Il linguaggio del documentario per non dimenticare le violenze della Shoah
In occasione della Giornata della memoria, il nuovo archivio del documentario italiano si arricchisce con 6 nuovi titoli, visibili gratuitamente anche dall’estero, per ricordare gli orrori commessi dai nazi-fascisti. I film si aggiungono ai 160 documentari già disponibili
Sei documentari gratuiti e aperti a tutti, con testimonianze dirette e ricostruzioni storiche, per non dimenticare le violenze della Shoah. Sono disponibili nuovi titoli su “Documentando. Archivio del documentario italiano”, la neonata piattaforma digitale di conservazione e visione dei documentari italiani, ideata dall’associazione Der Documentaristi dell’Emilia-Romagna in collaborazione con la Regione la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna. I film, visibili da tutti anche dall’estero, si aggiungono ai 160 documentari già disponibili nell’archivio online in espansione, che mette insieme opere ormai fuori dal circuito commerciale.
Documentando offre poi molti titoli, raggruppati nell’area tematica “Storia”, che raccontano gli orrori della Shoah e dei campi di sterminio. C’è Caserme Rosse - Il lager di Bologna (2009) di Danilo Caracciolo e Roberto Montanari, documentario che racconta il lager (dimenticato) delle Caserme Rosse di Bologna, un lager nazista di prigionia e poi di “smistamento” dove transitarono circa 36mila persone tra resistenti, ebrei e altri uomini “sgraditi” alla Germania hitleriana e agli asserviti fascisti italiani.
La Trilogia della Memoria (2005) di Primo Giroldini è, invece, una raccolta composta da tre documentari frutto del progetto “Archivi audiovisivi della memoria”, realizzato con la collaborazione dell'Isrec di Parma e del progetto “Effetto Notte”: Io sono ancora là (sulla deportazione a Mauthausen) Patrioti, ribelli (sulla lotta di liberazione in provincia di Parma) e Eravamo donne ribelli (sulla resistenza al femminile). In particolare, Io sono ancora là, miglior documentario al Frontiere Film Festival, racconta attraverso le parole di un testimone, Primo Polizzi, l’esperienza della detenzione nel lager di Mauthausen.
Tra i nuovi titoli, tre sono a firma di Giulio Filippo Giunti: due di questi raccontano la figura di Giuseppe Dossetti (1913-1996), personaggio chiave del Novecento italiano sul piano politico e spirituale, attraverso un viaggio laico e appassionato nella memoria delle persone e dei luoghi che lo hanno visto protagonista. Il percorso inizia con Sulle tracce di Dossetti - Il racconto di Monteveglio (2012) realizzato in co-regia con Giorgia Boldrini e Stefano Massari, che ripercorre gli anni del sacerdote all’abbazia di Monteveglio, all’interno di un borgo medievale sulle colline tra Bologna e Modena, e prosegue con Sulle tracce di Dossetti - Un racconto della Terra Santa (2016), che narra le vicende della comunità di Dossetti in Medio Oriente. Respiro (2021) è il terzo lavoro di Giunti disponibile sulla piattaforma, un reportage girato durante il primo lockdown del 2020, che racconta un esperimento senza precedenti, con protagoniste una serie di imprese italiane e l’Agenzia Industrie Difesa (Aid).
Sempre tra le nuove acquisizioni c’è Uno bianca, mirare allo Stato (2019), un documentario d'inchiesta a cura di Roberto Guglielmi e Enza Negroni, con la collaborazione degli studenti del corso doc del liceo Laura Bassi di Bologna, che ripercorre una vicenda terroristica senza precedenti, quella della banda della Uno Bianca che per sette anni, da 1987 al 1994, seminò terrore in Emilia-Romagna e nelle Marche.
Completano la sezione dei nuovi titoli L’Isola delle Rose, la libertà fa paura (2009) di Stefano Bisulli e Roberto Naccari, documentario scritto con Vulmaro Doronzo e Giuseppe Musilli, che racconta l’incredibile storia vera dell’isola delle Rose, una sorta di isolotto artificiale collocato al largo di Rimini fuori dal territorio italiano, progettato e realizzato dal visionario ingegnere Giorgio Rosa, nell’Italia in fermento degli anni Sessanta. E poi il pluripremiato Cimap! Cento italiani matti a Pechino (2008) di Giovanni Piperno, storia del viaggio transcontinentale compiuto da 77 malati mentali e 130 tra operatori, psichiatri, familiari e volontari, in treno da Venezia a Pechino, passando per Ungheria, Ucraina, Russia e Mongolia.
Alice Facchini