L'estate dei ragazzi “sia momento di riabilitazione. Attenzione a chi non ce la fa”
Pellai, psicoterapeuta: “Ci sono ragazzi che faticano a salire sul treno che riparte, rinchiusi in una zona di sofferenza da cui non riescono a uscire: vanno aiutati a partecipare a iniziative stimolanti e socializzanti. E per la scuola, il prossimo anno, la priorità sia la scoperta del mondo”
“I ragazzi si stanno finalmente rimettendo in marcia: tra eventi sportivi e concerti, si riappropriano del loro tempo e del loro spazio. Ma c'è chi è entrato in una zona di sofferenza e non riesce a uscirne per salire su questo treno. L'estate sia l'occasione per sostenerli e a accompagnarli verso la riconquista della socialità”. Così Alberto Pellai, psicoterapeuta esperto di età evolutiva, attento e a volte preoccupato osservatore del mondo dell'infanzia e dell'adolescenza, ci racconta i ragazzi alle prese con questa nuova estate: a parte chi è impegnato negli esami, le vacanze sono iniziate, portando con sé quel senso di leggerezza e spensieratezza che ne sono gli ingredienti fondamentali, soprattutto dopo oltre due anni di restrizioni e limitazioni dovute alla pandemia. “Le immagini dei ragazzi che tornano a riunirsi e a ritrovarsi sono l'indicatore che le cose stanno riprendendo a funzionare: ciò che era stato tolto o addirittura disimparato, piano piano viene reinserito nelle loro vite. I ragazzi per così dire 'sani' si stanno riprendendo i desideri che avevano messo da parte: l'estate è il tempo di riabilitazione e a me pare che la ripartenza sia pronta. Vedo gli adolescenti che tornano a farsi vedere e sentire, in attività che quest'anno sono meno limitate e confinate, dalle gite alle esplorazioni ai campi estivi. Sono queste le cose che oggi noi adulti dobbiamo rimettere nelle vite dei ragazzi”.
Ma c'è chi fatica: “Ci sono ragazzi che sono entrati in una zona di sofferenza e non riescono, ora, a salire su questo treno che sta partendo: i casi clinici giovani hanno aumentano enormemente la presa in carico da parte dei servizi. Dobbiamo fare i conti con un problema diffuso di ritiro sociale e invito tutti i genitori, nel momento in cui si accorgano che il figlio è, per così dire, troppo 'stanziale' e ritirato, a preoccuparsene e occuparsene. Per molti, sarà sufficiente essere sollecitati, aiutati, e accompagnati fuori casa, verso esperienze stimolanti e socializzanti. Ma c'è anche un'area di sofferenza più grave, caratterizzata spesso da atti di autolesionismo: per questi ragazzi, l'estate è un tempo particolarmente importante. È un momento di riabilitazione: come atleti che si stavano allenando per la vita e sono stati rinchiusi negli spogliatoi e ora si sentono dire che devono ripartire. E' è chiaro che non hanno le stesse competenze di due anni fa, sono fuori allenamento. Ma io penso che la maggior parte di loro ce la farà, con l'aiuto delle famiglie e, nei casi più difficili, dei professionisti e dei servizi”.
L'estate è anche il tempo per reinventare la scuola del prossimo anno: “Dopo averli tanto tenuti fermi, compressi e limitati, la scuola avrà ora il dovere di portarli in giro per il mondo, per scoprire esperienze e tessere nuove relazioni. E' a questo che dovrà dare la priorità, la scuola del prossimo anno: alla scoperta del mondo esterno”. Sarà pronta? “Se riceverà le indicazioni giuste, sarà certamente pronta a recepirle e seguirle. L'importante è non lasciare che sia la scuola a interpretare e decidere, o rientreremo in un vortice di incertezze, ansie e fobie, in cui prevarrà l'autotutela giuridica e burocratica con cui la scuola e ogni istituzione, lasciate da sole, si difendono. La scuola ha chiuso, a giugno, con un senso di grande disorientamento, dovuto al fatto che, mentre si assisteva ad adunate oceaniche fuori, dentro si continuava a stare distanti e indossare la mascherina. Toglierla, almeno durante gli esami, sarà un segno importante: non possiamo permettere che gli studenti siano gli unici portatori di limiti e confini. Questa è anche l'estate del Pnrr e delle progettualità speciali, legate alla scuola aperta d'estate: lo scorso anno non ha portato una ricchezza diffusa di proposte. Speriamo che quest'anno vada meglio”.
Chiara Ludovisi