Un caldo da morire. Le sempre più frequenti ondate di calore a livello globale
Il caldo estremo rappresenta una delle conseguenze più letali del riscaldamento globale.
Anche quest’anno, l’estate ha ormai iniziato la sua parabola discendente. Eppure, nel nostro Paese come in molte altre aree geografiche, si continuano a registrare temperature ben al di sopra della media stagionale, spesso veicolate dalle tanto temute ondate di calore. Si tratta di fenomeni senza precedenti, che nelle ultime settimane, da Londra a Shanghai, hanno quasi “arso” molte parti del mondo. A giugno, per esempio, Tokyo ha vissuto nove giorni consecutivi con temperature superiori ai 35°C, la più grave ondata di calore da quando sono iniziati i conteggi ufficiali alla fine dell’Ottocento. Stessa cosa nel Regno Unito, dove, a metà luglio, per la prima volta dall’inizio delle misurazioni, si sono verificate temperature che hanno superato i 40°C. Nel frattempo, incendi selvaggi alimentati dal calore hanno devastato parti della Francia, della Spagna, della Grecia e della Germania, mentre la Cina ha dovuto affrontare diverse vaste ondate di calore, tra cui una che ha colpito più di 400 città nell’ultima settimana di luglio.
Certo, i climatologi avevano già lanciato l’allarme sul fatto che le ondate di calore saranno sempre più frequenti e toccheranno temperature più elevate man mano che il mondo si riscalda. Ma anche gli studiosi sono sorpresi dalla rapidità con cui tali fenomeni si stanno verificando, in particolare nell’Europa occidentale. E non si tratta solo di ondate di calore sempre più potenti, bensì di vere e proprie ondate da record, che hanno superato le aspettative dei modelli climatici. Per questo, i ricercatori stanno ora provando ad analizzare i dettagli delle ondate di calore di quest’anno, anche per comprendere meglio come il caldo estremo influenzerà la società in futuro.
Una cosa è certa: il caldo estremo rappresenta una delle conseguenze più letali del riscaldamento globale! Talvolta uccide direttamente le persone (ad esempio, chi lavora all’aperto) e, spesso, finisce per sovraccaricare le reti energetiche, interrompendo le forniture di elettricità nei momenti in cui c’è più bisogno di aria condizionata o di ventilatori per sopravvivere nelle case surriscaldate. Le ondate di calore, poi, possono esacerbare altri disastri, come gli incendi boschivi, oltre ad avere un forte impatto sulla salute mentale.
Un vero e proprio salto di qualità degli studi in questo settore è stato compiuto in seguito all’eccezionale ondata di calore che nel giugno 2021 ha colpito il Pacifico nella regione nord-occidentale del Nord America. Secondo Vikki Thompson, climatologa a Bristol nel Regno Unito, quell’ondata di calore è stata così fuori dagli schemi che ha sostanzialmente azzerato il campo della ricerca sul caldo estremo.
Il fatto che le temperature stiano aumentando più rapidamente del previsto potrebbe dipendere dal fatto che i modelli climatici non colgono tutto ciò che influenza le ondate di calore, e quindi non proiettano i futuri estremi di calore in modo del tutto accurato. I cambiamenti di fattori come l’uso del suolo e l’irrigazione influenzano le ondate di calore in modi di cui i modelli non tengono ancora completamente conto. Ciò significa che le proiezioni dei modelli possono talvolta giudicare in modo errato il vero impatto dei cambiamenti climatici.
Oltre al Regno Unito, gran parte dell’Europa ha già sperimentato diverse ondate di calore quest’anno. In effetti, negli ultimi cinque anni il continente ha registrato più volte temperature record, come afferma Kai Kornhuber, climatologo alla Columbia University di New York. Kornhuber fa parte del team che ha identificato l’Europa occidentale come particolarmente soggetta alle ondate di calore. Negli ultimi quarant’anni, il caldo estremo è aumentato a ritmi da tre a quattro volte superiori rispetto ad altre regioni delle medie latitudini dell’emisfero settentrionale.
Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la corrente a getto atmosferica che scorre verso est attraverso l’oceano Atlantico settentrionale spesso si spezza in due getti separati quando si avvicina all’Europa. Quando ciò accade, i due getti possono incanalare le tempeste lontano dall’Europa consentendo lo sviluppo e la persistenza delle ondate di calore. Non è ancora chiaro se il cambiamento climatico stia portando a un aumento di questi “doppi getti”, ma questo schema ha determinato l’ondata di calore di luglio in Europa occidentale ed è responsabile di molti altri eventi di calore recenti.
Un’altra caratteristica sorprendente degli ultimi mesi è che il caldo estremo si è verificato contemporaneamente in diverse parti del mondo. La Cina e il Nord America occidentale sono stati “arrostiti” da temperature superiori alla norma alla fine di luglio, contemporaneamente all’Europa. Secondo uno studio pubblicato a febbraio, queste ondate di calore concomitanti sono diventate sei volte più comuni nell’emisfero settentrionale tra il 1979 e il 2019.
Una ragione potrebbe essere rappresentata da fenomeni atmosferici chiamati “onde di Rossby”, che si dispongono in una forma serpeggiante intorno all’intero pianeta, creando un tempo stagnante in alcune località, che diventano quindi inclini a un calore estremo. Queste onde potrebbero o meno diventare più comuni a causa del riscaldamento globale. Ma la mera possibilità che si verifichino ondate di calore simultanee, non legate a particolari fenomeni atmosferici, aumenta comunque col riscaldamento del clima. “L’intero mondo – afferma Deepti Singh, climatologa alla Washington State University di Vancouver – si sta riscaldando e la mera probabilità di avere regioni di calore estremo sta aumentando”.
Le ondate di calore stanno inoltre arrivando in momenti più iniziali dell’anno in alcuni luoghi, come l’India e il Pakistan, che hanno registrato temperature roventi da marzo a maggio. Alcune zone dell’India hanno superato i 44 °C alla fine di marzo, ben prima cioè del consueto periodo più caldo dell’anno. Almeno 90 persone sono morte. Secondo il gruppo World Weather Attribution, l’ondata di calore è stata resa 30 volte più probabile dal cambiamento climatico.
Per questo, di fronte all’aumento costante delle temperature globali, i climatologi insistono nel ribadire l’importanza sia di ridurre le emissioni di carbonio sia di aumentare la capacità di adattamento alle temperature estreme.