Metamorfosi. Gli strumenti dell'Orchestra del mare sono fatti di legno recuperato e suonati di volta in volta da musicisti diversi
La storia del progetto “Metamorfosi” e dell’Orchestra del mare è raccontata dalla Fondazione Casa dello spirito e delle arti su una nuova pagina Ig
La lima si muove leggera e veloce. Sembra quasi una timida carezza. Nulla a che spartire con lo sciabordio delle onde del mare, che, come schiaffi, arrivavano all’improvviso, ad ogni ora del giorno e della notte, inzuppandoti di acqua e salsedine.
Questa è la storia di un pezzo di legno, nato nelle foreste dell’Africa. Tanto sole, un po’ di acqua e un futuro sereno e tranquillo. Fino a quando non è si è presentato un gruppo di uomini che levando gli occhi al cielo lo hanno indicato con il dito puntato. “È questo!”. Poi è arrivata la sega, prima per portarlo via da quella che era la sua terra e poi per tagliarlo, smussarlo, piegarlo ed infine unirlo ad altri pezzi di legno un tempo stranieri e ora compagni d’avventura. Un paio di mani di vernice ed eccolo lì, a galleggiare per giorni nel mare aperto, stretto stretto agli altri pezzi di legno come strette strette erano le decine di persone che doveva sostenere. Un’ardua impresa per un pezzo di legno. Per qualcuno fin troppo ardua. Sì, perché aveva capito fin da subito che resistere agli schiaffi del mare mosso era difficile, molto difficile. E spesso – sprofondati nel pianto dei bambini e nelle urla di terrore e disperazione di chi ti è stato affidato – si rischia di perdere l’equilibrio e di ribaltarsi. Ed è l’inizio della fine. Una volta arrivato all’asciutto – non ricorda più se da solo o trainato dai mezzi di soccorso – era così esausto e stremato che non era più in grado di affrontare un nuovo viaggio. Come tanti prima di lui, viene accatastato e classificato come “rifiuto speciale”. Finché un giorno arrivano altri uomini e abbassando gli occhi a terra lo indicano con il dito puntato. “È questo!”.
Ricomincia il viaggio, su mezzi speciali, fino al cortile interno del carcere di Opera di Milano. Qui un gruppo di detenuti inizia a staccarlo dai suoi compagni di avventure. Mani callose iniziano ad accarezzarlo, e dopo averlo fissato con dei morsetti più colorati di lui iniziano a smussarlo, limarlo, curvarlo. Con tanta cura, tanto tempo e tanta pazienza. Finché quel pezzo di legno non diventa musica.
La storia di questo pezzo di legno è la storia di “Metamorfosi”, il progetto della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti di Milano, che – in accordo con il Ministero dell’Interno e con l’Agenzia delle accise, dogane e monopoli – ha già recuperato il legname di una sessantina di barconi approdati dal Nord Africa al molo Favarolo di Lampedusa perché diventi occasione di riscatto e testimonianza. Quelle “carrette del mare” che hanno portato decine di migranti sulle coste dell’isola di Lampedusa sono ora strumenti musicali: violini, viole, violoncelli, contrabbassi. E anche una chitarra elettrica. Artefici di questa metamorfosi sono alcuni detenuti nelle carceri italiane. Il primo laboratorio di liuteria è stato aperto nel 2021 nel carcere di Opera a Milano. Successivamente il progetto ha messo radici anche negli istituti penitenziari di Monza, Rebibbia e Secondigliano. Il primo strumento ad essere realizzato a Opera, grazie all’idea del liutaio Enrico Allorto, utilizzando una tecnica risalente al 1500 con la quale in Inghilterra venivano costruite le viole da gamba, è stato un violino, benedetto da Papa Francesco il 4 febbraio 2022. Sono seguiti poi altri violini, viole, violoncelli e un contrabbasso, che oggi compongono l’Orchestra del mare. A differenza delle altre orchestre, legate a un teatro, una fondazione o ad un evento, questa orchestra è legata agli strumenti che, suonati di volta in volta da musicisti diversi, hanno come compito quello di portare nel mondo un messaggio di speranza. Il suono della vita.