Sicurezza e salute sul lavoro, dialogo (e digitale) per raggiungere l'obiettivo "zero vittime"

Sono quasi 170 milioni i lavoratori in Ue: malattie professionali e infortuni costano all'economia dell'Unione il 3,3 % del Pil, 476 miliardi di euro all'anno. Mondo del lavoro in evoluzione: è solo attraverso il dialogo  con le parti interessate, compresi enti locali e regionali, che l'obiettivo "zero vittime" potrà essere raggiunto

Sicurezza e salute sul lavoro, dialogo (e digitale) per raggiungere l'obiettivo "zero vittime"

La legislazione europea in materia di salute e sicurezza sul lavoro è essenziale per proteggere i quasi 170 milioni di lavoratori nell'Ue e garantire condizioni di lavoro dignitose per tutti. Il quadro strategico dell'Ue in materia di salute e sicurezza sul lavoro fissa l'ambizioso obiettivo di azzerare i decessi legati al lavoro in Europa entro il 2030 ("zero vittime" – Vision Zero).

Lo sviluppo scientifico e tecnologico, così come il miglioramento della legislazione e dei sistemi di gestione, hanno portato a una riduzione significativa degli infortuni sul lavoro negli ultimi 40 anni. Una solida cultura della prevenzione costituisce il metodo principale per realizzare l'obiettivo "zero vittime", nell'interesse comune dei lavoratori e delle imprese.

Tale obiettivo, tuttavia, non dovrebbe essere limitato ai decessi, ma riguardare anche gli infortuni e le malattie professionali. Nel 2020 nell'Ue sono stati registrati oltre 4,6 milioni d'infortuni sul lavoro. L'Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro e l'Organizzazione internazionale del lavoro hanno calcolato che le malattie professionali e gli infortuni costano all'economia dell'Unione il 3,3 % del Pil, pari a 476 miliardi di euro all'anno.

Uno studio pubblicato dall'Associazione internazionale della sicurezza sociale (AISS) evidenzia che ogni euro investito nel miglioramento della sicurezza e della salute sul lavoro fa risparmiare oltre due euro ai datori di lavoro. Il lavoro stesso è quindi un fattore importante nella promozione della salute.

Nonostante gli importanti miglioramenti e le elevate ambizioni della Commissione, non tutti i lavoratori europei godono dello stesso livello di protezione. L'ambito d'applicazione della strategia in materia di salute e sicurezza sul lavoro esclude i lavoratori autonomi, compresi quelli delle piattaforme digitali. Un fattorino addetto alla consegna di cibo a domicilio che ha un incidente rischia non solo di riportare gravi lesioni, ma anche di perdere reddito. L'iniziativa dell'Ue volta a migliorare le condizioni di lavoro dei lavoratori delle piattaforme digitali deve pertanto includere un forte riferimento alla salute e alla sicurezza sul lavoro.

Sebbene i lavoratori stagionali migranti godano degli stessi diritti e della stessa protezione dei cittadini del paese ospitante, le violazioni sono frequenti. Chi è privo di documenti si trova poi in una posizione particolarmente vulnerabile. È ora che la legislazione dell'Ue e quella nazionale nel settore agroalimentare siano applicate correttamente. La riforma della politica agricola comune consentirà finalmente di sospendere i pagamenti agli agricoltori che non rispettano i diritti dei lavoratori, come raccomandato dal Parlamento europeo e dal Comitato europeo delle regioni già diversi anni fa.

Condizioni di vita e di lavoro precarie e malsane hanno reso i lavoratori stagionali particolarmente esposti alla pandemia di Covid-19. Nella maggior parte degli altri settori in cui il lavoro a distanza non era possibile, come quelli dell'assistenza sanitaria e dei servizi essenziali, la maggior parte dei lavoratori erano donne. La Commissione europea ha giustamente raccomandato agli Stati membri di riconoscere il Covid-19 come malattia professionale.

Allo stesso tempo, si prevede che un numero crescente di persone continuerà a lavorare da casa anche dopo la pandemia. Occorre pertanto prestare particolare attenzione alle condizioni dei telelavoratori, tra cui l'ergonomia e il "diritto alla disconnessione".

Gli enti regionali e locali affrontano i problemi di sicurezza sul lavoro direttamente sul campo, vigilano sull'attuazione della legislazione Ue e nazionale e danno l'esempio in qualità di datori di lavoro. La cooperazione tra di essi, l'Ue e gli enti nazionali preposti, nonché lo scambio di esperienze e di buone pratiche, possono favorire il progresso in materia di salute e sicurezza sul lavoro e costruire una solida cultura della prevenzione e della protezione. A tal fine, chiediamo alla Commissione europea di creare uno strumento digitale apposito che consenta alle regioni e alle città di fornire indicazioni al legislatore UE in materia di salute e sicurezza sul luogo di lavoro.

Il mondo del lavoro sta attraversando un'evoluzione che ci obbliga ad affrontare più rapidamente di prima tutti gli aspetti della salute e della sicurezza sul lavoro. È solo attraverso un dialogo approfondito con le parti interessate, compresi gli enti locali e regionali, che l'obiettivo "zero vittime" potrà essere raggiunto.

*Sergio Caci (IT/PPE) è Sindaco di Montalto di Castro (Viterbo) e Relatore del parere del Comitato europeo delle regioni sul Quadro strategico dell'UE in materia di salute e sicurezza sul lavoro 2021-2027. Il 26 gennaio scorso il parere è stato infatti approvato dalla plenaria del CdR

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)