“Pillole in Lis”, come scoprire la lingua dei segni in quarantena
Il progetto della cooperativa Segni di integrazione Piemonte prevede 10 videolezioni gratuite sulla piattaforma Zoom, per raccontare i fondamenti della Lis e sensibilizzare sul tema della cultura sorda. Più di 800 le richieste ricevute
Sfruttare il tempo in casa, durante questa quarantena, per imparare la lingua dei segni attraverso alcune semplici videolezioni in remoto. È il progetto “Pillole in Lis”, pubblicizzato sulla piattaforma del governo Solidarietà digitale e nato con lo scopo di divulgare la conoscenza della lingua dei segni e sensibilizzare la popolazione sul tema della cultura sorda. Organizzato dalla cooperativa Segni di integrazione Piemonte, il progetto prevede dieci lezioni gratuite e aperte a tutti, di mezz’ora ciascuna: brevi pillole appunto, per imparare le basi di una lingua complessa e affascinante come la Lis.
“Con il blocco dovuto alla pandemia ci siamo trovati tutti a casa con molto tempo a disposizione, così ci è venuta l’idea del corso – racconta Elisabetta Mascherucci, organizzatrice del progetto –. I docenti erano disponibili e così abbiamo detto: perché no? Le lezioni consistono in piccoli assaggi di lingua dei segni: l’obiettivo è di fare avvicinare le persone a questa lingua per capire se interessa, e nel caso proseguire poi con un ulteriore corso più dettagliato. Per iscriversi basta mandare una mail a pillolelis@coopsip.it: la cosa più bella è stata che ci sono arrivate tantissime richieste, più di 800. Una grande soddisfazione per noi. Abbiamo aperto 12 classi di 20 persone, e ora stiamo valutando se organizzare anche un secondo ciclo”.
I partecipanti al corso, che si svolge sulla piattaforma Zoom, vengono da tutta Italia: tra loro molti studenti ma anche insegnanti, medici e psicologi, che vogliono imparare la lingua dei segni come strumento in più da applicare nel proprio lavoro. Quattro i docenti sordi, che durante le lezioni comunicano esclusivamente in Lis e che vengono supportati da interpreti. Gli argomenti trattati vanno dall’introduzione alla cultura sorda alla dattilologia (una sorta di alfabeto manuale), dai numeri ai colori, fino alle formule di interazione per cominciare un dialogo (buongiorno, buonasera, il mio nome è…, e tu come ti chiami?).
“Insegnare la lingua dei segni attraverso una videochiamata non è semplice – spiega Mascherucci –. Senza essere presenti di persona è più difficile richiamare l’attenzione e l’interazione diventa più complessa. Comunque i partecipanti hanno molta voglia di imparare e questo è fondamentale: all’inizio erano impacciati, non essendo abituati a vedersi in video e a mettersi in gioco con il proprio corpo, poi pian piano si stanno lasciando andare e alcuni stanno dimostrando una grande propensione a imparare la Lis. Abbiamo già ricevuto delle richieste di persone che vogliono continuare a studiarla anche dopo la fine della quarantena”.
Alice Facchini