Qui Sydney, l’offerta a messa si fa con un beep
Sydney, cattedrale di Santa Maria, sabato 1° giugno, messa prefestiva del Corpus Domini durante la mia trasferta australiana per un congresso.
È il momento dell’offertorio: apro il portafoglio per cercare qualche moneta in euro, ma non ne ho più, solo banconote da 50 euro. Non ho nemmeno dollari australiani: fino a ora ho pagato tutto con la carta e sarà così fino al mio rientro in Italia. Mi preparo ad affrontare l’ennesima brutta figura di fronte a degli sconosciuti, quando mi accorgo che dentro ciascuno dei cestini delle offerte che i volontari conducono lungo le navate troneggia luminoso un Pos. In una frazione di secondo, sul display, leggo “contactless” e “10 dollars”. Sei euro e dodici centesimi al cambio attuale. Estraggo la carta, la appoggio per una frazione di secondo, un beep a volume bassissimo e via. Ho fatto il mio dovere. Dopo la messa mi accorgo che per tutta la cattedrale, sotto le statue, ci sono dei totem per offerte “contactless”. Anche sotto quella di sant’Antonio. Niente di nuovo: ho visto questi totem a Vienna, a Colonia, persino nel Duomo di Milano. Ma non avevo ancora visto l’uso di carte di credito durante la messa. Mi ha colpito la naturalezza con cui si è svolto il processo, ma in fondo non c’era da stupirsi: in Italia avviene tramite contanti il 69 per cento dei pagamenti. In Australia, invece, dopo il Covid, la percentuale è scesa al 13. Non è da escludere che anche nelle nostre parrocchie arriverà un giorno in cui parteciperemo all’offertorio con la carta. Si tratterà però di qualcosa di assolutamente normale e di stampo puramente pratico, che non intaccherà né il senso dell’offertorio né la doverosa corresponsabilità alle esigenze economiche della Chiesa per il culto e la carità.