Moda, ecco la collezione che ridefinisce il rapporto con la disabilità
Il progetto di Giulia Bartoccioni, 34 anni, imprenditrice romana, fondatrice e anima del brand di moda inclusiva Iulia Barton che venerdì 23, in contemporanea con la Milano Fashion Week, ha presentato la sua prima collezione. Il brand presenta venti look “adattivi”, no gender, no season, realizzati con materiali ecosostenibili
Certe rivoluzioni passano anche attraverso gli abiti. E se l’abito giusto non c’è, allora bisogna inventarlo. Parte da qui il progetto di Giulia Bartoccioni, 34 anni, imprenditrice romana, fondatrice e anima del brand di moda inclusiva Iulia Barton che venerdì 23, con un evento in streaming in contemporanea con la Milano Fashion Week, ha presentato la sua prima collezione.
“Una linea che non ha precedenti nel panorama del made in Italy perché ribalta il concetto di inclusività mettendo al centro non il design ma il corpo, in nome di una vestibilità realmente universale che aspira a riscrivere il rapporto tra moda e disabilità – si afferma -. Il risultato sono venti look adattivi, ma anche no gender, no season e sostenibili, pensati per persone con corpi non conformi ma indossabili da chiunque e in qualsiasi periodo dell’anno”.
Il progetto Iulia Barton. “Quando una persona disabile passa davanti a una vetrina, in genere pensa: quest’abito non fa per me. E non ha torto. Perché la moda tradizionale resta un mondo poco accessibile per chi ha corpi non conformi -, spiega Giulia Bartoccioni -. L’ho visto organizzando sfilate di moda inclusiva per raccogliere fondi da destinare alla ricerca e far parlare di diversità in un contesto tradizionalmente molto chiuso. Portavamo in passerella modelli e modelle con disabilità e li facevamo sfilare con i look che ci davano i brand tradizionali. Ma erano abiti disegnati per corpi senza problemi, e farli indossare a chi era in carrozzina o magari aveva una protesi era complicato. Lì ho capito che bisognava cambiare prospettiva: serviva una collezione dedicata che fosse facile da portare ma che allo stesso tempo demolisse l’idea della disabilità come qualcosa di poco compatibile con il glamour”.
La collezione: adattiva e inclusiva. Il risultato sono dieci pezzi in pieno stile urban, tutti intercambiabili, che si possono mescolare tra loro per comporre look diversi, giocando con il colore per togliere quella patina di tristezza che ingiustamente si associa alla disabilità. La collezione è firmata da Diego Salerno (Head designer Iulia Barton ed HR consultant specialist design department Max Mara Fashion Group), ed è frutto di un delicato gioco di incastri. “Perché ogni disabilità ha bisogni differenti ma, in un’ottica di inclusione vera e non solo di facciata, lo stesso abito deve poter essere indossato con facilità e soddisfazione da chiunque – affermano -. Riuscirci è stato un complesso lavoro di raccolta dati che ha visto il coinvolgimento di oltre cinquanta persone con bisogni differenti. I dati raccolti all’interno della community sono stati poi incrociati con quelli della ricerca medica per trovare un minimo comune denominatore che permettesse allo stesso abito di soddisfare tutti”.
“La versatilità è la parola d’ordine - spiega il designer Diego Salerno -. I pantaloni sono studiati per adattarsi in vita a tre taglie diverse, hanno aperture facilitate su entrambi i lati e supporti interni perché le cerniere non tocchino mai la pelle. Non abbiamo lasciato nulla al caso e continueremo ad aggiornare i capi sulla base dei riscontri che arriveranno da chi li indosserà”.
Aggiunge Giulia Bartoccioni: “Tutti i nostri abiti nascono dall’ascolto delle persone che li devono indossare o da chi li assiste: chi è in carrozzina, per esempio, chiede tessuti elastici, aperture laterali, un buon sostegno del busto e libertà nei movimenti. Chi ha subito un’amputazione ha altre necessità, per esempio far vedere le protesi o toglierle senza doversi spogliare”. Per questo, tutti i modelli sono scomponibili: le maniche delle felpe si possono staccare e le gambe dei pantaloni hanno tre cerniere che permettono di regolare la lunghezza sulla base delle necessità personali o della stagione.
Nella stessa direzione va lo studio dei tessuti: tutti ipoallergenici perché spesso chi è amputato o ha limitazione nei movimenti ha la pelle più delicata, idrorepellenti e riciclati.
Sostenibilità. Il tema della sostenibilità è centrale in tutta la collezione. I tessuti utilizzati sono ricavati tutti da materiale di riciclo, tagli avanzati da altre collezioni, tutte made in Italy per limitare al massimo l’impatto ambientale. Per la stessa ragione, i capi sono no season, disegnati per essere indossati tutto l’anno, giocando con le maniche e la lunghezza dei pantaloni. “Volevamo ribaltare la logica della fast fashion e andare verso la sostenibilità - dice Bartoccioni -. E poi volevamo rompere gli schemi: capi basic che puoi usare sia in estate sia in inverno sono comodi per tutti”.
No gender. Nell’ottica della vestibilità universale e dell’inclusione, va anche la scelta di una collezione no gender. Tutti i modelli sono concepiti per essere indossati sia dagli uomini, sia dalle donne. Non a caso, in passerella sfilano modelli e modelle con gli stessi capi. “Una neutralità pensata anche per favorire anche le persone con identità non binarie o con disforie di genere e dare loro abiti che non li costringano, a priori, a una scelta”.
La collezione adaptive Iulia Barton è sostenuta dagli Official Sponsor Ferrovie dello Stato Italiane e BPER Banca, e dal Digital Imaging Partner Canon. Inoltre, il brand ha il patrocinio della Camera Nazionale della Moda Italiana.