I lavori in corso. Il mondo del lavoro in Italia nella Fase 2, dall'8 maggio ogni venerdì in seconda serata
Oltre ai protagonisti, lavoratori e disoccupati, nel racconto settimanale di Tv2000 saranno anche sociologi ed economisti ad aiutare a comprendere questa contemporaneità.
Una fotografia sul mondo del lavoro in Italia, dall’inizio dell’emergenza coronavirus fino al passaggio alla fase 2. E’ la nuova serie di documentari dal titolo ‘I lavori in corso’, di Andrea Salvadore, in onda su Tv2000 (canale 28 dt e 157 Sky) dall’ 8 maggio ogni venerdì in seconda serata.
Si è aperta la cosiddetta Fase 2, e il racconto del lavoro si piega all’ uscita dalle case: ci sono quelli che lavorano sfiorando il virus, quelli che non hanno mai smesso di lavorare, quelli a cui il virus il lavoro lo ha spazzato via e quelli che il lavoro lo cercavano anche prima.
Papa Francesco ha parlato di “gente che ha fame”. Cambia la geografia umana dell’occupazione ma presto dovrà mutare anche quella fisica.
Se prima dell’emergenza sanitaria erano 570.000 in Italia a fare telelavoro da casa, ora sono balzati a 14 milioni. E in molti casi sarà il futuro del lavoro.
Muoiono professioni, dovranno nascerne altre. Già prima di questa crisi si diceva che questo secolo ci avrebbe consegnato il 60% di nuovi mestieri.
Oltre ai protagonisti, lavoratori e disoccupati, nel racconto settimanale di Tv2000 saranno anche sociologi ed economisti ad aiutare a comprendere questa contemporaneità. La serie ‘I lavori in corso’ raccoglie storie, senza una voce narrante. Senza giudizi didascalici né consolatori.
E così si susseguono i video-diari girati dagli stessi protagonisti, dai loro familiari e amici, con i colloqui raccolti utilizzando una delle piattaforme social massificate nelle ultime settimane. L’intreccio compone un quadro positivo, nonostante tutto, capace di cogliere opportunità, aprire nuovi, possibili, scenari di occupazione.
L’obiettivo è di non essere solo fotografia del presente perchè la domanda che unisce il pensiero di tutti è sul futuro: come sarà il dopo. Un dopo che non sarà come il sipario di un teatro che si apre su una platea vuota, ma il risultato di ciò che stiamo costruendo oggi, nella nostra drammatica quotidianità.