“Mi chiamo Tim Bergling”. Uno spettacolo per ricordare il dj Avicii e la sua breve vita

A cinque anni dalla drammatica scomparsa di Avicii, la sua storia arriva sul palco grazie a Edoardo Mazzoni, giovane attore, autore e regista teatrale

“Mi chiamo Tim Bergling”. Uno spettacolo per ricordare il dj Avicii e la sua breve vita

“Mi chiamo Tim Bergling, ma tutti mi conoscono come Avicii. Vi piace la musica? Beh, mettetevi comodi. Perché sto per raccontarvi la mia storia”.

Le parole lasciano spazio alla musica. Le note sono quelle di “The Nights” (2014). 

He said, “One day, you’ll leave this world behind/ So live a life you will remember”/ My father told me when I was just a child/ “These are the nights that never die”/ My father told me. (Egli mi disse: “Un giorno ti lascerai questo mondo alle spalle, quindi vivi una vita che ricorderai”. Mio padre me lo disse quando ero solo un bambino. “Queste sono le notti che non muoiono mai. Me ho la detto mio padre”).

Figlio di Klas Bergling e dell’attrice Anki Lindén, Tim nasce l’8 settembre 1989 a Stoccolma, in Svezia. Ha la musica nel sangue. Inizia a mixare nella sua cameretta quando ha appena otto anni. Nel 2008, viene scoperto da Ash Pournouri, che diventerà poi il suo manager. Come disc jockey sceglie lo pseudonimo Avicii, che in sanscrito significa “senza onde”. Inizia così una carriera travolgente, che lo porta presto in cima alle classifiche di tutto il mondo come produttore discografico, dj e compositore di brani che hanno fatto e continuano a far ballare intere generazioni. 

A cinque anni dalla drammatica scomparsa di Avicii, la storia di Tim Bergling arriva sul palco grazie a Edoardo Mazzoni, giovane attore, autore e regista teatrale, originario di Terni. “I’m Tim”, il musical che Mazzoni ha scritto e messo in scena quest’estate al Voi Floriana di Simeri Mare (Catanzaro) è in assoluto il primo spettacolo che viene dedicato alla vita del dj e produttore svedese.

Fin da bambino Mazzoni, 31 anni, muove i primi passi nel mondo del cinema e del teatro. Diverse le figurazioni speciali che gli vengono affidate, tra cui una ne “La vita è bella” (1997) di Roberto Benigni e una in “Gang of New York” (2002) con Leonardo DiCaprio, continuando a coltivare la sua passione per la recitazione e, dopo aver frequentato l’accademia d’arte drammatica, decide di partire alla volta dei villaggi turistici per condividere con il pubblico questa sua passione. 

“Volevo portare qualcosa di fresco e di nuovo – racconta al Sir – qualcosa con una musica forte, coinvolgente. Mentre stavo navigando in internet in cerca di un’ispirazione, mi sono imbattuto nelle musiche di Avicii. Sono tutti brani belli carichi e coinvolgenti. Conoscevo la sua storia e avevo già letto qualcosa su di lui”. 

“Sapevo che si era ucciso – prosegue Mazzoni –. Un mese prima che io iniziassi a preparare lo spettacolo per questa stagione estiva, un mio caro amico si è tolto la vita. Aveva la stessa età di Tim. Mi è sembrato che l’essermi imbattuto nelle musiche di Avicii fosse qualcosa di più di una semplice coincidenza. Ho comprato la sua biografia e l’ho letta tutta d’un fiato”. 

Pagina dopo pagina, Mazzoni inizia a conoscere più da vicino Tim, le sue paure e le sue fragilità. “Fin da piccolo Tim ha sofferto d’ansia ed era una persona ipocondriaca – aggiunge Mazzoni –. Sebbene le sue musiche fossero forti e piene di energia, lui era una persona fragile. Ha cercato di gestire tutto questo facendo uso di alcol e pastiglie, ma alla fine si è ammalato ancora di più. Quando ha deciso di smettere, non era più cosciente di molte cose. Ed è stato schiacciato dal successo, stritolato da un sistema che ha come priorità solo e unicamente quello di incrementare incassi e proventi”. 

