Roma, progetti riabilitativi “tolti” a chi fa troppe assenze. Entra in vigore la norma

La deliberazione regionale risale a dicembre 2020, ma è entrata in vigore il 1° gennaio scorso e contiene diverse indicazioni rispetto ai requisiti delle strutture riabilitative. Tra queste, la “disciplina delle assenze”: massimo 20 giorni per utenti residenziali e semiresidenziali, poi perderanno il posto

Roma, progetti riabilitativi “tolti” a chi fa troppe assenze. Entra in vigore la norma

Una nuova “disciplina delle assenze” è entrata in vigore, il 1° gennaio, nelle strutture riabilitative territoriali del Lazio: gli utenti, residenziali o semiresidenziali, perderanno il posto se supereranno i 20 giorni di assenza. Per i residenziali, a questi potranno sommarsi 10 giorni per ogni ricovero ospedaliero. E' una delle misure previste nella Deliberazione regionale 11 dicembre 2020, n. 979, che contiene “Modifiche ed integrazioni al DCA n. U00434/2012 relativo ai requisiti minimi autorizzativi strutturali, tecnologici e organizzativi delle strutture che erogano attività riabilitativa a persone con disabilità fisica, psichica e sensoriale”. Tra le tante misure contenute nella deliberazione, entrata in vigore appunto il 1° gennaio, quella destinata a far discutere di più e ad avere un maggiore impatto sulla vita delle famiglie delle persone con disabilità è proprio quella relativa alle assenze.

Nello specifico, si legge che “è ammesso un numero di assenze che non comprometta l’efficacia del trattamento secondo quanto indicato di seguito” e, nello specifico: “In regime residenziale è ammesso un numero di assenze fino a 10 giorni per ogni episodio di ricovero ospedaliero. In regime residenziale semiresidenziale è ammesso un numero di assenze fino a 20 giorni per PRI di 365 giorni, ovvero un numero di assenze proporzionale rispetto alla durata del PRI. In regime non residenziale è ammessa una percentuale di assenze pari al 40% sul totale degli accessi previsti dal PRI in caso di minori e pari al 20% sul totale degli accessi del PRI in caso di persone adulte. L’utente è tenuto a comunicare tempestivamente l’assenza alla struttura erogatrice e alla ASL di residenza e comunque entro le 48 ore dal trattamento, qualora non rispettasse tale termine, non sarà possibile garantire il recupero del trattamento. Considerata la possibile compromissione dell’efficacia del trattamento riabilitativo, superati tali limiti, salvo diversa valutazione dell’équipe riabilitativa multi professionale, la struttura dimette il paziente informando preventivamente i servizi aziendali”.

Molto critica nei confronti di questa decisione la consigliera Chiara Colosimo, che già alcuni giorni fa aveva chiesto chiarimenti alla Direzione regionale e ora scrive direttamente al presidente Zingaretti. Ecco cosa riferisce in una nota: “In piena quarta ondata, le strutture che erogano attività riabilitativa a persone con disabilità fisica, psichica e sensoriale, e quindi anche gli ex. art. 26, non devono tenere conto nemmeno della malattia certificata dei loro utenti. Non vai per più di un mese per visite e/o malattie? Perdi il progetto e perdi il posto. No, non è uno scherzo e non è un'esagerazione. La scrivente solleva la questione da ottobre, cioè da prima che questa follia entrasse in vigore, in ultimo dai primi di gennaio le famiglie hanno iniziato a ricevere le lettere delle varie strutture in cui si specifica: il cambiamento di orari e organizzazione delle terapie, riduzione a 45 minuti delle sedute, vietato allontanarsi dalla struttura, ma soprattutto: 'Il progetto riabilitativo verrà chiuso nel caso di assenze prolungate', ripetute sia per motivi familiari (ferie/vacanze/altro) sia per malattia anche con certificato medico!”.

Il 10 gennaio, Colosimo ha scritto al direttore regionale Salute e integrazione sociosanitaria, Antonio Mastomattei, definendo “inverosimile e per lo più assurdo che un progetto riabilitativo possa essere chiuso se l'assenza derivi da malattia anche con certificato medico”. Ora, da quanto riferisce Colosimo, la risposta ricevuta “dimostra solo una cosa: le persone che hanno bisogno di queste terapie sono troppe e sono anche scomode, quindi non si torna indietro”. E ancora: “Nel settore residenziale sono ammessi 10 giorni per ricovero ospedaliero più 20 per motivazioni varie - puntualizza Colosimo - Totale 30 giorni in un anno, comprese le festività, poi sei fuori, non importa che tu sia già non in perfetta forma e che siamo in pandemia e nemmeno che magari per accedere al percorso riabilitativo hai atteso anni: tu sei fuori. Nel settore semiresidenziale, i giorni di assenza consentita scendono addirittura a 20”:

E la norma sta già facendo il suo corso, visto che tante lettere sono state recapitate alla famiglie degli utenti di queste strutture. “Me ne sono state girate a decine, il ritornello è sempre lo stesso. 'La struttura deve obbligatoriamente adeguarsi alle norme della Regione Lazio'. Non importa che fino ad oggi anche le prestazioni non erogate siamo state comunque in parte retribuite. Perché alla fine non importa che tutto questo porterà allo sconforto altri genitori, lascerà indietro qualcuno tutto ciò servirà comunque, si servirà a far dire ad un altro Zemmour che tanto l'inclusione è fallita quindi tanto vale non investirci, dall'integrazione a tutti i costi all'esclusione per legge. Anno domini 2022, mentre alcuni litigano sui diritti che la pandemia leva, altri semplicemente sembrano non avere diritti. Io non ci sto".

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)