Il volto di Dio, negli uomini
In un tempo eternamente connesso, in cui siamo chini sui nostri smartphone o abbiamo gli occhi incollati agli schermi dei nostri pc o tablet, torna all’inizio di questo nuovo anno l’invito ad alzare lo sguardo e a cercare il “volto” dell’altro.
Nessuno di noi ha visto il suo volto. Ma le macchie di giallo, grigio e bianco del suo quadro hanno incuriosito e catturato l’attenzione dei dieci milioni di italiani che, in televisione o attraverso i social media, hanno seguito il discorso di fine anno del presidente Mattarella.
Lui è Diego Salezze, veronese, classe 1973. Figlio d’arte, ha iniziato a dipingere quand’era ancora bambino. È un uomo che parla poco. Preferisce toccare le mani del suo interlocutore, dopo avergli chiesto il permesso. Insieme alla pittura, questo è uno dei modi con cui comunica. I colori sono il linguaggio con cui dialoga con un mondo che fatica spesso a fare il primo passo per cercare di entrare in comunicazione con chi usa un linguaggio “diverso” dal proprio. Un quadro, quello di Salezze, che esprime “creatività e capacità di comunicare e partecipare” – ha ricordato Mattarella – realizzato nel Centro regionale di cura per l’autismo di Verona, uno dei tanti “luoghi straordinari dove il rapporto con gli altri non è avvertito come un limite, ma come quello che dà senso alla vita”.
Nessuno di noi ha visto il suo volto. Ma è rimasto incuriosito e catturato dalla sua opera.
Guardo quella “macchia” – così Salezze preferisce chiamare le sue opere -, tanto “diversa” nella sua semplicità dal sontuoso arredamento del Quirinale, penso alla storia del suo autore e al suo volto (scoperto grazie a una rapida ricerca su Google) e mi tornano in mente le parole con cui Papa Francesco, il 1° gennaio, ha commentato durante l’Angelus, l’antichissima benedizione con cui i sacerdoti israeliti benedicevano il popolo. “In questa stessa formula – ha detto -, per due volte si nomina il “volto”, il volto del Signore. Il sacerdote prega che Dio lo “faccia risplendere” e lo “rivolga” verso il suo popolo, e così gli conceda la misericordia e la pace”.
Un tema, quello del “volto” di Dio, che Francesco ha posto in questi giorni anche al centro di un tweet: “Guardando Gesù vediamo il volto di Dio Amore, e impariamo a riconoscerlo nei volti dei nostri fratelli” (27 dicembre 2018).
In un tempo eternamente connesso, in cui siamo chini sui nostri smartphone o abbiamo gli occhi incollati agli schermi dei nostri pc o tablet, torna all’inizio di questo nuovo anno l’invito ad alzare lo sguardo e a cercare il “volto” dell’altro. “Dio si è rivelato nel volto di un uomo – ci ricorda Papa Francesco – e, pur rimanendo inaccessibile, come un Sole che non si può guardare, irradia la sua grazia su ogni creatura e, in modo speciale, sugli uomini e le donne, nei quali maggiormente si rispecchia”.
Volti che incontriamo nella vita di tutti i giorni, per le vie dei nostri paesi e città. Volti che incontriamo anche lungo le strade di internet, con cui ci capita di fare “community”, ma con cui siamo chiamati ad essere “comunità”.
Irene Argentiero