“I’m Tim” prende il via il 20 aprile 2018 a Mascate, Il giorno in cui tutto è finito. 

“La storia di Tim Bering affronta temi tutt’altro che semplici. Decidere di raccontare in un villaggio turistico, ad un pubblico di tutte le età (dai bambini alle persone anziane) che cambia ogni settimana, la vita di un ragazzo che ha deciso di farla finita, perché schiacciato da un mondo in cui non si riconosceva più e dal quale non sentiva di essere più in grado di uscirne, è stato rischioso – sottolinea Mazzoni –. Non nascondo che la paura che lo spettacolo non potesse piacere era enorme. Scommetto sempre quando scrivo gli spettacoli, perché mi piace che il pubblico esca da teatro avendo provato qualcosa, sia una risata o un momento di commozione, un’emozione, una sorpresa. Il teatro è anche questo. Lo scopo generale della stagione è di far sì che gli ospiti del villaggio portino a casa un ricordo e il ricordo è legato alle emozioni. Puoi fare uno spettacolo ben fatto, ma se non ti dà niente, tra dieci anni non te lo ricordi. Se invece ti ha fatto provare qualcosa, magari non ti ricordi le coreografie, chi lo ha fatto, ma ti ricordi lo spettacolo e le emozioni che ti ha fatto provare”. 

Sul palco, nel ruolo di Tim/Avicii il musical performer Nicholas Anthony Gelati. Le coreografie portano la firma di Sabrina Arrighi. Sul palco anche Marco Parabita, Gaia Sibilla Longo e Carlotta Gamberoni, oltre ai ragazzi del team animazione 2023 del Voi Floriana. Tutti giovanissimi tra i 18 e i 31 anni, che – tra canti e balli sfrenati – raccontano la storia e la fragilità di un loro coetaneo. Un valore aggiunto, questo, per un musical che merita di approdare a teatro e che sarebbe bello venisse visto soprattutto dai più giovani.

Un assaggio dello spettacolo, cantato e ballato dal vivo con solo canzoni prodotte da Avicii (tra i tanti successi ricordiamo Wake me up, X you, Levels, Waiting for love, Heaven, You make me, Without you, The Nights, Fade into darkness e Hey Brother) è possibile scoprirlo nel reel  realizzato e pubblicato da Mazzoni su Instagram.

Un breve video in cui vengono raccontate – così come nel musical – due esistenze, quella di Tim e quella di Avicii. Tim era un ragazzo che amava la musica ma che, nei panni di Avicii, è finito per rimanere incastrato nei meccanismi dello show biz, schiacciato dalle tante aspettative che chi aveva attorno a lui gli continuava a ricordare con sempre più pressante insistenza. Inizia così la discesa di Tim/Avicii verso il baratro. Una caduta inarrestabile, durante la quale Tim si sente spogliato di tutto. Privato anche dell’anima, così come scriverà nell’ultima frase affidata al suo diario e che Edoardo Mazzoni ha scelto per concludere lo spettacolo mentre, in sottofondo, scorrono i servizi dei telegiornali di tutto il mondo che, il 20 aprile 2018, annunciano la morte di Avicii: “la perdita dell’anima è l’ultimo legame prima di ricominciare”.

Il reel di “I’m Tim” si chiude con la coinvolgente energia di “Fade into darkness”. Una mano tesa che Mazzoni, con la disarmante delicatezza della sua regia, ha voluto allungare virtualmente a Tim. 

Looking up/ There’s always sky/ Rest your head/ I’ll take you high/ We won’t fade into darkness/ Won’t let you fade into darkness/ Why worry now?/ You’ll be safe/ Hold my hand/ Just in case/ And we won’t fade into darkness/ Fade into darkness/ No, we wont’t fade into darkness/ Fade into darkness. (Alzando lo sguardo c’è sempre il cielo. Riposa la testa. Ti porterò in alto. Non svaniremo nell’oscurità. Non ti lascerò svanire nell’oscurità. Perché preoccuparsi adesso? Sarai al sicuro. E nel caso, tienimi la mano. E non svaniremo nell’oscurità. Svanire nell’oscurità. No non svaniremo nell’oscurità).

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Fonte: Sir