Monica sconfigge due tumori, si licenza da operaia e, mentre è in radioterapia, si mette a studiare. Oggi lavora in rianimazione
Diventa operatore socio-sanitario, quindi si diploma in tecnico dei servizi sociali. “La lotta contro il cancro mi ha dato la forza di diventare quello che volevo essere. Ora lavoro in ospedale e cerco di portare speranza con il mio esempio: l’amore salva”. Il DG dell’Ulss 6, Scibetta: “Ammaliati e ammutoliti di fronte a tanta caparbia bellezza: la sua testimonianza nei luoghi di dolore è una continua infusione di vita. Come recita un proverbio, nei giorni di grande vento si possono mangiare i frutti degli alberi alti”.
Padova, 28 ottobre 2019. “Ho 49 anni e sono viva”. Monica Bergantin esordisce così il racconto della sua esistenza. “Il 5 Agosto del 2005 mio padre è mancato per un carcinoma epatico ed esattamente un mese più tardi anche a me è stato diagnosticato un cancro alla mammella. L'ho scoperto facendo la doccia e, senza dire niente a nessuno, ho prenotato una ecografia più mammografia. E ho aspettato”. Il referto è arrivato puntuale: cancro duttale infiltrante. Monica, residente a Cavarzere, allora aveva 35 anni. Dopo l'intervento chirurgico, una quadrantectomia con asportazione linfonodi ascellari, ha iniziato le terapia infusiva e la radioterapia. “I miei capelli biondi li ho tagliati cortissimi prima che cadessero e ho cominciato a gonfiarmi fino a prendere quasi venti chili. Stavo malissimo con me stessa e con la gente, il mio paese è piccolo e la gente mormora. Dopo un iniziale sconforto ho sentito dentro me una forza nuova e ho smesso di farmi domande "Perché a me?", “Cosa ho fatto per meritare questo?", ho improvvisamente aperto gli occhi e visto tutto sotto una luce nuova. Ho colto la malattia non come un paletto che limita ma come un segnale che il mio corpo e la mia mente mi ha mandato per dirmi che c'era qualcosa da cambiare nella mia vita, che dovevo fermarmi e riflettere. Avevo lasciato da parte le mie ambizioni, e non andava bene”.
E così Monica ha fatto. Ha lasciato il suo lavoro da operaia in fabbrica nel settore delle confezioni e si è rimessa a studiare, ha frequentato un corso per operatore socio-sanitario e successivamente si è diplomata in tecnico dei servizi sociali seguendo la scuola serale. Prendere la Maturità era un sogno che si avverava. “Pensate che la mia mamma m'interrogava in auto mentre andavo a fare la radioterapia. Non ci crederete ma è stato un periodo stupendo. Il cancro mi ha dato la forza per diventare quello che volevo essere”. Ma non è finita qui: si presenta un secondo carcinoma, stavolta alla tiroide. Un nuovo intervento, risolutore.
“Ora lavoro a tempo pieno all’ospedale Immacolata Concezione di Piove di Sacco, in Rianimazione: tutti i giorni – racconta Monica - sono a contatto con la malattia, il dolore, la disabilità ma cerco di portare speranza con il mio esempio. Il rimpianto più grande è di non aver avuto figli, ma ho ben 6 nipoti che io dico essere le mie medicine, perché più dei farmaci e delle terapie indispensabili. Sempre l'amore salva. Ora sono serena, la mia vita è cambiata, sento di essere una persona migliore. Ho capito che bisogna aggiungere vita ai giorni poiché non ci è dato aggiungere giorni alla vita. Dal tumore alla mammella quest’anno mi hanno dichiarato guarita, per tumore tiroideo devo ancora sottoporti a controlli. Ma io tutte le mattine, quando mi alzo sorrido, perché sono viva, sono qua e non ho più paura”.
“Sono ammaliato e ammutolito di fronte a tanta meravigliosa caparbietà, certe vite – sottolinea il Direttore generale dell’Ulss 6 Euganea, Domenico Scibetta - vanno conosciute e ammirate per il coraggio di non arrendersi, la tenace perseveranza, la ferma determinazione di diventare quello che si vuole essere. Quando l’ombra della malattia si è allungata su Monica, lei ha tirato fuori gli artigli e si è salvata. Ora quel coraggio, quella bellezza li trasferisce di giorno in giorno agli altri proprio nei luoghi ospedalieri dove il dolore è più forte, come una continua infusione di vita. Come recita un proverbio africano, nei giorni di grande vento si possono mangiare i frutti degli alberi alti. E la storia di Monica ne è esempio. Grazie, semplicemente e profondamente grazie”.
La storia di Monica Bergantin è stata riportata anche nel libro “Da qui in poi. La cura delle parole in 21 racconti”, edito per i tipi della Utet: 21 voci che narrano la malattia, la paura e il desiderio di riscatto.
Fonte: Direzione Generale Azienda ULSS 6 Euganea