Non autosufficienza, il piano nazionale c'è. Ma “non è condiviso” e "va monitorato"
E' stato discusso a fine ottobre e approvato dalla Conferenza Unificata come allegato del decreto di riparto del Fondo il 7 novembre. Ora è pronto per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Fish: “Grave non condividerlo con diretti interessati”. Comitato 16 novembre: “E' un primo passo, da monitorare costantemente”
ROMA – Il Piano nazionale per la non autosufficienza c'è: dopo la discussione, alla fine di ottobre, durante un incontro della Rete per la protezione ed inclusione sociale, presso il ministero del Lavoro, il 9 novembre scorso il cosiddetto “Piano Zero” è stato approvato dalla Conferenza Unificata come allegato del decreto di riparto del Fondo. Ora è pronto per essere pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Ma le polemiche non mancano. “Siamo costretti a smentire ufficialmente e formalmente che il Piano per la non autosufficienza 2019-2021 abbia mai ottenuto l’approvazione e l’avallo della nostra Federazione”, scrive in una nota il presidente della Fish Vincenzo Falabella, replicando alle critiche e alle richieste di chiarimenti che “ci arrivano dai territori proprio in questi giorni”.
Ricorda, Falabella, che durante l'incontro della Rete, a fine ottobre, “la segreteria tecnica ha presentato i dati e le elaborazioni relative che hanno consentito finalmente di avere un quadro un po’ più preciso e trasparente di come negli ultimi anni siano stati spesi dalle regioni gli stanziamenti relativi a quel Fondo. Nel corso di quello stesso incontro – aggiunge - sono stati sinteticamente presentati gli assi su cui elaborare il Piano per la non autosufficienza, strumento utile a costruire comuni livelli essenziali di prestazioni nelle regioni italiane”.
Il lavoro tuttavia non si era, secondo Falabella, esaurito in quella sede: “Elaborare quel Piano comporta approfondimenti, attenzioni, confronti, concertazioni fra tutti gli attori, istituzionali e non. E in condivisione, considerata la Convenzione Onu, con le organizzazioni delle persone con disabilità”. Al contrario, secondo la Fish, il testo del Piano non è stato presentato o discusso dalla Rete, ma “diviene un allegato del decreto di riparto del Fondo non autosufficienza, discusso e sancito dalla Conferenza Unificata il 7 novembre 2019, pronto per la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale”. E in quel testo, secondo Falabella “ci sono elementi condivisibili, altri molto approssimativi, altri decisamente non condivisibili. Ma non è nel merito che vogliamo entrare, anche perché ormai il danno è fatto. È il metodo che è assolutamente inaccettabile – denuncia il presidente della Fish -: un Piano strategico come questo è stato elaborato ed approvato senza la condivisione dei diretti interessati, perdendo l’occasione di affinare al meglio lo strumento, oltre che di renderlo un patrimonio partecipato e comune”.
Sul tema interviene anche il Comitato 16 Novembre, ribadendo – come già aveva fatto all'indomani dell'incontro – che si tratta solo di un primo passo: “Dopo anni di battaglie che, come associazione, abbiamo condotto senza risparmiare tempo e vite umane, apprezziamo il fatto che, finalmente, si faccia qualcosa per la non autosufficienza – commenta la presidente Mariangela Lamanna - Si tratta di un Piano Zero – ricorda -, punto di inizio per arrivare a stabilire criteri univoci, su tutto il territorio nazionale”. Niente di definitivo, dunque, perché “ora abbiamo il dovere di monitorare costantemente e con la massima attenzione quale sia l'applicazione di tale Piano, la sua struttura, quali le eventuali criticità da correggere, quali le migliorie da apportare, affinché le politiche sociali arrivino al traguardo che ci siamo prefissati, ovvero la valutazione della disabilità gravissima in base al bisogno bio-psico-sociale della persona non autosufficiente e l'uguaglianza di trattamento su tutto il territorio nazionale. Per tale motivo – conclude Lamanna - chiederemo che venga convocato quanto prima il tavolo ministeriale per la Non Autosufficienza, per iniziare il lavoro di monitoraggio”.