Mi chiamo Sophie. “@ichbinsophiescholl” è su Instagram per ricordare una giovane appartenente al gruppo della “Rosa Bianca”
Sul canale Ig @ichbinsophiescholl verranno raccontati, attraverso un diario di post e stories in tempo reale, gli ultimi dieci mesi di vita di Sophie.
“Ciao ragazzi, mi chiamo Sophie e questa è la mia prima storia su Instagram. Sto andando a Monaco per studiare biologia e filosofia alla Ludwig Maximilian, l’università dove studia anche mio fratello Hans”.
Per raccontare la sua quotidianità di studentessa universitaria, le sfide di una grande città come Monaco di Baviera e i suoi sogni di giovane che vive il presente pensando al futuro, Sophie ha deciso di aprire un canale Instagram. Proprio come fanno tanti suoi coetanei. A differenza però dei suoi coetanei, Sophie non vive nel 2021, ma nel 1942.
“@ichbinsophiescholl” è il progetto che la BR (Bayerischer Rundfunk, l’emittente radiotelevisiva pubblica locale della Baviera) lancia su Instagram alla vigilia del 9 maggio, giorno in cui ricorre il centenario della nascita di Sophie Scholl, giovane attivista tedesca legata alla resistenza d’ispirazione cristiana ed appartenente al gruppo della “Rosa Bianca”, che promosse la ribellione non violenta al regime fascista e che per questo venne condannata a morte e giustiziata il 22 febbraio 1943.
A vestire i panni di Sophie sarà l’attrice svizzera Luna Wedler. Sul canale Ig @ichbinsophiescholl verranno raccontati, attraverso un diario di post e stories in tempo reale, gli ultimi dieci mesi di vita di Sophie. E questo a partire dal 4 maggio, giorno in cui Sophie (nel 1942) sale sul treno che da Forchtenberg (sua città natale, nel Baden-Wüttemberg) la porterà a Monaco di Baviera.
Cosa significa crescere nel mezzo della guerra, essere inizialmente affascinata dalle teorie nazionalsocialiste e poi, dopo averne visto gli orrori, prenderne le distanze e decidere di reagire: Sophie farà entrare i suoi coetanei nella sua quotidianità di studentessa a Monaco, e li accompagnerà a vivere, insieme a lei, la resistenza passiva contro la guerra e il regime fascista. Ma non solo.
Attraverso Ig, i nativi digitali potranno assistere alla festa a sorpresa che il fratello di Sophie, Hans, ha organizzato per il suo 21.mo compleanno e potranno entrare insieme alla giovane nel gruppo della Rosa Bianca. Coi “coetanei” nativi digitali Sophie condividerà i suoi dubbi sulla sua storia d’amore con Fritz, il fidanzato che le scalda il cuore, ma di cui non condivide la scelta di combattere come ufficiale nella campagna di Russia.
Chi seguirà nelle prossime settimane il canale Ig potrà vedere come nascevano e venivano distribuiti i volantini con cui i giovani della Rosa Bianca intendevano risvegliare la coscienza del popolo tedesco di fronte agli orrori del nazismo. “Fate resistenza passiva, resistenza ovunque vi troviate – si legge nel primo volantino –; impedite che questa atea macchina da guerra continui a funzionare, prima che le città diventino un cumulo di macerie…”.
Nel suo originalissimo diario – che è di fatto un viaggio indietro nel tempo basato sulle lettere e gli appunti originali della ragazza e pensato proprio per far conoscere questa pagina di storia ai giovani di oggi – Sophie userà tutti gli strumenti che Ig mette a disposizione. Le stories per @ichbinsophiescholl sono state dirette da Tom Lass mentre le scene teatrali a Berlino e Monaco e la direzione dei social media sono state affidate a Suli Kurban.
Nei giorni scorsi – come racconta la Weiße Rose Stiftung (Fondazione Rosa Bianca) di Monaco sulla sua pagina Fb – è stata registrata nell’atrio dell’università Ludwig Maximilian la scena in cui Sophie sale in cima alle scale e da lì lancia agli studenti le ultime copie del sesto volantino della Rosa Bianca. È il 18 febbraio 1943. La giovane verrà scoperta da Jakob Schmid, bidello nazista che la consegnerà, insieme al fratello Hans, alla Gestapo. Quattro giorni più tardi, il 22 febbraio 1943, dopo un processo farsa, i due saranno condannati a morte e giustiziati insieme a Christoph Probst.
“Sophie Scholl è per noi oggi un modello di lucidità, coraggio e determinazione nel resistere al regime nazionalsocialista – spiega alla Kna (Katholische Nachrichten-Agentur) Hildegard Kronawitter, 74 anni, presidente della Weiße Rose Stiftung – e nel combattere le ingiustizie. Allo stesso tempo ci mostra quanto sia importante avere empatia verso i più deboli. Questo è molto importante, soprattutto in questo nostro tempo”. Tante sono in tutta la Germania le iniziative per celebrare il centenario della nascita di Sophie. Tra queste anche una nuova mostra itinerante ideata dalla Fondazione e inaugurata di recente nella casa di Monaco dove vissero i fratelli Scholl.
Quarta di sei figli, Sophie è cresciuta in una famiglia credente. La madre Magdalena fino al matrimonio era stata diaconessa protestante, mentre il padre Robert era cattolico. “Sophie ha maturato la sua coscienza cristiana in famiglia – chiarisce Kronawitter –. I fratelli hanno frequentato tutti un asilo gestito da suore protestanti. Sophie ha ricevuto il sacramento della Cresima dopo due anni di preparazione. Chi più di tutti ha insegnato loro cosa significa avere fede è stata la mamma, non tanto a parole, ma con l’esempio nella quotidianità. Forse non tutti sanno che Sophie ha anche lottato con Dio nella preghiera. Ci sono appunti nel suo diario dove dice che vuole pregare, ma non ci riesce. I biografi sono concordi nell’affermare che era una cercatrice di Dio”.
Sul suo profilo Ig, per presentarsi Sophie scrive una frase a lei cara: “Harter Geist, weiches Herz” (spirito forte, cuore tenero). “Avere uno spirito forte – chiarisce Kronawitter – significa che non bisogna chiudersi di fronte ad una intuizione e quindi accettarne le conseguenze. Così come la conosciamo, attraverso i suoi scritti e le testimonianze del tempo, Sophie era una ragazza saggia e decisa, capace di cogliere ciò che accadeva attorno a lei”.
“Dove c’è lo Spirito del Signore, lì c’è libertà” (2Cor 3,17) è un passo di san Paolo che stava molto a cuore a Sophie e a suo fratello Hans. “Sul retro della lettera in cui il procuratore del Reich formalizza la condanna dei ragazzi – spiega Kronawitter – Sophie scrisse per due volte, con caratteri ornamentali, la parola ‘Freiheit’ (libertà), a cui seguono due ‘F’. Su quel foglio che sanciva la sua morte, Sophie lasciò, quasi come un testamento, quello che lei desiderava di più”.