Legge di Bilancio, le proposte del Forum Terzo settore. “Misure volte alla piena esigibilità dei diritti”
In un documento il Forum Terzo settore condensa le proposte per la Legge di Bilancio 2024/2026. Tutti i suggerimenti in tema di: superamento dei divari, delle diseguaglianze e della povertà, riforme strutturali per i soggetti fragili (anziani, persone con disabilità), servizio civile, cooperazione internazionale e sostegno degli enti di Terzo settore
“Le complessità economiche e sociali che attualmente segnano il nostro Paese impongono una sollecitazione collettiva attiva e capace di fronteggiare le plurime emergenze sociali ed economiche del Paese (pensiamo al conflitto in Ucraina, agli effetti dell’emergenza pandemica, all’innalzamento dei tassi di inflazione) nell’ottica di una crescita diffusa e inclusiva”. Inizia con questa considerazione il documento del Forum nazionale del Terzo settore, contenente le proposte per la Legge di bilancio 2024/2026.
“In questo momento storico un’azione congiunta tra amministrazioni pubbliche (centrali e periferiche), parti sociali e Terzo settore, in termini di competenze, visione ed esperienza, può difatti offrire una risposta valida ed efficace ai bisogni delle nostre diverse comunità e permettere di garantire e realizzare il pieno sviluppo sociale ed economico dal centro alle periferie – continua il documento -. Per questo oggi diventa quanto mai cruciale che nella legge di bilancio 2024 – di prossima presentazione alle Camere – siano formalizzate specifiche misure volte al rafforzamento delle politiche legate alla garanzia e piena esigibilità dei diritti umani, civili e sociali e, del pari, non sia previsto alcun decurtamento delle risorse già destinate al welfare”.
“In linea generale – precisa il Forum nel documento -, è opportuno che la legge di bilancio, proprio in quanto strumento fondamentale di programmazione finanziaria, contenga previsioni specifiche rivolte alla tutela dei soggetti fragili e alla riduzione delle diseguaglianze e quindi orientate a sostenere e promuovere tutte le energie presenti sul territorio e, tra queste, gli Enti del Terzo settore: tali enti infatti, se da un lato producono fiducia e creano capitale sociale determinanti per lo sviluppo, dall’altro, attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, sono oggi “anticorpi e ricostituenti” idonei a contrastare il disagio sociale”.
Superamento dei divari, disuguaglianze e povertà
In questo ambito il Forum invita all’individuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep). “La legge n. 197/2022 (legge di bilancio 2023) ha avviato il processo di individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) di cui all’art. 117, secondo comma, lett. m) Cost., anche al fine di offrire gli strumenti e prevedere le risorse necessari a fronteggiare le crescenti diseguaglianze presenti nel Paese. Tale processo è oggi giunto alla ricognizione della normativa vigente ad opera di un Comitato scientifico costituito ad hoc (c.d. Clep) i cui lavori dovrebbero però concludersi già entro dicembre 2023. Il limitato lasso temporale di lavoro del Comitato (…) e, soprattutto, l’assenza di previsioni normative recanti risorse aggiuntive dirette al finanziamento di quei LEP preoccupano significativamente: forte è difatti il rischio – come peraltro segnalato di recente anche dal Presidente della Banca di Italia – che si possa perdere un’occasione importante per attuare una previsione costituzionale da troppo tempo rimasta fortemente inattuata. L’individuazione e la definizione dei LEP necessitano piuttosto di un lavoro ponderato e partecipato e, come tale, articolato in un lasso di tempo adeguato per svolgere gli approfondimenti e le interlocuzioni necessari alla loro individuazione e allo stanziamento delle risorse necessarie per la loro attuazione”.
In tema di povertà, il Forum afferma: “Negli ultimi quindici anni le famiglie in povertà assoluta sono notevolmente aumentate: il valore è aumentato da meno del 4% al 7,5% (pari a circa 1,9 milioni di famiglie e 5,6 milioni di persone). È evidente che gli attuali provvedimenti non possano essere considerati soddisfacenti nel contrastare il consistente e crescente fenomeno legato alla condizione di povertà assoluta e relativa del Paese, con il rischio che ulteriori fasce di popolazione possano vivere processi di graduale impoverimento. A tal fine – continua il documento - occorre quindi sostenere politiche volte ad avviare un percorso virtuoso che, coinvolgendo attivamente il Terzo settore e le autonomie locali, sia in grado di promuovere e realizzare contesti pienamente inclusivi e in grado di sostenere un progressivo affrancamento dalla condizione di povertà, deprivazione ed emarginazione sociale”.
