"Noemi Crack Bang”: il libro inchiesta sulle carenze del sistema dell’assistenza sociale
Parlano gli autori Gilda Sciortino e Victor Matteucci, che hanno ricostruito la storia Noemi Ocello, morta a soli 32 anni, presumibilmente per overdose, in un luogo abbandonato del centro storico di Palermo
Noemi si poteva salvare? Perché il grido di sofferenza di questa ragazza non è stato adeguatamente raccolto? Parte proprio da queste domande e dalle risposte che si possono dare il libro inchiesta "Noemi Crack Bang” (La banalità del male) scritto da Victor Matteucci e Gilda Sciortino edito da Mediter Italia. Il volume racconta la storia vera di Noemi Ocello, morta a soli 32 anni, presumibilmente per overdose, in un luogo abbandonato del centro storico di Palermo.
L'auspicio forte dei due autori è quello che, da una storia come questa, simile a quella di tanti altri "invisibili", tutte le realtà competenti, possano interrogarsi affinchè non succeda più che si muoia a 32 anni per una "profonda solitudine e spietata indifferenza sociale".
Il 5 dicembre 2020 a Palermo viene, infatti, rinvenuto il cadavere di Noemi. All'inizio sembra una delle tante morti per droga, ma, in realtà non lo è. Il libro inchiesta, ricco di documentazioni, testimonianze e messaggi audio trascritti fa emergere, invece, la sofferenza, il forte bisogno di amore, la solitudine e la rabbia di Noemi. E' la storia drammatica di una giovane donna "invisibile" che muore sotto gli occhi di tutti. Con 55 interviste a rappresentanti istituzionali, procuratori, medici, psichiatri, insegnanti e persone che la conoscevano, gli autori hanno ricostruito i 32 anni della sua vita: anni vissuti tra strutture psichiatriche, vita in strada, dormitori, crack house e case e fabbriche abbandonate - a Ballarò e allo Sperone - dove lo spaccio, il consumo di droga, la prostituzione e la violenza sono alla luce del sole.
"La soluzione scelta per raccontare la sua storia è stata quella di indagare la sua vita, a partire dalle sue relazioni con la famiglia, la scuola e con le istituzioni. E' evidente che, nella 'vicenda Noemi' - dicono gli autori -, non vi sia alcun disegno deliberato - tuttavia, l’insieme di atti, procedure, comportamenti, pur nella loro specifica casualità, neutralità, involontarietà, hanno composto un risultato finale drammatico. Il male, quando è un prodotto collettivo, ha di solito questa natura banale. Pertanto, pensiamo che non si debba individuare un capro espiatorio, quanto riformare il sistema dell’assistenza e della protezione sociale. In particolare, l’inchiesta denuncia la mancanza di un tutor in grado di affiancare soggetti vulnerabili come Noemi e l’esigenza di una risposta istituzionale integrata realmente in rete tra tutti i servizi".
"Già a partire dal titolo che abbiamo scelto - dice Victor Matteucci - c'è il tentativo di fotografare la violenza della storia di questa ragazza palermitana. La sua vita è un viaggio di 32 anni nel mondo dell'emarginazione sociale e degli invisibili di fronte a delle istituzioni che non riescono ad intercettare i suoi bisogni più forti e le sue diverse richieste di aiuto. La giovane, in alcuni casi anzi, riceve risposte burocratiche di tipo sanzionatorio che le fanno male. Noemi, già fin da piccola, aveva avuto una vita affettiva e relazionale molto travagliata. La ragazza, già, a partire dai 7 anni non è stata più serena avendo bisogno dell'assistenza psicologica. La prima frattura è quella dettata dalla relazione conflittuale con la madre - rimasta vedova di un compagno morto per Aids - che non ha mai accettato la figlia.
Ci chiediamo quanto, forse, bisognasse intervenire in questa relazione, già in giovane età, per evitare che poi la situazione peggiorasse. Alle scuole medie era già vittima di crisi pre-adolescenziali a cui la scuola rispose poco.
La mancanza di una mediazione familiare, il non sentirsi amata e rifiuta ha inciso molto sulla sua crescita.
A 15 anni ha tentato il suicidio con atti di autolesionismo e a 18 è stata ricoverata in una clinica.
In questi anni, Noemi ha documentato in maniera diretta, con parecchi messaggi audio, la sua richiesta di aiuto che nessuno ha ascoltato. Il libro in realtà l'ha scritto lei a cui noi poi abbiamo aggiunto alcune analisi.
Le istituzioni, dal canto loro, in molti casi si sono limitate agli atti formali senza intercettare realmente i suoi bisogni. Questo, purtroppo mette a nudo un sistema dell'assistenza sociale che risulta spesso carente, insufficiente e poco incisivo. Sicuramente, quanto avvenuto, non è un problema di droga perché questa è stata vissuta come un rifugio di chi non trovava altre risposte".
"Sulla morte della ragazza - dice pure Gilda Sciortino - ci sono indagini in corso. In Noemi c'è una grandissima solitudine esistenziale nonostante i suoi tentativi di rendersi visibile in varie forme. Molti messaggi venivano mandati all'operatore sociale volontario Nino Rocca che ci ha permesso di ricostruire tutta la sua sofferenza. Noemi non si fidava di nessuno e proprio Nino Rocca ha provato a prendersi cura di lei fungendo da 'padre e da amico' senza mai giudicarla. Diversamente, molte altre realtà, sono state molto giudicanti e fortemente distruttive della sua persona, facendole solo del male. Da ragazza madre è stata, purtroppo, spesso accusata spesso di non sapere gestire né se stessa nè il suo bambino. Se Nino Rocca avesse avuto un ruolo istituzionale, forse oggi avrebbe potuto salvarla. Noemi si poteva salvare pure con tutte le sue fragilità ma è rimasta vittima della più dura indifferenza sociale".
"C'è, quindi, un problema di istituzioni che non hanno preso in carico Noemi - continua Gilda Sciortino -. Ogni realtà preposta ad intervenire ha cercato di fare il suo pezzetto isolato dalle altre realtà senza una visione insieme che avrebbe potuto salvarla. A 27 anni, è rimasta incinta ma anche questo momento non è stato curato da chi avrebbe dovuto farlo. Quando già aspettava il bambino, aveva chiesto al Sert, infatti, di essere aiutata ma con poche risposte. Siamo davanti ad una società dura in cui, dopo la nascita del bambino e un rapporto rotto con il compagno, lei ed il bambino sono finiti in una comunità. Inoltre, per altre vicende successive, poi le è stato tolto pure il bambino per affidarlo ad un'altra comunità".
"Ciò che impressiona è che, a non capire Noemi, sono state solo tante donne di potere che non hanno saputo raccogliere il dolore della ragazza. Facciamo tanto la battaglia di genere ma in questo caso c'è stata, proprio da parte di tante donne, una totale assenza di empatia. Ad un certo punto Noemi, essendo senza lavoro, sola, senza bambino e senza famiglia è stata letteralmente consegnata alla strada - racconta Victor Matteucci -. La vita in strada da senzatetto si è arricchita, purtroppo, di tanti pericoli e aspetti tristi e brutti che hanno travolto sempre di più la ragazza. Chiediamoci allora quale può essere il concorso di responsabilità per tutto quello che è avvenuto. Con il libro vogliamo aprire una riflessione perché siamo ancora in tempo, se lo vogliamo, per salvare altre ragazze e ragazzi dalla morte prima sociale e poi fisica".