Il trono di Scozia. Su Sky e Now le 5 stagioni della serie “Outlander” con Caitriona Balfe e Sam Heughan
La storia dai romanzi storico-fantasy di Diana Gabaldon. Tra “Braveheart” e “Trono di Spade”.
Scotland Forever. Queste due parole si era impresso sulla pelle Sean Connery, memorabile attore scomparso nel 2020, divenuto ambasciatore della Scozia nel mondo del cinema e della cultura. E proprio la verde Scozia è stata spesso raccontata sullo schermo: da “Highlander” (1986) con lo stesso Connery a “Braveheart” (1995) di e con Mel Gibson, vincitore di 5 premi Oscar tra cui miglior film e regia; e ancora gli scenari della saga “Harry Potter”, l’animazione Disney “Ribelle” (2012), il cinema di impegno civile di Ken Loach “La parte degli angeli” (2012) fino al più recente “Outlaw King” (2018). Dal 2014-15 prende avvio la serie Tv “Outlander” (a oggi 5 stagioni, 67 episodi) tratta dai romanzi di Diana Gabaldon (8 nella versione internazionale, a partire dagli anni ’90), un racconto epico-avventuroso che mette a tema il sogno di indipendenza di una coppia, di un popolo, in un viaggio che aggancia due epoche, XVIII e XX secolo.
Claire e Jaime. Highlands, Scozia. È da poco finita la Seconda guerra mondiale, Claire (Caitriona Balfe) e suo marito Frank (Tobias Menzies) si prendono dei giorni di vacanza per festeggiare la luna di miele. Visitando il sito archeologico di Craigh na Dun nei pressi di Inverness, Claire finisce catapultata nel 1743. Sconvolta e scampata all’arresto delle truppe inglesi, la donna trova riparo a Castle Leoch grazie al giovane fuggitivo Jamie Fraser.
Pros&Cons. Finalmente “Outlander”! Inserita nella programmazione dei principali network e piattaforme dal 2015 – negli Stati Uniti su Starz, in parte dell’Europa su Netflix –, approda da luglio 2021 in maniera completa su Sky Serie e sulla piattaforma Now. “Outlander” nasce dall’intuizione del produttore-regista Ronald D. Moore (“Star Trek”, “Roswell”, “For All Mankind”), quella di portare sullo schermo i romanzi storico-fantasy di Diana Gabaldon, forte probabilmente del successo del quasi contemporaneo “Trono di Spade” lanciato nel 2011. Molti sono infatti i punti di contatto, a cominciare dalle formule del racconto e dal linguaggio, spesso diretto e senza filtri. La specificità di “Outlander” risiede però nell’elemento romance: la figura del medico Claire, a cavallo tra due epoche, è raccontata soprattutto per l’amore totale nei confronti del combattente indipendentista Jamie Fraser. La loro storia è il filo rosso del racconto, che si irrobustisce e consolida nel corso di cinque stagioni, oscillando dai paesaggi suggestivi della Scozia a quelli incontaminati del North Carolina nell’America di fine ‘700. Un racconto di certo epico, avventuroso, dove la Storia sconfina nel fantastico. Ci sono non poche furbizie narrative, è vero, e in alcuni momenti dei passaggi persino disturbanti (la serie è indicata solo per un pubblico adulto), ma nel complesso il corpus di “Outlander” è quello di una narrazione valida e avvincente: il percorso di due innamorati che affrontano le sfide del tempo edificando il proprio amore e la propria famiglia, esplorando anche temi attuali come i diritti civili, la parità professionale uomo-donna, inclusione sociale e abolizione barriere discriminatorie.