A questo proposito, il Forum fa proprie le proposte già avanzate dall’“Alleanza contro la povertà in Italia”. Il riferimento è, in particolare, alle proposte di: reintrodurre la soglia reddituale di accesso differenziata per coloro che sono in locazione a 9.360 euro: “questa modifica comporterebbe un costo annuale aggiuntivo assai contenuto, pari a 150 milioni di euro, a fronte di un aumento della platea degli aventi diritto non trascurabile (145 mila nuclei)”; allentare il vincolo di residenza per gli stranieri da 5 a 2 anni: “questa riduzione, da una prima simulazione, potrebbe portare a un incremento di 15.000 famiglie beneficiarie, a fronte di un costo piuttosto contenuto pari a meno di 120 milioni di euro annui”; rivedere la scala di equivalenza dell’AdI: “tale scala risulta inadeguata dal momento che esclude alcuni componenti dei nuclei familiari beneficiari; l’Alleanza propone che ogni soggetto maggiorenne senza carichi di cura attualmente escluso abbia invece un peso pari allo 0,25 e che contestualmente il tetto massimo della scala di equivalenza possa eventualmente essere innalzato. Si avrebbe così un aumento della platea dei percettori di 64 mila famiglie e un aumento dell’importo medio della prestazione di 300 euro annui. Il costo annuo dell’intera operazione ammonterebbe a circa 620 milioni di euro”; indicizzare la soglia reddituale e il sostegno all’affitto: per evitare che il valore dell’Assegno d’inclusione venga in futuro progressivamente eroso dalla crescita dei prezzi, l’Alleanza propone che almeno le due componenti dell’importo del beneficio, la soglia reddituale di riferimento ed il sostegno per l’affitto, vengano annualmente indicizzate sulla base dell’inflazione registrata a fine anno a partire dal gennaio 2025. Si stima un costo per questa operazione pari a 190 milioni di euro nel primo anno ai quali si aggiungerebbero 140 milioni di euro in ogni anno successivo.
Riforme strutturali per i soggetti fragili
Legge delega sulle persone anziane. Per il Forum, “è indispensabile che nella legge di bilancio 2024 sia presente un consistente e adeguato stanziamento di risorse volte a garantire la copertura finanziaria di alcune delle previsioni attuative della l. n. 33/2023 la cui adozione è prevista nell’anno 2024”. Al riguardo, il “Patto per un Nuovo Welfare sulla Non Autosufficienza” – di cui il Forum è tra i fondatori – propone di considerare la legge di bilancio 2024 quale occasione per avviare un “Piano di legislatura” che attui progressivamente la riforma citata: “sul punto - afferma il documento del Forum -, il Patto ha svolto un’analisi delle risorse economiche necessarie a ridefinire già dal prossimo anno i principali ambiti dell’intervento, quali assistenza domiciliare, servizi residenziali e trasferimenti monetari. La proposta prevede un finanziamento statale quantificato in 1 miliardo e 306 milioni di euro nel 2024, suddivisi in 835 milioni per la sanità e 471 milioni per il sociale”.
Legge delega sulla disabilità. “Del pari, è necessario che nella legge di bilancio 2024 sia presente un consistente e adeguato stanziamento di risorse volte a garantire la copertura finanziaria di alcune delle previsioni attuative della legge delega sulla disabilità la cui adozione è prevista nell’anno 2024 – sottolinea il Forum -. In particolare, si propone di incrementare con 100 milioni di euro il ‘Fondo per le politiche in favore delle persone con disabilità’ di cui all'art. 1, comma 330 l. n. 160/2019”.
Innalzamento dei limiti di reddito e misure economiche per l’invalidità civile, cecità e sordità civile. Afferma il Forum: “Per accedere ad alcuni benefici fiscali sono attualmente considerati ‘familiari a carico’ quei componenti della famiglia che non superano il reddito annuale pari a soli 2.840,51 euro, laddove nel 1987, all’emanazione del Tuir, si considerava un limite di 3 milioni di lire (pari a 1.549,37 euro). Da qui la richiesta di modificare tale limite innalzandolo a 6.000 euro, innalzamento da formalizzare anche per il riconoscimento e il cumulo delle provvidenze economiche per invalidità civile, cecità e sordità civile o della pensione per i superstiti”.
