Letteratura come infiniti mondi. E onestà intellettuale. I cento anni di Italo Calvino

La perenne fascinazione della libertà assoluta, della lotta per una vita migliore senza dogmi, e di una concezione dell’esistenza come avventura, anche nei campi minati della favola, del mito, del sogno

Letteratura come infiniti mondi. E onestà intellettuale. I cento anni di Italo Calvino

Italo Calvino oggi avrebbe compiuto cento anni: era nato infatti a Santiago de las Vegas, vicino L’Avana, da genitori italiani, il papà Mario agronomo di origini sanremesi e la mamma Eva Mameli, anche lei laureata in Scienze naturali, di Sassari. E la presenza archetipica della natura riaffiorerà spesso nella narrativa del giovane Italo, anche quando, ritornato con la famiglia in Italia, sceglie durante la seconda guerra mondiale di combattere contro il nazifascismo nella divisione di assalto partigiana “Garibaldi”. La militanza politica negli anni a seguire nel Partito Comunista Italiano sarà sempre accompagnata da una sorta di antica fascinazione per l’anarchia come libertà da soffocanti ideologie e soprattutto da letture, prima Kipling, poi Conrad, che sarà l’argomento della sua tesi di laurea in Lettere, e un altro spirito libero, Pavese, con cui lo legherà un rapporto di amicizia fino alla tragica morte dello scrittore piemontese nel 1950.
Un impegno, quello nel Pci, sempre sul filo del rasoio, non per stanchezza o scelta del privato, ma a causa di questa perenne fascinazione della libertà assoluta, della lotta per una vita migliore senza dogmi, e di una concezione dell’esistenza come avventura, anche nei campi minati della favola, del mito, del sogno.
E nella sterminata produzione di Calvino questa ricerca del senso delle cose lo si tocca con mano: nel romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno”, scritto quando aveva 24 anni, la resistenza viene vista, e vissuta, con gli occhi di un bambino senza famiglia, che incrocia la lotta partigiana sempre con uno sguardo al verde paradiso di una natura come casa, con un altro al desiderio di affetti impossibili, e con un altro ancora alla libertà assoluta da costrizioni politiche e ideologiche.
Anche quando Calvino restituirà la tessera del Pci dopo l’invasione dell’Ungheria da parte dei carri armati sovietici, le storie raccontate saranno sempre quelle della ricerca dei poteri infiniti della mente, della fantasia, dell’immaginario, anche a costo di distaccarsi dal pensiero dominante e di sembrare un vero e proprio anarchico dello spirito: e d’altronde uno dei suoi personaggi più famosi e affascinanti, il Cosimo protagonista del “Barone rampante”, decide di non toccare mai più la terra, impersonando l’insofferenza per le etichette e i dogmi dominanti propria del suo creatore.
Certamente i suoi sentieri si sono incontrati con la narrativa di un Borges, o il percorso dell’Alice di Lewis Carrol, o gli infiniti mondi di Giordano Bruno, o i personaggi a metà tra l’animale, il sogno, la natura di Tommaso Landolfi, soprattutto quello di “La pietra lunare”. Per non parlare di Perec, Queneau ed altri cultori del gioco infinito della letteratura, ultimi eredi del glorioso surrealismo, l’incontro con i quali fu favorito dal lungo soggiorno dello scrittore a Parigi a partire dal 1966.
La ricerca dei suoi personaggi, il tentativo di dire l’infinità dei mondi come nelle “Città invisibili”, il simbolismo delle immagini, anche quelle delle carte, e la loro infinita possibilità combinatoria, non rappresentano un gioco fine a se stesso, ma il tentativo di capire o semplicemente di intuire la varietà dell’esistente.
Fino a quando un suo ennesimo alter-ego, convinto assertore della ragione ideologica si trova, nella “Giornata d’uno scrutatore”, di fronte alla sofferenza di genitori e ospiti del Cottolengo. E alla assoluta dedizione di chi ha deciso di offrire la propria esistenza a chi non può neanche ringraziare, con parole umane. Una autentica testimonianza di onestà intellettuale, e un omaggio a chi dedica la propria vita ai meno fortunati, al di là delle ideologie. E delle stesse parole.

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Fonte: Sir