Viaggio al Lucca Comics: giochi, fumetti e cosplay specchio di valori e desideri degli under 40 italiani

La Difesa in viaggio all'interno della più grande manifestazione italiana di cultura pop. Fumetti, cosplay e videogiochi nella "città delle cento chiese". Oltre 300 mila biglietti staccati per fenomeni di nicchia, oggi sempre più mainstream. Anche la Chiesa è presente e in dialogo

Viaggio al Lucca Comics: giochi, fumetti e cosplay specchio di valori e desideri degli under 40 italiani

I media ne hanno parlato per lo più per il caso politico: il patrocinio dell’ambasciata israeliana, il rifiuto di Zerocalcare e l’immancabile comunicato stampa di Salvini. Ma Lucca Comics and Games, che anche quest’anno, nonostante maltempo, alluvioni e boicottaggi, ha registrato numeri da record, è una delle poche manifestazioni in cui i giovani – e soprattutto i giovani adulti della generazione dei millennial – sono fieramente i padroni di casa.

Giochi, videogiochi, fumetti, manga, anime, cosplay. Passioni un tempo di nicchia, un tempo riservate ai “paria”, ai secchioni e agli smanettoni, oggi passatempi sempre più popolari e sempre più accessibili ai “fan occasionali”, anche a costo di lasciarsi un po’ contaminare dal mainstream.

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Lucca, città murata e gioiellino di arte civile e sacra, culla di un certo Giacomo Puccini, è davvero piccola. Fa un certo effetto vederla travolta da una fiumana di persone, moltissime in costume, dirette nelle piazze, negli stand, nei temporary shop e nei negozi che per qualche giorno esibiscono magliette con i personaggi dei fumetti o dell’ultimo show di Netflix. Una fiumana pacifica, educatissima, stoicamente in fila, anche per ore, per incontrare autori e fumettisti per i firmacopie e per entrare nei padiglioni dove le case editrici dei fumetti, i servizi di streaming, e persino il manga più popolare di sempre, One Piece, esibiscono reliquie di scena e vendono ogni tipo di merce collegata ai marchi di questi enormi mondi immaginari. Già, la merce. Perché Lucca, prima di tutto, è un enorme mercato di intrattenimento. Certo, c’è un intero padiglione dedicato ai giochi in scatola, chilometri di fumetti e graphic novel e in qualche anfratto dedicato ai più nostalgici della materia, persino film e serie di animazione in formato DVD. Ma è soprattutto il corollario il piatto forte: vestiti, accessori, action figure per ogni tasca e per ogni passione. Li sentiamo i fan, dirsi l’un l’altro: “Mi raccomando, spendete tanto”. La spesa, in questo caso, è atto di appartenenza, è l’adesione orgogliosa a mondi che saranno pure immaginari ma che qui, a inizio novembre, in Toscana, si impongono nei sorrisi, nelle discussioni e nella spensieratezza delle persone reali.

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Giochi in scatola, perché la materia è importante

Arriviamo a Lucca, dopo essere partiti alle 5.50, con un’ora abbondante di ritardo sulla tabella di marcia. Molte strade erano chiuse per l’inondazione del giorno prima. Ma il paradiso nerd di Lucca, graziata alcune ore dalla pioggia, va in scena regolarmente. Iniziamo subito dal padiglione dei giochi, diviso equamente tra bancarelle allestite direttamente dalle case produttrici e grandi tavolate per provare liberamente i giochi nuovi. Illustrazioni colorate, dadi di ogni sorta, immaginari che passano rapidamente dal western allo steampunk, dal classico al futuristico. Qui la materia la fa da padrone.

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Alfredo Genovese

Incontriamo Alfredo Genovese di DV Games e Ghenos Games, aziende italiane nate nei primi anni ‘2000 ma che si sono imposte, con i loro titoli, in Italia e all’estero: «Come DV e Ghenos abbiamo visto sempre il gioco come un tavolo attorno al quale sedersi e guardarsi in faccia. È uno strumento di socializzazione, di comprensione, di sfida nelle regole. Se vogliamo possiamo vedere il gioco come allenamento della socializzazione e della mente: giocare rende e mantiene giovani». Non è un caso se sempre più scuole, ludoteche e centri educativi abbiano fatto dei giochi, anche i più complessi, degli strumenti didattici: «Il gioco è formativo, non solo tra gli adulti, in quanto utilizzato da anni per la formazione di manager e lavoratori, per insegnare concetti come il team building, ma sta entrando anche nelle scuole, un po’ più a fatica rispetto alle altre nazioni del mondo Occidentale, grazie alle iniziative dei singoli dal basso, ma dovrebbe essere proposto e organizzato anche dall’alto».

