Il Vangelo e i numeri. Romeo (Tg2): “Dio va oltre la nostra capacità contabile”
Il vaticanista nel libro "Le tabelline di Dio" traccia un percorso tra i numeri presenti nel Vangelo che accendono alcune riflessioni: "Con Dio 'due più due' non fa sempre quattro. La sua giustizia va oltre un'ottica umana. Dobbiamo essere bravi a imparare questo tipo di matematica"
I numeri ‘uno’ e ‘tre’ sono i più citati nei Vangeli, mentre il cinque e il 153 ricorrono una volta sola. Uno come il granello di senape presentato nella parabola, tre come il numero della trinità. Cinque, l’ora in cui viene chiamato l’ultimo operario a lavorare nella vigna, 153 come i pesci pescati da Simon Pietro. Enzo Romeo, vaticanista-caporedattore del Tg2, nel libro “Le tabelline di Dio – Piccole nozioni di matematica evangelica” (ed. Ancora), presenta un viaggio nella teologia dei numeri, grazie al supporto delle vignette di don Giovanni Berti, in arte Gioba. Nel testo vengono riportati versetti, tratti dai Vangeli, in cui appaiono numeri dall’1 al 153. Per ogni brano, il giornalista presenta il contesto degli eventi che hanno portato gli evangelisti ad associare i numeri alle parole e alle azioni di Gesù. Sull’asse tra l’uno e il nove, ad esempio, l’autore richiama l’episodio dei dieci lebbrosi guariti da Gesù (Lc 17,11-19): solo uno torna a ringraziarlo, mentre gli altri nove no. Di qui, la riflessione di Romeo sullo squilibrio fra le tante suppliche di intercessione che spesso si recitano nel momento del bisogno e le poche preghiere di ringraziamento che si offrono una volta superati i momenti difficili.
Quale spunto ha dato vita a questo libro?
L’esigenza personale di avvicinarmi al Vangelo, di leggerne ogni tanto un passo. Ho cercato di fare questo. Ma ognuno di noi ha bisogno di stimoli e io ho cercato di trovarli nella cosa che mi è più ostica, cioè i numeri. In matematica sono un disastro. E quando non conosci le cose c’è più curiosità. Così sono andato a trovare i numeri nel Vangelo e a vedere cosa potesse dirmi Gesù attraverso quel numero tra i versetti dei quattro Vangeli. Ho sviluppato una riflessione su quei passi che li contengono e ho cercato di pensarli alla luce dell’attualità. Ho cercato di approfondire cosa c’era dietro una determinata descrizione di un luogo, di un fatto, di un personaggio. Un numero dopo l’altro, è venuta fuori questa raccolta di piccole riflessioni.
E che cosa emerge?
Dio va sempre oltre la nostra capacità contabile.
Noi possiamo provare a contabilizzare la nostra vita, tutto quanto, ma Dio ha sempre un numero in più.
Il rischio è di fermarsi a una mentalità umana basandosi su una contabilità precisa. Oggi più che mai lo si vede con il problema del Coronavirus. Viviamo questa contabilità drammatica che ci viene offerta del numero delle persone infettate che muiono. Ma non dobbiamo fermarci lì. Le tabelline di Dio ci superano. E questa è una bella cosa:
con Dio ‘due più due’ non fa sempre quattro.
Può fare anche cinque, sei, mille. Sembra un errore. In realtà, soltanto in quell’ottica, i conti possono tornare sempre. Altrimenti abbiamo sempre la difficoltà di far quadrare il cerchio. Infatti, nella prefazione, dom Jacques Dupont dice che Dio forse sa contare fino a uno perché per lui siamo tutti unici o che sa soltanto moltiplicare, perché moltiplica il suo amore.
Perché la frase “Con il Signore i conti non tornano mai”?
Apparentemente è così, alla fine tornano sempre. Apparentemente non tornano mai ed è parola del Vangelo. Ci sono tanti episodi che lo dimostrano, come ad esempio la vicenda della vedova che fa il suo obolo con le due monetine che valgono quasi niente sul piano umano. In realtà, lei sta dando il tutto. Ecco, quindi, che i nostri conti non tornerebbero. Ma, alla luce di Dio, sì. Un altro episodio è quello dei vignaioli chiamati dal padrone a lavorare la vigna. Alla fine, l’ultimo che ha lavorato soltanto un’ora riceve la stessa paga del primo. Anche questa per noi è un’operazione sbagliata dal punto di vista matematico ed economico, ma dal punto di vista di Dio è quello il modo per far tornare i conti.
C’è anche una forma di giustizia che si evince, attraverso i numeri, nel Vangelo?
La giustizia è questo andare oltre un’ottica umana, può apparire anche un’ingiustizia.
Noi vorremmo che tutto fosse preciso nel libro mastro della vita. Invece, a volte, Dio fa saltare il banco.
Proprio lì sta la sua giustizia che dobbiamo, però, riconoscere. Dobbiamo essere bravi a imparare questo tipo di matematica.
È questo il messaggio rivolto a lettore?
Proviamo a guardare le cose da un punto di vista evangelico e lì si trova la soluzione di tutto. Soprattutto in questo momento di angosce e paure. Guardando la realtà con questa prospettiva che ci viene dal Vangelo, riusciamo sicuramente ad affrontare le cose in maniera diversa. Con una contabilità differente da quella che siamo soliti fare, da quella contabilità umana, utilitaristica, schiacciata sul ‘do ut des’, su quanti giorni deve avere la nostra vita e quanti belli debbano essere, per poi scoprire che un giorno vale a volte più di mille anni. Riguardare le cose da questa da questa prospettiva, da questa ottica credo che sia una bella lezione.