente, rivolta un medico di peluche, mentre ricostruiva così il drammatico percorso verso la diagnosi. “Ho passato quasi 20 anni della mia vita girando tra decine di medici, raccontando loro sempre gli stessi sintomi – ha ricordato, nel monologo che fa parte del suo spettacolo, “Più forte del destino”. E via l'elenco dei primi e dei successivi segni della malattia: un elenco lungo, straziante. “Sono stanca: che cosa si può fare, cosa possiamo fare? Io voglio sapere che cos'ho!”.
Alla fine, la diagnosi è una liberazione: “Potrò smettere di avere paura della paura, non sarò più l'ombra claudicante della malattia, ma sarò io, luminosa, anche quando sarà buio”, ha concluso.
Ma sul palco dell'Ariston, Ferrari non ha portato solo la voce di chi ha la sclerosi multipla: ha dato voce, invece, anche agli attori che, come lei, sono fermi ormai da un anno: “Questo è ossigeno pure – ha assicurato, ringraziando per l'invito a Sanremo - Io non sono la sclerosi multipla, sono Antonella ferrarti e voglio essere un'attrice che vuole continuare a recitare”.
Una testimonianza, la sua, che ha toccato il cuore a tanti, soprattutto a chi, direttamente o indirettamente, ha la sclerosi multipla nella propria vita: “Ho appena visto Antonella Ferrari raccontare la sclerosi multipla in un modo incredibile – scrive Ivano Eberini, professore all'università di Milano, studioso di questa patologia - La paura, la stanchezza, la rabbia e anche la fiducia dopo la diagnosi: quella nella ricerca, nella scienza, nella medicina e nella grande famiglia di Aism (di cui Antonella Ferrari è madrina, ndr). Sentimenti che si sono sovrapposti, alternati e susseguiti, gli stessi che ho visto spesso sui volti e nelle espressioni di molte persone, di amiche e di amici con la sclerosi multipla. Antonella Ferrari è stata bravissima. Ha raccontato tutto in pochi minuti e con poche, pochissime parole chiave, chiare e ripetute. Parole che sanno turbare, inquietare, ma anche parole che illuminano e che sono capaci di tranquillizzare. Dietro a quei cambiamenti repentini di prospettiva, ci sono strade e percorsi che si sfiorano, si sovrappongono e si intrecciano di continuo”.
“Solo chi vive sulla propria pelle una diagnosi come la sclerosi multipla può capirla e rappresentarla umanamente – commenta una paziente, Emanuela - Nel mio caso ci sono voluti pochi mesi dal sospetto alla vera e propria diagnosi. Allora ero una giovane moglie e mamma, la quale alla sentenza di Sclerosi Multipla ha scatenato tanta paura tanta rabbia e incertezza del futuro. Ho cercato sempre di non abbattermi e ho tirato fuori una forza che non credevo di avere. Certo, non è sempre facile ma una guerra si combatte con forza e tenacia. Non darò mai vittoria alla sclerosi multipla”.
Cinzia, figlia di una donna con sclerosi multipla, ieri sera ha pianto: “Mia madre si è ammalata 36 anni fa, non si sapeva ancora niente di questa malattia. E con questo monologo mi è tornato in mente tutto quello che ha vissuto. All' epoca aveva 33 anni, io dieci”.
Chiara Ludovisi