“Ragazzaccio”, in sala il bullismo ai tempi del Covid. “Nessuno sia cacciato fuori”

Paolo Ruffini racconta vite e storie di giovani “arrabbiati”, perché la pandemia li ha fermati. E se la rabbia diventa bullismo, “va insegnata l'inclusione, non l'esclusione. Dedico il il film a chi si è sentito buttato fuori”. L'associazione Di.Te: “ Mattia è solo uno degli esempi di come i giovani hanno utilizzato male la rabbia”

“Ragazzaccio”, in sala il bullismo ai tempi del Covid. “Nessuno sia cacciato fuori”

“I ragazzacci non andrebbero cacciati fuori, ma tenuti dentro. A loro va insegnata l’inclusione, non l’esclusione”. Lo ha detto Paolo Ruffini, presentando il suo film “Ragazzaccio” ieri, presso il teatro Brancaccio, gremito soprattutto di studenti. Il film, che esce oggi nelle sale, prodotto da Vera Film e distribuito da Minerva pictures, è stato girato in una settimana e ha come protagonista Mattia (Alessandro Bisegna), ovvero “il ragazzaccio”, e Lucia (Jenny De Nucci). E' marzo 2020 e la vita dei due ragazzi, di tutti i ragazzi, è alle prese con il Covid e con il lockdown: è in questo scenario che si svolgono tutte le attività e che nascono, nonostante tutto, le prime passioni d'amore. "Ragazzaccio nasce durante il Covid-19, ma non parla del virus - afferma Paolo Ruffini, regista che già si è cimentato con temi sociali in film come Up & Down e Perdutamente - . Parla di qualcosa che succede parallelamente all'insinuarsi e all'esplodere della pandemia: di come un bullo, e più in generale i ragazzi delle scuole superiori, abbiano vissuto questa sorta di reclusione forzata, e della portata enorme che tutto questo ha avuto su di loro. È un film dedicato a tutti quelli che almeno una volta si sono sentiti dire 'È intelligente ma non si applica'. È dedicato anche a tutti quelli che a scuola si sentivano ripetere: 'Ti butto fuori'. Perché i veri danni si fanno quando sei fuori, non quando sei dentro. Lo dedico a loro, perché io stesso ero uno di loro".

A sostenere la realizzazione del film, c'è stata anche l’Associazione nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP, Cyberbullismo (Di.Te.), che proprio per contrastare il fenomeno dell’autoisolamento, spesso effetto di atti di bullismo e cyberbullismo subiti, ha aperto una clinica dedicata ai minori a Lucca, accreditata con il sistema sanitario nazionale.

“Durante la DaD – riferisce l'associazione, nel giorno in cui il film esce in sala - sono esplosi i fenomeni di rabbia e di aggressività, sfociando anche in atti di bullismo e cyberbullismo. Era infatti già emerso dall’ultimo sondaggio condotto su un campione di 4.935 ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 19 anni dall’Associazione Di.Te., realizzato in collaborazione con il portale skuola.net, 'La salute mentale dei giovani tra pandemia e guerra', che il sentimento predominate tra i giovani fosse la rabbia. Uno su tre, infatti, lo aveva dichiarato, sostenendo che per il 15% di loro questa emozione era fortissima, quasi irrefrenabile. Tanto da fare 'più male del coronavirus'”.

Afferma Giuseppe Lavenia, presidente dell'associazione: “La pandemia e tutte le limitazioni non hanno permesso ai giovani di vivere appieno questi anni. E non vivere appieno fa arrabbiare chiunque, ma il vero tema è come si utilizza questa emozione. È su questo aspetto che dovremmo soffermarci, per aiutarli a usare la rabbia in modo costruttivo. Mattia, il ‘ragazzaccio’ del film, è solo uno degli esempi di come i giovani hanno utilizzato male la rabbia. Mattia è un bullo, inconsapevole, e ha dentro tanti irrisolti, di cui a volte non ne è nemmeno consapevole. E non lo sono nemmeno i suoi genitori, presi dalle preoccupazioni del momento storico, ossia quello pandemico in questo caso. Ma la situazione si può tranquillamente traslare sulla quotidianità di ogni giorno. Come sconfiggere il fenomeno? Solo la mediazione di un occhio adulto e esperto può essere d’aiuto, favorendo l’inclusione anziché l’esclusione di chi ha un atteggiamento aggressivo”, continua Lavenia.

Di bullismo e cyberbullismo, oltreché di salute mentale dei ragazzi, concentrandosi in particolare su “Bambini e Adolescenti digitali” si parlerà anche durante la VI Giornata Nazionale Di.Te. in programma a Napoli il 26 novembre presso l’Hotel Ramada: a partire dalle 9:30 e fino alle 18 si parlerà di cosa accade al corpo e alla mente, tra iperconnessione e realtà mediata. Tra gli ospiti, anche lo stesso Paolo Ruffini. Per contrastare il fenomeno dell’autoisolamento, spesso causato da atti di bullismo e cyberbullismo subiti, l’associazione Di.Te. ha aperto una clinica dedicata ai minori a Lucca, accreditata con il SSN.

Chiara Ludovisi

Copyright Difesa del popolo (Tutti i diritti riservati)
Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)