Servizio civile universale
Nel triennio 2021-2023 l’apporto dei fondi Pnrr al Servizio civile universale (Scu), sommati alle risorse nazionali, ha significato una dotazione di oltre 350 milioni di euro annui che ha determinato, sommando i residui non spesi degli anni precedenti, questa progressione: Bando 2020 (attività nel 2021): 55.793 giovani da inserire; Bando 2021 (attività nel 2022): 55.198 giovani da inserire; Bando 2022 (attività nel 2023): 71.550 giovani da inserire. “Nella rinegoziazione in corso del Pnrr, il Governo ha chiesto di prolungare per un anno il tempo necessario a raggiungere il target numerico di giovani coinvolti nel SCU – afferma il Forum terzo settore -, senza formalizzare però la richiesta di un finanziamento ulteriore per il 2024. Ad oggi, il Fondo nazionale del SCU (inserito nella missione 30, Giovani e Sport, Incentivazione e sostegno alla gioventù 30.2) consta unicamente di fondi statali per 150.581.036 euro nel 2024 e nel 2025, salvo i tagli in sede di spending review. Nel 2023 sono state peraltro attivate misure e sono entrate in vigore norme che hanno generato maggiori costi ordinari: una riguarda l’aumento dell’assegno mensile da maggio 2023 degli operatori volontari (adesso pari a 507,9 euro) e l’altra attiene all’aumento dei costi per sostenere la misura del tutoraggio, della certificazione delle competenze e del servizio dei giovani con minori opportunità”.
Ciò detto, “per raggiungere l’obiettivo di un contingente nazionale di 60.000 posizioni (forti dei risultati del bando 2022) e di un contingente estero di 1.500 posizioni occorrono circa 430 milioni di euro annui: da qui la necessità di incrementare di 280 milioni di euro per gli anni 2024 e 2025 e di 430 milioni di euro per l’anno 2026”.
Cooperazione internazionale allo sviluppo
Adozioni internazionali. Il Forum propone di “prevedere l’erogazione di un contributo da destinare a ogni famiglia che conclude l’adozione di minori stranieri ai sensi della l. n. 184/1983 nella misura di 15.000,00 euro per ogni bambino adottato. Le risorse che il Ministero delle Economia e Finanze prevede di trasferire alla Presidenza del Consiglio dei Ministri a favore delle politiche in materia di adozioni internazionali e al funzionamento della Commissione per le adozioni internazionali sono, a legislazione vigente, pari a 23.138.801 euro nel 2024 e 21.166.489 euro nel 2025; tali fondi potrebbero essere incrementati con trasferimenti a valere sulle risorse da assegnare per progetti di tutela minori e a valere sul Pnrr missioni 5 e 6 per la valenza sociale e sanitaria delle adozioni. Tale contributo è previsto a valere sul ‘Fondo per le adozioni internazionali’ istituito dall’art. 1, comma 411 l. n. 208/2015 di cui è prevista l’autorizzazione di spesa annuale di 25 milioni di euro per i prossimi tre anni”.
Aiuto pubblico allo sviluppo. Stante i dati 2021, le Ong sono state attive in moltissimi Paesi, attivando 3238 progetti diretti, 1658 realizzati attraverso partner locali, ricorrendo a 1,3 miliardi di euro (di cui circa il 40% da fonti private), con oltre 63 milioni di persone beneficiarie dirette. “Sono, queste, iniziative che vanno sostenute e incrementate in quanto rivolte alla realizzazione di piani e progetti che consentono lo sviluppo di migliori condizioni di vita in diversi Paesi – afferma il Forum terzo settore nel suo documento -. L’art. 1, comma 381, lett. a) l. n. 234/2022 ha sancito l’aumento dell'autorizzazione di spesa di cui all'art. 18, comma 2, lett. c) l. n. 125/2014, secondo incrementi progressivi pari a 99 milioni di euro nel 2022, 199 milioni di euro nel 2023, 249 milioni di euro per l’anno 2024, 299 milioni di euro per l'anno 2025 e 349 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2026. Al riguardo, si richiede il rispetto della citata l. n. 234/2022 e dell’art. 30 l. n. 125/2014 in tema di rialimento con gli impegni e gli obiettivi assunti a livello europeo e internazionale. In particolare, si propone di tracciare in modo più stringente il percorso di impegni progressivi che mira ad aumentare la componente bilaterale dell’Aiuto Pubblico allo Sviluppo italiano e a supportare la crescita complessiva dell’APS nella direzione del raggiungimento dell’obiettivo di destinarvi lo 0.7% del Reddito Nazionale Lordo entro il 2030”.
Sostegno degli enti di Terzo settore
Fondo straordinario. “Le misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica Covid 19 hanno portato alla notevole riduzione o addirittura alla sospensione delle attività di decine di migliaia di enti del Terzo settore comportandone una grave crisi economica. La situazione si è ulteriormente aggravata nel corso del 2022-23 a seguito delle tante crisi che sta attraversando il Paese (crisi energetica, altra inflazione, rischio di recessione, ecc.)”. La proposta intende sostenere tali realtà: “si richiede pertanto di incrementare di 100 milioni di euro il Fondo di cui all’art. 72 d.lgs. n. 117/2017, il cui 50% è destinato alle reti associative di cui all’art. 41 d.lgs. n. 117/2017 per ciascuno degli anni 2024, 2025 e 2026”.