L’Arcidiocesi di Lucca e il Lucca Comics

DV Games, a Lucca, ha presentato anche un gioco creato in collaborazione con l’Arcidiocesi di Lucca e Lucca Crea. Si chiama Kerygma!, un gioco da tavolo ispirato al racconto degli Atti degli Apostoli. Il gioco, nato a partire da un’idea dell’evangelico Mauro Granducci e fortemente voluto dal vescovo di Lucca in persona, è stato realizzato da Domenico Di Giorgio, socio fondatore di DV games, e da Luigi Ferrini, entrambi nomi di rilievo nel panorama non solo italiano, dei games.

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Da molti anni l’Arcidiocesi di Lucca è parte attiva di Lucca Comics, proponendo appuntamenti, offrendo spazi e accogliendo il variopinto mondo nerd nella “città delle cento chiese”. Non solo la messa, presieduta dall’arcivescovo nel giorno di Ognissanti nella Basilica dei santi Paolino e Donato, ma anche appuntamenti in cui fede e passioni nerd si incrociano. Quest’anno è andata in scena la mostra “Le storie nascoste”, con i disegni tratti dai manga di Kan Takahama, anche lei ospite a Lucca, che ha raccontato le vicende storiche di Nagasaki, il centro del cristianesimo nipponico soprattutto negli anni del nascondimento e della persecuzione. Altri incontri hanno riguardato la pastorale giovanile, un laboratorio creativo con Carlo Meneghetti, docente di teologia e di media education, il libro “Femminista? Sì! Cattolica? Anche!” su Elisa Salerno, cattolica e femminista, la graphic novel «In fuga. Le persone che scappano non sono tutte uguali!» realizzata dalla Fondazione Migrantes della CEI, edita da Tau. C’è stato anche lo spazio per festeggiare i dieci anni dell’associazione “Cattonerd”, da sempre in prima linea per dare voce ai “nerd” dentro il mondo “catto”.

Ovviamente la Chiesa non è che una delle mille voci a Lucca, presidiata da associazioni e realtà di ogni provenienza, settore e ideologia. Così come gli atteggiamenti e i background dei visitatori sono miriadi: c’è chi non mette piede in una chiesa dalla prima comunione e chi, non volendo rinunciare né al cosplay, né alla messa domenicale, si presenta tra i banchi delle Basiliche di Lucca vestito come un personaggio di un manga. E allora sarebbe bello capire quali valori possano mettere in comunicazione questi mondi, comprendere quale bellezza, quale consolazione e quali visioni del mondo le persone cerchino in questi immaginari anche soltanto per poterli ascoltare. Ma questo è un altro discorso.

Il cosplay: travestimenti, ma soprattutto gioco di ruolo

È il cosplay uno dei maggiori motivi di richiamo per il Lucca Comics. Cosplay, parola giapponese frutto della fusione di “costume” e “play”, è sia esibizione artistica che vero e proprio gioco di ruolo.

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Tra le piazze e le file nei padiglioni, tra gli stand di fumetti, magliette ed action figure, ma soprattutto lungo le mura e accanto ai bastioni sfila ogni genere di personaggio e di stile. C’è la barchetta con Sanpei, c’è la ciurma di One Piece al completo. Ci sono i personaggi della comicità italiana, i supereroi Marvel e il gigantesco Thanos. C’è chi punta sull’avvenenza estetica, chi sulla simpatia, chi sull’originalità.

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Fare cosplay richiede tempo, lunga preparazione e denaro. Ci sono sarti e sarte specializzati nell’imbastire, su commissione, elaborati e costosissimi costumi. Un pomeriggio a Lucca può costare mesi di lavoro serale alla macchina da cucire. Ma la passione è grande. Incontriamo Matteo ad uno degli ingressi sotto le mura di Lucca. Matteo, 36 anni, di Este, gestisce il bar di famiglia. Qui però, lontano da spritz e cappuccini, veste con orgoglio il costume di Dante, personaggio della serie di videogiochi Devil May Cry, a sua volta ispirati alla Divina Commedia nei quali Dante, invece di visitare demoni e dannati all’inferno, li picchia direttamente.

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«Ho cominciato dodici anni fa – ci racconta – poi le cose si sono fatte sempre più serie. Il cosplay è un mondo che mi è sempre piaciuto: trovarsi a Lucca o in altre fiere, accumunati da una stessa passione, è molto bello, ti fa sentire parte di un gruppo, di una comunità». Cosplay e cultura nerd sono sempre meno di nicchia: «Il fenomeno è esploso – conferma – sia per le persone che vi prendono parte sia le modalità per accedervi. Alla fine la cultura passa anche di qua: se all’epoca si leggeva i Promessi Sposi a puntare, ora la cultura popolare è fatta di fumetti e altre opere come questa». E in queste opere sono testimoniati i valori di chi ci si appassiona: «Ci sono temi più leggeri, come le classiche battaglie del bene contro il male, ma anche molto più pesanti. Ho portato tempo fa un cosplay di Evangelion (anime giapponese NdR): se uno non ha un bagaglio filosofico dietro non ne può capire il significato».

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