Un giardino marino virtuoso. Il modello avviato da Remedialife a Taranto mostra la gestione ecocompatibile dell’acquacoltura in Europa
Come fare per abbattere o mitigare l’impatto ambientale degli impianti di itticoltura? Facendo fiorire degli speciali “giardini marini”.
“Se ti guardassi intorno, vedresti che il nostro mare è pieno di meraviglie. Che altro vuoi di più?” canta il gamberetto Sebastian ad Ariel, la sirenetta protagonista del celebre film di animazione prodotto nel 1989 dalla Disney.
E non ha tutti i torti il simpatico Sebastian. Nei nostri mari è possibile incontrare dei veri e propri giardini che – al pari dei loro simili sulla terra – contribuiscono a fare del bene all’ambiente.
Uno di questi “giardini marini”, abitato non solo da piante ma anche da animali invertebrati, si trova nelle acque del Mar Grande di Taranto. È un “giardino” speciale che ha come obiettivo quello di avviare un circolo virtuoso ambientale ed economico, che può essere in futuro d’esempio anche in altre aree marine. A curarlo è il team del progetto europeo Remedialife, composto da ricercatori delle Università del Salento e di Bari e dell’Istituto per l’Ambiente Marino Costiero del Cnr di Taranto, che dal 2017 hanno avviato una collaborazione con la Maricoltura Mar Grande di Taranto, azienda di allevamento ittico dove ogni anno si allevano circa 150 tonnellate tra spigole e orate in regime semi intensivo.
A livello europeo il settore dell’acquacoltura è in forte crescita. Più della metà del pesce che arriva sulle nostre tavole proviene da allevamenti. Secondo le previsioni della Banca mondiale sulla base delle proiezioni dei dati di consumo e della crescita demografica, si calcola che nel 2030 vi sarà una richiesta di 261 milioni di tonnellate di prodotti acquatici. E per soddisfare la richiesta, l’acquacoltura dovrà triplicare la produzione. Con un conseguente impatto sull’ambiente.
Le acque e i rifiuti degli impianti di maricoltura sono di fatto un problema per l’ecosistema circostante. I pesci vengono, infatti, allevati in gabbie posizionate in mare e i rifiuti non possono essere convogliati verso impianti di riciclaggio ed abbattimento, così come avviene per quelli a terra.
Come fare per abbattere o mitigare l’impatto ambientale degli impianti di itticoltura? Facendo fiorire degli speciali “giardini marini”. Tecnicamente si tratta di “acquacoltura multi-trofica integrata” (IMTA), ossia la coltivazione di diverse specie in maniera tale che alcuni invertebrati e le macroalghe possano riciclare le sostanze di rifiuto derivanti dall’allevamento dei pesci. E il tutto a costo zero, perché ad alimentare i “giardini marini” sono gli stessi rifiuti degli impianti ittici. Non solo. Tutti i componenti di questi speciali “giardini” possono essere a loro volta commercializzati. Al pari dei pesci.
Ma proviamo ad andare a scoprire insieme lo speciale “giardino marino” che il progetto Remedialife ha creato attorno alle gabbie della Maricoltura Mar Grande di Taranto.
Non passa certo inosservata la sabella, invertebrato che ondeggia sinuoso, mentre le sue branchie filiformi, che sembrano formare la corolla di un fiore, vengono sospinte dalle correnti marine. Che dire poi del branchiomma, con i suoi “fili” cigliati arancioni o lilla. Il loro movimento flessuoso si trasforma in una danza di colore nel blu dell’acqua attraversata dalla luce. Scientificamente rientrano nella famiglia degli anellidi policheti e sono dei vermi tubicoli filtratori, che si nutrono di microrganismi e di sostanze organiche presenti nell’acqua.
Ci sono poi le spugne. Quelle naturali, che non hanno nulla a che spartire – se non il nome – con quelle che siamo abituati a trovare sugli scaffali di drogherie o supermercati. Sono animali invertebrati capaci di rimuovere dall’acqua particelle organiche piccolissime. Efficaci filtratori, alcune specie riescono ad ambientarsi bene anche in aree come quelle in cui si allevano i pesci, dove è richiesto loro un surplus di lavoro.
A filtrare l’acqua non sono solo le spugne. Filtratori per eccellenza sono i mitili, ossia le cozze. Molto apprezzate sulle tavole – dove vengono consumate crude o cotte, magari come gustoso accompagnamento ad uno spaghetto fumante – le cozze svolgono un’importante opera “pulizia” delle acque. Ci sono poi anche le ostriche. Nell’area in cui è stato avviato il progetto Remedialife viene sperimentato l’allevamento dell’ostrica tarantina.
Nel “giardino”, infine, ci sono anche le macroalghe, che di fatto sono gli unici esseri vegetali. Nei sistemi di acquacoltura muti-trofica integrata le macroalghe sono particolarmente efficienti nell’eliminare gran parte dei composti azotati prodotti dai pesci e nella ossigenazione delle acque. Garantiscono, inoltre, la produzione di biomassa vegetale che può essere utilizzata come mangime per gli animali.
“Ad ogni ciclo produttivo – spiegano i ricercatori di Remedialife sul loro sito – oltre all’allevamento delle specie ittiche e la produzione di mitili, si prevede la raccolta di ingenti quantità di policheti, spugne e macroalghe e da utilizzare per la produzione di esche, invertebrati ornamentali, mangimi per specie ittiche, fertilizzanti e materiale per l’estrazione di composti bioattivi utili in farmaceutica e cosmetica”.
Il modello avviato da Remedialife nel Mar Grande di Taranto mostra come sia possibile una gestione ecocompatibile dell’acquacoltura in Europa.
Per far conoscere il progetto, il team di Remedialife ha aperto una pagina Fb, attraverso la quale anche i non esperti possono seguire, passo passo, l’evoluzione dello studio. Non solo. Dopo la pausa forzata imposta dalla pandemia, quest’estate è stato promosso il ciclo di incontri “Remedialife on the beach”, che ha avuto come teatro diversi stabilimenti balneari pugliesi e dove ai partecipanti è stata offerta anche una degustazione di pesce allevato con il sistema di acquacoltura multi-trofica integrata.
E per chi vuole sbirciare sotto il pelo dell’acqua e scoprire il “giardino marino” di Remedialife, su Fb è disponibile un video che racconta le finalità del progetto e che si chiude con le parole di Giovanni Verga: “Il mare non ha paese nemmeno lui… ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare… di qua e di là dove nasce e muore il sole…”.