La Costituzione? Uno “spettacolo da ragazzi”. Con la voce della casa famiglia
In scena (e in streaming) “Frizz e Taedius sulle note della Costituzione”, lezione-concerto sui principi, i diritti e i doveri della nostra Repubblica, nei giorni in cui il presidente Mattarella ne ha ricordato il valore. Nella stesura del testo e nella canzone finale, la voce dei ragazzi che vivono in casa famiglia, “esperti di comunità”
Dalle Frecce tricolori al teatro: sono questi i giorni in cui l'Italia riscopre i suoi valori fondanti e li rinnova, con il secondo giuramento del presidente Mattarella. E proprio in questi giorni, domenica 6, va in scena a Roma (ma è anche in streaming), al teatro Mongiovino, “Frizz e Taedious sulle note della Costituzione”: una lezione-concerto che racconta ai bambini e ai ragazzi, ma anche gli adulti, i principi, i diritti e i doveri su cui si fonda la nostra Repubblica. E lo fa dando la parola a quei ragazzi che, forse più degli altri, conoscono e sperimentano ogni giorno il valore della comunità: i ragazzi delle case famiglia, quelli con cui lavora ogni giorno Nicola Maraja, educatore oltre che attore e musicista, che nello spettacolo interpreta Teadius. E' lui a “contendersi” il palco con il professor Frizz – Mauro Fanoni -, esperto costituzionalista, insieme al quale si trova poi costretto, a causa di un malinteso, a condividere la lezione-concerto sulla Costituzione.
Nel testo, ma anche nelle voci del coro, le voci dei ragazzi che vivono nelle case famiglia della Fondazione Protettorato San Giuseppe, a Roma.
“Quando mi è stato chiesto di scrivere uno spettacolo sulla Costituzione, insieme a Mauro Fanoni, ci è venuta l'idea di cercare, in fase di scrittura, un dialogo con i ragazzi che avessero l'età degli spettatori a cui ci saremmo rivolti. Lavorando io ogni giorno in una casa famiglia, sono in contatto con quei ragazzi che, secondo me, sono particolarmente sensibili al concetto di comunità rispetto a chi cresce nella propria famiglia. E così, abbiamo voluto renderli partecipi: una volta buttato giù il copione, abbiamo fatto una prova in casa famiglia, in presenza dei ragazzi, che poi abbiamo coinvolto in un dialogo, raccogliendo le loro impressioni. Loro parlavano a ruota libera e noi prendevamo nota. Io poi ho utilizzato queste suggestioni per scrivere la canzone di chiusura. Una ragazza, in particolare, ha detto una frase che mi ha colpito molto: “Perché tutti siamo uguali: non dico di carattere, non dico di altezze, però siamo uguali: e dobbiamo avere ognuno il proprio spazio”. L'ho inserita nella canzone finale ed è lei stessa a leggerla, mentre le bambine della casa famiglia cantano il ritornello. I ragazzi si sono molto divertiti, hanno dato un bel contributo e ancora canticchiano le canzoni. Mi aspettavo molta più passività, invece sono stati partecipi. I ragazzi in casa famiglia, che in teoria hanno uno svantaggio, mostrano di avere un valore in più da portare: paradossalmente, sono avvantaggiati. È il lavoro dell'educatore: andare a trovare il valore. Ed è anche il lavoro dell'attore e dell'artista: cercare e tirare fuori il bello dove non ci si aspetta di trovarlo. In questo caso, i ragazzi delle case famiglia hanno dato un contributo che altri non avrebbero potuto dare”.
Domenica i ragazzi delle case famiglia della Fondazione assisteranno gratuitamente allo spettacolo.
Chiara Ludovisi