Itinerari culturali, patrimonio dai tratti cristiani. Mons. Bravi, “in Europa 400mila edifici di culto”
La Santa Sede è il 32° membro dell’Accordo parziale allargato sugli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa. Una "ricchezza" di espressioni artistiche, paesaggi e costruzioni dell'uomo, diffusa in tutto il continente, per un turismo "pensato" e magari fuori dalle solite "rotte". Fra le mete indicate figurano numerosi siti che richiamano le radici cristiane dell'Europa
Con la cerimonia svoltasi ieri, 18 aprile, presso la sede dell’Istituto europeo degli itinerari culturali in Lussemburgo, agenzia tecnica che ha il compito di implementare l’Accordo parziale allargato sugli Itinerari culturali del Consiglio d’Europa (Ape), la Santa Sede è ufficialmente divenuta il 32° membro dell’Accordo. Alla formalizzazione dell’adesione ha partecipato mons. Maurizio Bravi, Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione mondiale del turismo, e che rappresenterà la Santa Sede al Consiglio di direzione dell’Istituto.
Felice coincidenza vuole che quest’adesione avvenga nell’Anno europeo del patrimonio culturale. Si tratta di una concomitanza “significativa”, spiega al Sir mons. Bravi, anche se il processo di adesione ha alle spalle un percorso più lungo.
La Santa Sede ha firmato nel 1962 la convenzione del Consiglio d’Europa sulla cultura, in cui si inserisce l’Accordo parziale nato ufficialmente nel 1987, con la certificazione del primo itinerario, il Cammino di Santiago. “La Santa Sede, invitata più volte a far parte di quest’Accordo, ha deciso nel 2017 di seguire con lo statuto di osservatore i lavori di questo Istituto culturale europeo che ha l’incarico di attuare i programmi dell’Accordo”. Allo scadere dell’anno la Santa Sede ha valutato l’opportunità e ha deciso di aderirvi come Stato membro. Con una lettera del 21 marzo scorso, l’arcivescovo Paul R. Gallagher, Segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede, ha notificato al segretario generale del Consiglio d’Europa l’adesione all’Accordo. Come prassi, il segretario generale del Consiglio d’Europa, Thorbjørn Jagland, ha risposto pochissimi giorni dopo, prendendo atto della decisione.
Mons. Bravi, che nell’anno passato ha partecipato alle attività del Programma offre alcune valutazioni:“Ho notato apprezzamento per la presenza di un rappresentante della Santa Sede da parte dei responsabili degli itinerari culturali riconosciuti e dei rappresentanti degli Stati membri che già hanno aderito all’Accordo”. Del resto la Santa Sede segue da vicino, attraverso i suoi rappresentanti permanenti, la politica che si delinea presso il Consiglio d’Europa, il Parlamento europeo e la Commissione europea, ricorda Bravi.
Quanto a questa specifica iniziativa, è “molto apprezzabile” perché “punta un faro di luce sulla storia e il patrimonio, la tradizione culturale europea, ricca, poliedrica e variegata ma che si fonda su radici che sono comuni e da cui emerge un’identità europea che si vuole mettere in luce e promuovere pur nella diversità delle espressioni culturali, delle epoche vissute”.
Con l’adesione, il coinvolgimento avviene ora “in maniera più diretta”, nella consapevolezza “che nel panorama europeo l’esperienza religiosa e in particolare quella cristiana hanno avuto un ruolo determinante”. Esempio è il fatto che numerosi sono gli itinerari già certificati che hanno un chiaro riferimento religioso proprio a partire dal Cammino di Santiago. Poi, cita mons. Bravi, sono arrivati la Via Francigena, il Cammino di San Martino di Tours, il Cammino di Sant’Olaf, la Transromanica che riguarda le espressioni artistiche del romanico, e in cui la maggior parte degli edifici sono chiese.
“Proprio grazie agli itinerari si vede – prosegue mons. Bravi – come il messaggio cristiano si è inculturato nel continente europeo: pensiamo ai 400mila edifici di culto sparsi in Europa, al patrimonio artistico che è per la maggior parte di carattere sacro, dal canto gregoriano, alle Laudes medievali o alle espressioni artistiche letterarie come la Divina commedia. Come si può capire la Divina commedia senza conoscere il cristianesimo? Questo mostra che le radici dell’Europa sono anche, benché non esclusivamente, cristiane”.