Senza dimora a Roma, 5 proposte per passare dalla strada alla casa
Ad avanzarle è l’associazione "Nonna Roma" che ha realizzato un dossier sul fenomeno della marginalità nella Capitale. “Serve un diverso tipo di società che sappia dare centralità alla cura”. La pandemia ha determinato un aumento del +21,9% di nuovi poveri
Agire sulle cause che portano alla vita in strada, garantire l’accesso alla residenza fittizia, superare i provvedimenti repressivi, porre fine alla criminalizzazione di poveri e marginali e, infine, predisporre un piano di accoglienza integrato e permanente. Sono queste le cinque proposte contenute nel report “Dalla strada alla casa”, un dossier realizzato dall’associazione Nonna Roma, che analizza il fenomeno dei senza dimora e il disagio abitativo a Roma.
Nel report, l’associazione ricorda che la pandemia ha determinato un aumento del +21,9% di nuovi poveri. “Il Covid-19 ha fatto emergere le storture di un sistema economico e sociale che già nella fase pre-pandemica mostrava livelli di disuguaglianza elevati che si sono acuiti e che i sistemi di welfare non hanno saputo contenere - si legge nel documento -. Tuttavia, ormai è noto che gli effetti dell’emergenza sanitaria e sociale non sono stati uguali per tutti: le persone in una condizione di grave marginalità hanno subito particolarmente la fase che abbiamo e che stiamo ancora passando. Durante il periodo di lockdown infatti, i senza fissa dimora, già più esposti al contagio e ad uno stato di salute in media più fragile, non hanno potuto usufruire appieno dei servizi di accoglienza (posti letti, docce, mense), così come dell’accesso all’assistenza sanitaria per tamponi e vaccini”. Nonna Roma, che in questi mesi ha lavorato sull’emergenza in strada, parla di una situazione determinata anche da “anni di politiche sociali inadeguate, in cui i senza dimora sono stati destinatari non solo dell'indifferenza istituzionale ma anche di strumenti punitivi diretti a sanzionare una condizione di povertà in nome del decoro”.
Per questo l’associazione ha deciso di avanzare una serie di proposte concrete. La prima è quella di politiche di prevenzione che agiscano sulle cause che portano le persone per strada, evitando anche processi di ulteriore marginalizzazione. La seconda proposta è quella di garantire l’accesso alla residenza fittizia e di abrogare l’art. 5 del decreto Lupi. L’associazione chiede alla Giunta regionale una sanatoria per gli inquilini senza titolo delle case popolari che hanno occupato le stesse dopo il maggio del 2014 (ciò in conformità all’art. 117, c. 4, Cost.) e che il sindaco di Roma Capitale proceda ad una deroga generalizzata dell’art. 5 del decreto Lupi, anche in considerazione delle ragioni igienico sanitarie derivanti dall’attuale emergenza epidemiologica da Covid-19.
Nella terza proposta si prevede l’abrogazione dell’attuale Regolamento di Polizia Urbana di Roma (deliberazione n. 43/2019) e dei provvedimenti altamente repressivi nei riguardi di poveri e marginali, con un uso compulsivo dello strumento dell’ordine di allontanamento (c.d. miniDaspo urbano) nei riguardi dei senzatetto. Si chiede anche, un percorso partecipato per la scrittura del nuovo Regolamento e che la Giunta capitolina si impegni ad avviare un’interlocuzione con il Governo per il superamento della normativa sulla “sicurezza urbana” prevista dal d.l. n. 14/2017.
La quarta proposta è quella di porre fine alla criminalizzazione di poveri e marginali. Infine, l’ultima proposta è di un modello di Accoglienza Permanente ed Integrato (Modello A.P.I.), la programmazione di servizi a “bassa soglia” , con la creazione di centri-ristoro h24 in ogni municipio. “Il fine principale di tali strutture dovrebbe essere quello di intercettare le persone senza dimora, soprattutto quelle con una storia di marginalità di lungo periodo - scrive Nonna Roma -. Infatti, tramite l’offerta di servizi che rispondano ai bisogni materiali primari, si ha la possibilità di avviare una presa in carico della persona, indirizzandola verso i servizi di accoglienza di primo livello”. Quanto alle persone portatrici di particolare vulnerabilità, come persone dipendenti da alcool e sostanze stupefacenti o affette da gravi disturbi psichiatrici, si chiede l’attivazione di specifici interventi, che possano vedere una presa in carico degli stessi da parte - in primo luogo - del servizio sanitario. Infine, per i nuclei familiari si chiede di superare la prassi che ha visto, in questi anni, il perenne smembramento delle famiglie, con un’accoglienza separata della moglie (e di eventuali figli) dal marito. “Il fine del Modello di Accoglienza Permanente ed Integrato è quello di realizzare una modalità diversa di approcciarsi al fenomeno dei senza dimora, che implica il dar vita ad un diverso tipo di società - si legge nel report -. Una società che sappia dare centralità alla “cura”, ponendosi dall’angolo visuale degli ultimi; dei diseredati, degli oppressi”.