Estensione del Fondo di garanzia delle Pmi agli enti di Terzo settore. “Durante l’emergenza Covid-19 era stato previsto un ampliamento della garanzia Pmi anche agli enti del Terzo settore non commerciali (d.l. n. 104/2020). Poter accedere al credito avvalendosi degli strumenti che ne facilitano l’accesso è una esigenza degli Ets non solo per i periodi emergenziali, ma strutturale – afferma il Forum -. L’estensione del fondo di garanzia agli Ets è una misura particolarmente importante per favorire investimenti nel campo dell’economia sociale e migliorare la vita di associazioni, organizzazioni di volontariato e imprese sociali che, con questa misura, potranno accedere più facilmente a finanziamenti e prestiti”.
Irap. “Gli enti non commerciali sono gli unici che non godono della agevolazione che prevede la esclusione dei costi del lavoro a tempo indeterminato dalla base imponibile ai fini della determinazione dell’Irap, così come invece concessa alle imprese. In attesa di una agevolazione di portata più ampia per tutti gli Ets prevista con la legge delega fiscale, si propone che già nella legge di bilancio 2024 sia previsto un significativo alleggerimento dell’IRAP in capo agli Ets, anche attraverso l’estensione del di tale agevolazione anche all’attività istituzionale svolta da enti non commerciali”.
Iva. “Le disposizioni che hanno abrogato il regime di esclusione Iva per le attività svolte dalle associazioni in conformità agli scopi sociali si basano sul presupposto che le attività degli Ets siano perfettamente sovrapponibili a quelle svolte da un operatore ‘di mercato’, quindi siano rivolte ad un ‘pubblico’ e siano attivate per un ‘ritorno economico’. Ma la realtà che viceversa ne giustifica l’esistenza è molto diversa da questo schema. È essenziale che il legislatore riconosca che il modo in cui le attività sono svolte, il contesto dei beneficiari che le caratterizza, la prevalenza essenziale e costitutiva della relazione di mutualità, partecipazione e democrazia (che contraddice e, in ultima istanza, esclude la presunzione di un rapporto di scambio) non possono consentire alcuna assimilazione di queste attività con quelle svolte da un operatore economico (…). È dunque conseguente che il legislatore confermi le disposizioni che hanno da sempre consentito l’appropriata normazione di queste attività, ossia quella del fuori campo IVA, spiegandone e sostenendone i termini di adeguatezza in tutte le sedi. In questa fase attuativa della riforma del Terzo settore, è molto importante riformare l’art. 10 DPR n. 633/1972, che laddove prevede l’esenzione da Iva per servizi prestati da ‘enti del Terzo settore non commerciali’ genera una disparità di trattamento non gestibile e penalizzante per gli enti e i soggetti beneficiari delle prestazioni”.
5 per mille. Le scelte dei contribuenti in materia di destinazione del 5x1000 (529.302.658,01 euro) hanno portato a superare lo stanziamento previsto (525 milioni di euro) per questo importante strumento di sostegno degli Ets, causando una decurtazione delle risorse effettivamente distribuite. “Si propone di incrementare in modo adeguato lo stanziamento (550 milioni di euro) così da evitare futuri possibili decurtazioni”.
In considerazione del fatto che le Onlus vedono prorogata la loro esistenza fino al 31 marzo dell’anno successivo a quello di entrata in vigore del titolo X d.lgs. n. 117/2017 (dunque presumibilmente fino al 31 marzo 2025), si propone la proroga della possibilità di accedere al cinque per mille anche nell’anno 2024, sulla falsa riga di quanto previsto dall’art. 9, comma 6 d.l. n. 228/2021, che introduceva analoga previsione per l’anno 2022, poi già prorogata per il 2023. h).
Assegnazione delle risorse 5x1000 – Annualità 2022 per APS e ODV non iscritte al Runts. “Le ODV e le APS che erano coinvolte nel processo di trasmigrazione al RUNTS senza vedere ancora approvata la loro iscrizione al 31.12.2022 (per ritardo delle verifiche da parte delle Pubbliche Amministrazioni) sono state escluse dalla possibilità di vedersi ripartito il 5x1000 del 2022”.
“Molti contribuenti avevano destinato le loro preferenze a tali enti, ma lo Stato non li ha loro distribuiti – continua il Forum -. Occorre sanare retroattivamente tale situazione restituendo a tali enti esclusi dalla ripartizione dell’annualità 2022 del 5x1000 le risorse derivanti dalle scelte in loro favore e dal riparto proporzionale delle scelte generiche di devoluzione dei redditi alla misura senza indicazione di uno specifico ente”.
Reintroduzione del 2x1000 per gli enti culturali. “Si tratta di una misura già sperimentata con successo negli anni passati ma che ha visto, purtroppo, la sua interruzione dal 2021 (quando le risorse impiegate furono poco meno di 12 milioni di euro). Si propone di reintrodurla in via permanente”.